The Cost of Living
Regia: Lloyd Newson
Basato sullo spettacolo teatrale the cost of living di Lloyd Newson
Performers: Jose Maria Alves, Gabriel Castillo, Robin Dingemans, Tom Hodgson, Eddie Kay,
Tanja Liedtke, Eddie Nixon, Kareena Oates, Rowan Thorpe, David Toole, Vivien Wood
Voice over: John Avery
Musica Originale: Nick Hooper, Paul Charlier, Jonathan Cooper
Montaggio: Stuart Briggs
Fotografia: Cameron Barnett
35 mins © DV8 Films Ltd 2004
Prodotto da Channel 4 Television, UK
The cost of living sinterroga sul costo della vita e sul costo del vivere, sugli ideali e sullipocrisia, sul comune senso del pregiudizio che circonda e corrode la vita personale di ogni uomo.
Il lavoro di Lloyd Newson e del DV8 Physical Theatre non critica soltanto la società, ma si propone di cambiarla, in un certo senso. In The cost of living il corpo diventa uno strumento per raccontare storie, quotidiane ma non comuni, di persone costrette ad affrontare il proprio allontanamento dal mondo: lo sguardo affonda dentro figure autentiche e fragili, scacciate ai margini per le loro differenze.
Come sempre nei suoi lavori, Newson lascia che emergano le verità più crudemente quotidiane, ovvero le normali e giornaliere costrizioni: ciò che siamo e quello che ci impongono di essere, pena lesilio dal mondo. Lo spettacolo si trasforma così in un elogio dellimperfezione, reale ed unico squarcio fra le omologazioni del mondo quotidiano, quelle che locchio dellabitudine rende ormai impercettibili. Cè una verità fisica nel movimento, necessaria e provocatoria perché capace di destare, e Newson la cerca nellumanità di chi non è più in grado di nascondere le proprie debolezze e di coloro che si ribellano al conformismo, e, come già era avvenuto in Enter Achilles, straordinario racconto sulla sessualità, non cè posto qui per la facile comprensione o per il sentimento qualunquista.
Lloyd Newson fonda il DV8 (acronimo per Dance and Video 8 ma che gioca con l'assonante "deviate") nel 1986 a Londra ed è stato il primo in patria a ribattezzare il proprio lavoro "teatro fisico". Compiendo uno sforzo molto complesso sui danzatori, teso a creare una relazione indissolubile fra movimento e significato, Newson li incoraggia a ricercare modi di muoversi personali ed unici, il loro "vocabolario del movimento". Questultimo, infatti, per il coreografo, va articolato in un sistema espressivo massimamente integrato e ricco: «Cerchiamo un movimento che esprima il significato o l'idea che noi presentiamo istante per istante; se il movimento non riesce in questo compito, noi impieghiamo parole e canzoni per sostenerlo». Newson ha abbandonato la danza tradizionale poiché la considera mancante di specificità, di problematicità e di rigore al di là della tecnica. Il suo rifiuto dell'astrazione, l'approfondimento sul significato del movimento e l'articolata adesione alle più attuali problematiche sociali hanno radicalmente rovesciato i principi estetici e formali sui quali è fondata gran parte della danza moderna attuale. Il DV8 Physical Theatre lavora quindi sul rischio, esteticamente e filosoficamente, sull'abbattimento delle barriere fra danza, teatro e individuo e, soprattutto, sulla comunicazione di idee e sentimenti in modo chiaro e senza pretese.
Recensione tratta da http://www.facebook...._id=87484654262
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Sottotitoli originali non ne esistevano quindi la gran parte l'ho tradotta ad orecchio, aiutandomi con una traduzione spagnola.
L'accento scozzese del protagonista, per quanto delizioso, non ha facilitato il compito... spero di non aver fatto troppe cavolate.
Messaggio modificato da creep il 31 December 2010 - 03:55 PM