Mishima, a Life in Four Chapters
(Mishima, una vita in quattro capitoli)
Titolo originale: Mishima, a Life in Four Chapters
Nazione: USA/Giappone
Anno: 1985
Genere: Drammatico/Biografico
Durata: 122'
Regia: Paul Schrader
Traduzione: Shimamura81
Revisione: ronnydaca
" Ogni artista che aspira al vero, al bene e al bello come realtà ultima della sua ricerca è fatalmente dominato dal desiderio di forzare l'arduo acceso del mondo dei demoni, e questo pensiero, che sia apparente o dissimulato, esita tra la paura e la preghiera."
Kawabata Yasunari
(da una lettera a Mishima Yukio)
" Quando puoi scegliere tra morire e non morire, è meglio morire."
Yamamoto Tsunetomo
Hagakure
Paul Schrader.
Joseph Paul Schrader nasce a Grand Rapids, in Michigan, da Joan Fisher e Charles A. Schrader.
La famiglia di Paul è di credo calvinista, ed è molto, ma molto, religiosa. Paul riceve pertanto un'educazione molto rigida. Il regista racconterà in seguito come, ad ogni atto di disobbedienza, la madre fosse solita punirlo infilando uno spillo nella sua mano e ricordandogli che il dolore che stava provando in quel momento non era nulla se paragonato a quello che avrebbe patito, a causa delle sue malefatte, all'inferno, per l'eternità (sic!).
La cosa più curiosa è che a Paul viene vietato di guardare i film. "Potrebbero corrompere la tua purezza", gli dicono. Schrader vedrà il suo primo film solo a 18 anni...
In seguito si laurea in teologia al Calvin College, e poi decide di cambiare rotta, ottenendo un master in Studi cinematografici alla UCLA Film School, dietro raccomandazione di Pauline Kael1. Grazie a quest'ultima impara il mestiere di critico cinematografico e trova lavoro come tale presso il
Los Angeles Free Press, e poi per la rivista Cinema. Ancora oggi Schrader è considerato uno dei critici contemporanei più influenti. Epocali alcuni dei suoi scritti sul cinema, come "Transcendental Style in Film: Ozu, Bresson, Dreyer"2, in cui traccia un'analisi delle opere di quelli che poi verranno riconosciuti come i suoi maestri spirituali3.
È in questi anni che Schrader decide di non limitarsi a scrivere di cinema, ma di farne egli stesso.
Nel 1976 scrive la sceneggiatura di Obsession di Brian De Palma.
Nello stesso anno Martin Scorsese trasforma in film una delle sue sceneggiature: Taxi Driver6. È un successo epocale, che dà a Schrader la fama meritata, una nomination ai Golden Gglobes ed i finanziamenti per dirigere un film da solo.
Si tratta di Blue Collar7, scritto di nuovo insieme al fratello, nel 1978. Blue Collar racconta di tre impiegati di una fabbrica d'automobili, interpretati da Richard Pryor, Harvey Keitel, e Yaphet Kotto che cercano di sfuggire alla loro routine quotidiana attraverso il furto e il ricatto. Il film passa per lo più inosservato, e verrà ricordato soprattutto per la tensione creatasi sul set tra Keitel e Kotto8.
Neanche Hardcore, del 1979, ottiene molto successo.
Mette pertanto da parte la carriera di regista, e torna a lavorare con Scorsese in Ranging Bull (Toro Scatenato, 1980) e alcuni anni dopo in The Last Temptation of Christ (l'ultima tentazione di Cristo, 1988).
Sempre nel 1980 Schrader torna alla regia, con American Gigolo, che lancia nell'Olimpo degli attori Richard Gere e diventa un successo tale da restare ancora oggi il suo film più noto al grande pubblico. Gira poi un remake di Cat People9, horror del 1942 di Val Lewton, nel 1982, e nel 1985 gira il suo capolavoro, Mishima, a Life in Four Chapters.
Seguono alcune prove di medio livello fino al 1992, quando gira Light Sleepers (Titolo italiano: "Gli spacciatori"), con un grandioso William Defoe nel ruolo di uno spacciatore in cerca della normalità, che ottiene un certo successo, mentre i due film seguenti, Witch Haunt (1994) e Touch (1997) sembrano sottotono.
Il film successivo, sempre del 1997, Affliction, basato su un romanzo di Russel Banks, ottiene al contrario il plauso della critica.
Nel 1999 ritorna a scrivere per Scorsese, con Bringing Out the Dead (Al di là della vita).
È del 2002 Auto Focus, sulla vita e la misteriosa morte dell'attore Bob Crane.
Nel 2003 Schrader viene incaricato di dirigere al posto dello scomparso John Frankenheimer10, il prequel del film The Exorcist11, di William Friedkin. Tuttavia, dopo che il regista aveva oramai ultimato le riprese, la Produzione (Morgan Creek Productions/Warner Bros) rigetta il progetto di Schrader, affidando il compito di realizzarlo ex novo a Renny Harlin. Il film, intitolato poi Exorcist: The Beginning12 viene completato nel 2004.
Schrader non si arrende tuttavia, e nonostante fosse ormai privo di finanziatori decide comunque di completare il film13, che poi uscì per lo più nei Festival con il titolo Exorcist: The Original Prequel, e in poche sale cinematografiche americane, con il titolo Dominion: Prequel to the Exorcist. Il film ebbe un'accoglienza da parte della critica superiore rispetto al film di Harlin, ma in generale i critici non ne esaltarono chissà quale qualità...
Attualmente è al lavoro sul film Xtrme City, previsto in uscita per il 2011.
Mishima, a Life in Four Chapters.
L'interesse di Paul Schrader per il Giappone non deve stupire. Basterebbe pensare al suo interesse per il cinema di Ozu, ma non dimentichiamo che il fratello, Leonard, non solo era vissuto ed aveva studiato in Giappone, ma lì aveva messo anche su famiglia.
Paul non ha mai negato nemmeno un interesse per la letteratura nipponica e soprattutto per uno scrittore, Mishima Yukio (三島 由紀夫). In effetti ben poche tra le vite dei romanzieri nipponici così ben si adattano al cinema, quanto la vita di Mishima, e non tanto perché questo scrittore abbia avuto chissà quale vita avventurosa, ma bensì perché Mishima stesso ha contribuito a far sì che la propria vita diventasse la sua opera d'arte più importante, un'opera che potremmo definire non tanto realistica, quanto piuttosto di fiction.
Effettivamente la vita di Mishima, e le sue azioni, nonostante non possano che definirsi un po' "controverse" esercitano di sicuro non poco fascino, pertanto era scontato che la sua vita diventasse prima o poi un film. In realtà, in tal senso, il rapporto dello scrittore coi media è strano. Sì è, in Giappone, sempre parlato della sua opera, ancora oggi, ma si ha quasi timore a parlare della sua vita. Il Giappone ha messo, anche per volontà della famiglia, una sorta di veto sulle indagini sulla vita dello scrittore, ma naturalmente questo vale per il Giappone, non per il resto del mondo.
Mishima Yukio, cui AsianWorld oggi dedica una breve e tutt'altro che esaustiva analisi con l'articolo: L'angelo in decomposizione - Tributo a Mishima Yukio14, in occasione anche del quarantesimo anniversario della sua morte, avvenuta proprio il 25 novembre del 1970, è il protagonista del capolavoro cinematografico di Paul Schrader: Mishima, a Life in Four Chapters.
Il titolo del film parla chiaro. Paul, assistito nella sceneggiatura dal fratello Leonard, decide di narrare l'ultimo giorno di vita di Mishima, e lo fa attraverso le sue opere, ripartendone la narrazione in quattro capitoli: 1) Beauty (Bellezza); 2) Art (Arte); 3) Action (Azione); 4) Harmony of Pen and Sword (Armonia tra penna e spada) e tre romanzi: Il Padiglione d'oro, La casa di Kyoko e A briglia sciolta, che in realtà sono cinque, visto che buona parte della vita dell'autore nipponico è estrapolata dalle Confessioni di una maschera, mentre sul finale appare anche una citazione tratta da Sole e acciaio15.
No, non avete sbagliato forum. Il film è un film statunitense, ma è parlato in giapponese16. In realtà è una coproduzione. Il film è distribuito dalla Warner Bros, ma è stato prodotto da George Lucas e Francis Ford Coppola insieme alla Toho Company Ltd. [Tōhō Kabushiki-kaisha (東宝株式会社)].
La sceneggiatura dei fratelli Schrader è stata tradotta in giapponese dalla moglie di Leonard, Chieko. Tutto il cast è per lo più asiatico ed il film è girato in Giappone. Il budget stimato è intorno ai $ 5,000,000, ma il film incasserà negli Usa solo $ 500,000.
E non verrà mai distribuito in Giappone.
Poco dopo aver ottenuto l'autorizzazione dalla famiglia dello scrittore per parlare di lui, Schrader è chiamato in giudizio dalla vedova di Mishima, Yoko [Mishima Yoko(三島洋子)], che vuole interrompere la realizzazione del film. Il problema è il "riferimento" all'omosessualità dello scrittore, che Mishima in realtà non ha mai fatto nulla per nascondere, ma che alla famiglia dà fastidio, al punto che già in precedenza era stato vietato a Schrader di usare tra le opere dell'autore nipponico Colori Proibiti, dove il tema dell'omosessualità è molto forte. La realizzazione del film prosegue tuttavia, perché il regista vince la causa proprio grazie al fatto che il lavoro batte bandiera americana, e le leggi americane, in tal senso, danno ragione a Schrader. La conseguenza sarà però una sorta di ostracismo da parte della Toho, che preferisce evitare problemi e non solo non distribuisce il film in Giappone<a class="sdfootnoteanc" name="sdfootnote17anc" href="#sdfootnote17sym">17, ma addirittura disconosce il proprio intervento nella produzione dello stesso.
Ma torniamo al film.
Il capolavoro di Schrader inizia con Mishima che si sveglia, consapevole che questo giorno, 25 novembre 1970, cambierà per sempre la propria vita. Si prepara accuratamente e si avvia all'incontro con quattro dei più fedeli studenti dell'associazione da lui creata, il Tate no kai [(楯の会), Società degli Scudi], e si dirige al palazzo del ministero della difesa. Ha intenzione di sequestrare il ministro e poi di arringare le Forze di Autodifesa giapponesi [Jieitai (自衛隊)]18 a riprendere pienamente il proprio ruolo di esercito militare a difesa dell'Imperatore. Se dovesse fallire, ha pensato a tutto, allora non esiterebbe a darsi la morte col seppuku (切腹)19.
Sappiamo bene com'è andata a finire...
Il Padiglione d'oro è una metafora della sua infanzia (Mishima, giovane affetto da balbuzie e gracile fisicamente), La casa di Kyoko della sua maturità (il body-building e la vita spesa per l'arte), mentre A briglia sciolta rappresenta i suoi ideali (la fedeltà all'imperatore e la "bella morte").
Il passato di Mishima è reso attraverso l'uso del bianco e nero, mentre il presente, cioè il 25 novembre, attraverso l'uso del colore. Importantissimo in tal senso sono i contributi del direttore della fotografia, John Bailey e della designer Ishioka Eiko (石岡 瑛子)20, che ha curato le straordinarie scenografie e i costumi del film. Di grandioso impatto, inoltre, la scelta di utilizzare una determinata tonalità di colore per ognuna delle sezioni ispirate dai romanzi: verde/oro per Il Padiglione d'oro, sfumature aranciate, tra rosa e grigio, per La casa di Kyoko, e vermiglione e nero per A briglia sciolta. A questo grandiosa mise en scène si aggiunge un commento sonoro passato alla storia, opera di uno dei più grandi compositori del nostro secolo, Philip Glass21. Nel 1985, al Festival di Cannes, John Bailey, Ishioka Eiko e Philip Glass hanno vinto la Palma d'oro per il "Miglior contributo artistico", grazie al loro lavoro in Mishima, a Life in Four Chapters.
Straordinari anche gli interpreti del film, tra tutti l'eccellente Ogata Ken (緒形拳)22, qui in quella che secondo alcuni è la più grande interpretazione della sua carriera, che interpreta lo scrittore con grande forza e dignità.
Come nota George Kouvaros, nella sua autobiografia dedicata a Schrader, il film "consente al regista di cogliere qualcosa di essenziale per la vita di Mishima: non solo la distanza tra l'arte e ciò che più gli si avvicina, ma anche il desiderio di superare tale distanza attraverso un atto di auto-creazione. Invece di limitarsi a raccontare la storia della vita di Mishima, il film di Schrader assume una forma che cerca si racchiuderne in sé tutte contraddizioni. La relazione tra il film e il suo soggetto non è solo imitativa, ma anche performativa: essa è determinata da uno scambio esplicito tra il corpo del film e il corpo che cerca di rappresentare"23.
Dopo averci mostrato gli attimi finali di Mishima, la regia torna su tutti i suoi compagni di viaggio ed al sole, all'oceano, incorniciati dal crescendo delle straordinarie note di Glass, ma soprattutto, torna alla poesia di Mishima: "Nel preciso istante in cui il pugnale gli squarciò il ventre dietro le sue palpebre il disco solare si levò immenso e radioso sull'orizzonte."
Schrader realizza un film sulla bellezza e sulla morte, sul corpo e sullo spirito, sulle contraddizioni umane e le sue ambizioni, sulla ricerca di una dimensione assoluta che vada oltre la caducità degli esseri umani. Un film sull'arte, dove l'immagine sfugge ogni sorta di staticità, dove la scoperta della propria identità è legata al coraggio, all'eroismo, al rispetto per le leggi immutabili della tradizione. C'è questo nell'accecante fascino dell'opera diretta da Paul Schrader, c'è questo e molto più nei sentieri percorsi da Mishima Yukio, letterato che ha cercato e trovato l'immortalità attraverso una vita consacrata all'arte e vissuta sempre sopra le righe, avvolta nel mistero imperscrutabile dei suoi tragici personaggi e delle sue infinite maschere.
Personalmente ritengo Mishima, a Life in Four Chapters il più bel Biopic di tutti i tempi.
Spero possiate apprezzarlo.
Due parole prima di chiudere.
Volevo ringraziare l'amico ronnydaca, per il suo "terzo occhio".
Grazie, amico mio.
Un ringraziamento anche a tutti gli amministratori e i moderatori di AsianWorld, che hanno permesso il realizzarsi del progetto L'angelo in decomposizione - Tributo a Mishima Yukio. Già li ho ringraziati in quella sede, è vero, ma non è mai abbastanza.
See ya' soon!
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Note.
1 Pauline Kael (19 giugno 1919 3 settembre 2001) è stata una tra i più grandi critici cinematografici della storia, reinventando totalmente lo stile e la forma del genere. Ha lavorato per il New Yorker.
2 Paul Schrader, Il trascendente nel cinema, edito da Donzelli nell'aprile 2010. La prima edizione americana dell'opera è del 1972.
3 Numerosi in effetti i riferimenti nel corso della carriera di Schrader, all'opera di Bresson, e più volte dichiarata la passione per Ozu. Basti pensare che il regista americano volle Ryu Chishu (笠智衆) in un cameo per Mishima, a Life in Four Chapters, anche se poi fu costretto a tagliare la scena nella versione originale del film. In questa edizione, restaurata, invece, la scena con Ryu è stata appositamente ripristinata.
4 Il film, noto in Italia col titolo Yakuza, era interpretato da Robert Mitchum e Takakura Ken (高倉健) e nasce, in effetti, da un racconto di Leonard Schrader.
5 Leonard Schrader (30 novembre 1943 - 2 novembre 2006). Vissuto a lungo in Giappone, dove conobbe e sposò Chieko nel 1977, fu spesso invischiato con la Yakuza, al punto da ritrovarsi talvolta in non pochi guai. In realtà Leonard ne era più che altro affascinato, ed infatti, in seguito, ne divenne anche un eminente studioso. Oltre alle collaborazioni con il fratello Paul, Leonard ha scritto la sceneggiatura del film del 1985 di Hector Babenco "O Beijo da mulher aranha" (Il bacio della donna ragno), che gli fruttò una nomination ai premi Oscar per la miglior sceneggiatura. Protagonista del film un magnifico William Hurt, che invece, l'Oscar lo portò a casa. Anni prima Leonard, approfittando anche della sua buona conoscenza della lingua nipponica, scrisse la sceneggiatura per Taiyō o Nusunda Otoko [ (太陽を盗んだ男) The Man Who Stoled the Sun ], del 1979, diretto da Hasegawa Kazuhiko (長谷川和彦). Il film fu un grande successo in patria.
6 Candidato a quattro premi Oscar, il film non ne portò neanche uno a casa, ma trionfò in Europa, prima a Cannes, dove vinse la Palma d'oro, poi ai BAFTA Awards.
7Tuta blu, in Italia, dove il film non è stato mai distribuito nei cinema.
8 Si racconta che Kotto abbia addirittura spaccato una sedia sulla schiena di Keitel...
9 Con Nastassja Kinski, in Italia è Il bacio della pantera.
10 Originariamente incaricato del progetto, il regista di Birdman of Alcatraz (L'uomo di Alcatraz, 1962) e di Ronin (1998) è morto nel 2002 a causa di un ictus conseguente a complicazioni post-operatorie.
11 L'Esorcista, leggendario film horror del 1973 che non abbisogna di presentazioni.
12 In Italia: "L'esorcista: la genesi".
13 Paul Schrader dovette chiedere ad Angelo Badalamenti e ai Dog Fashion Disco, che si occuparono della colonna sonora del film, di accontentarsi di pochi spiccioli. Entrambi, infatti, lavorarono quasi gratuitamente.
14 Cui si rinvia per un'analisi della vita dello scrittore, non fondamentale, ma comunque utile per capire il film di Schrader.
15 Per un'analisi molto breve delle opere citate nel film, si rinvia a L'angelo in decomposizione - Tributo a Mishima Yukio, in www.asianworld.it.
16 In realtà è necessaria una precisazione sul punto. Il passato dello scrittore viene raccontato attraverso una voce fuori campo, che nell'edizione internazionale è quella di Ogata, ma nell'edizione americana è invece proprio quella di Schrader.
17 Anni dopo tuttavia il film andrà in onda in TV, menomato delle scene incriminate...
18 La storia del Jieitai è stata brevemente ricordata in L'angelo in decomposizione - Tributo a Mishima Yukio, in www.asianworld.it.
19 Anche per una breve analisi del rituale del seppuku, si rinvia a L'angelo in decomposizione - Tributo a Mishima Yukio, in www.asianworld.it.
20 Ishioka Eiko in seguito collaborerà anche al Dracula di Coppola, che le sarebbe valso un Oscar.
21 Philip Glass è nato il 31 gennaio del 1937. Autore di soundtrack di film come The Truman Show (1999), Kundun (1998), The Hours (2003), è riconosciuto essere uno dei più influenti musicisti del secolo. L'attività principale di Glass non è legata al mondo del cinema, bensì a quello della musica classica. Autore di lavori complessi, spesso è stato definito un maestro del "minimalismo", ma in realtà la sua musica, ben lungi dall'essere minimalista, si caratterizza per essere fondata su strutture armoniche ripetute, come ben si può evincere anche dal soundtrackMishima, a Life in Four Chapters. Oltre a consigliarvi l'ascolto dell'OST del film, mi permetto di consigliarvi anche l'ascolto di uno dei lavori più "abbordabili" di Glass, il magnifico Glassworks, del 1982.
22 Ogata Ken nasce il 20 luglio del 1937, a Tokyo. Attore feticcio di Imamura Shoh per ei (今村 昌平) ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema giapponese. Muore il 5 ottobre del 2008, all'età di 71 anni.
23 George Kouvaros, Paul Schrader, University of Illinois Press, 2008. Il testo integrale recita: "[...] allows him to capture something central to Mishima's life: not only the distance between art and the thing it approximates, but also the desire to overcome the distance through an act of self-creation. Instead of simply telling the story of Mishima's life, Schrader's film approximates a form that embodies its contradictions. The relationship between the film and its subject is not simply imitative but also performative: it is defined by an explicit exchange between the body of the film and the body it seeks to represent."