Takahata Isao è stato uno dei più grandi registi del Novecento in Giappone e non solo. Capace di toccare il cuore e l'anima di spettatori di ogni età e in ogni parte del mondo, Takahata ha lasciato un segno indelebile nella storia dell'animazione universale.
Ci ha lasciato nella giornata di ieri, dopo una lunga battaglia con il cancro, tenuta segreta alla stampa, in coerenza con un atteggiamento che è stato tipico del Maestro per tutta la sua vita, il quale non ha mai amato i palcoscenici, preferendo un basso profilo.
Nato nella prefettura di Mie, il 29 ottobre del 1935, Takahata cresce però nella Prefettura di Okayama, in una famiglia che fin da subito gli permette di avvicinarsi al mondo dell'arte. Nel 1959 si laurea alla prestigiosa Todai (Tokyo Daigaku), l'Università di Tokyo, in letteratura francese. È in questo periodo che si avvicina alla poesia di Prévert, e da qui alla collaborazione di quest'ultimo con l'animatore suo connazionale Paul Grimault ne La bergère et le ramoneur, gioiello dell'animazione francese.
È un colpo di fulmine, nonostante l'opera in questione abbia avuto una produzione travagliata, al punto da vedere poi Prévert e Grimault disconoscerne la paternità, ma per Takahata è tuttavia il segnale che attendeva.
L'animazione giapponese era però ancora legata al canone disneyano all'epoca, e Takahata se ne accorge subito, quando inizia a lavorare per la Toei Animation. Qui conosce Miyazaki Hayao, un giovane animatore con cui lega fin da subito. Hayao, come Takahata, infatti, è stato molto influenzato dal realismo dell'animazione russa di Amatanov e Ivanov-Vano, oltre che da Grimault.
I due lasciano il segno alla Toei, e traggono forza anche dall'esempio di un altro Maestro, Tetsuka Osamu, che stava rivoluzionando l'animazione a partire dalle trasmissione televisive, distaccandosi dal modello disneyano, sfruttando però bugdet bassissimi.
Ormai personaggi ingombranti alla Toei, Takahata e Miyazaki si trasferiscono alla A Production, poi Shin-Ei Animation, dove finalmente possono esprimersi con più libertà, seppur non più a livello cinematografico, ma solo sul piccolo schermo. È di questi anni la realizzazione di opere come Panda kopanda (1972), Arupisu no shojo Heidi (1974), successo mondiale, Haha wo tazunete sanzenri (1976), tratta dal racconto Dagli Appennini alle Ande, estratto da Cuore di De Amicis, e Akage no Anne (1979), Anna dai capelli rossi, anch'essa un successo internazionale.
La letteratura per ragazzi è una delle fonti primarie di Takahata, che torna al cinema con Il Violoncellista Goshu, (Sero hiki no Goshu, 1982) dal genio di Miyazawa Kenji. La crescita interiore del protagonista è alla base del racconto e di parte della narrativa nipponica per giovani fanciulli e adulti dell'900, e diventerà un marchio di fabbrica delle opere successive del Maestro e del sodale Miyazaki.
Nel 1984 Takahata decide di investire sul suo collega infatti, e produce Nausicaa della valle del vento, scritto e diretto da Miyazaki. È il capolavoro, e così, con l'aiuto dell'allora responsabile della Tokuma Shoten, che aveva distribuito il film, Tokuma Yasuyoshi, Takahata e Miyazaki fondano lo Studio Ghibli.
Da lì è un'ascesa infinita...
"La sera del 21 settembre io morii"... Si apre così Hotaru no haka, Una tomba per le lucciole, film struggente del 1988, il capolavoro di Takahata, ma anche forse della storia dell'animazione tutta. Opera neorealista, figlia di De Sica e Rossellini, straziante nella sua crudele poesia, Una tomba per le lucciole ha segnato uno spartiacque per l'animazione nipponica e traccia la strada per il seguente capolavoro di Takahata, Omohide Poroporo del 1991. Se in Hotaru no haka protagonista erano i bambini e la loro sofferenza durante la guerra, in Omohide poro poro il tema sembra uscire quasi da una sceneggiatura di Noda e Ozu, in un film dove i ricordi, la vita quotidiana e le scelte personali tracciano un ritratto di un'umanità esemplare, adulta (la protagonista è una trentenne, cosa unica all'epoca nel genere animato!).
Torna poi al folklore nipponico, con il bellissimo Pompoko del 1994, e di nuovo al realismo, ma visto con tanta ironia, nel troppo sottovalutato Hōhokekyo tonari no Yamada-kun (I miei vicini Yamada), del 1999.
Nel 2005 inizia un progetto, che culminerà nel 2013 in Kaguya-hime no monogatari, La storia della principessa splendente, tratto dal Taketori Monogatari. È un film bellissimo, la summa di un'arte che porterà il Maestro anche a ricevere una candidatura agli Academy Awards. Ma è il canto del cigno.
Dopo una lunga battaglia contro un male oscuro, Takahata muore il 5 aprile di quest'anno, lasciandoci in cambio un universo di sogni e poesia che ci accompagnerà tuttavia per sempre e per le future generazioni.
R.I.P.
