Inviato 24 March 2015 - 09:22 PM
Ho visto prima questo, poi il film di Miyazaki.
Nella versione live, il riferimento alla forza del cuore mi sembra molto più esplicito che nell'anime (il che può far storcere il naso), c'è un passaggio che trovo commovente sebbene magari fine a se stesso: Tonbo non è così amico di Kiki come nella versione animata, e le chiede di fare una consegna, - ingannandola, perchè la consegna è solo una scusa per vederla volare - chiedendole poi con insistenza dove stia il trucco. Arriva perfino a buttarla a terra con una spinta, e devo dire che la giovane attrice Fûka Koshiba mi convince quando si rialza, esterefatta di tale gesto, e dichiara, fissando Tonbo, senza paura di mostrare la sua fragilità, "forse è meglio se me ne vado". Veramente questa scena mostra il candore perfetto della piccola strega, non rancorosa, ma stupefatta di essere stata buttata a terra, e rimpiango che entrambe le versioni non si mantengano su questi registri a me più congeniali. In quegli occhi che guardano Tonbo increduli, spettatori per la prima volta della durezza del mondo, scorgo la vera statura di Kiki, perchè non risponde all'azione violenta dell'"avversario", e non cambia il suo atteggiamento verso il mondo. Continua a credere nelle sue idee, all'insegnamento della madre ("ricorda di non abbandonare mai il sorriso, qualsiasi cosa accada"): sembra un personaggio compassionevole senza saperlo, non risponde all'atto di violenza (piccolo piccolo, ma significativo). È un momento definitivo nella vita, specie in un anno di noviziato. Così descrive un momento importante della sua vita Castaneda, quando riesce a ricordarsi del "bambino col naso a patata":
Mi seguiva sempre e manteneva perfino il segreto sul fatto che ero io il responsabile di qualche marachella ai danni del preside. Eppure continuavo a fargli i dispetti. Un giorno feci cadere apposta una pesante lavagna che lo colpì; il banco a cui sedeva attutì l'urto, ma il colpo fu così forte che gli ruppe la clavicola; cadde a terra, io lo aiutai ad alzarsi e vidi nei suoi occhi il dolore e la paura mentre mi guardava e si afferrava a me. Vederlo soffrire con un braccio storpiato, fu per me un colpo maggiore di quanto potessi tollerare. Per anni avevo combattuto aspramente contro i miei cugini, e avevo vinto; avevo sconfitto i miei nemici; mi ero sentito buono e potente fino al momento in cui la vista del bambino col naso a patata che piangeva aveva demolito le mie vittorie. Abbandonai immediatamente la battaglia.
È stata questa scena che mi ha fatto, se non amare, perlomeno voler un po' di bene a questo film.
Poi l'attrice la trovo perfetta, capace di mantenere un'aura di ingenuità nonostante sia molto bella.
Come gusto personale, direi che la prima metà del film si mantenga su ottimi livelli per il suo genere, mentre nella seconda mi pare ci sia qualche caduta nel sentimentalistico. Soprattutto, non mi piace la canzone che accompagna e restituisce la forza d'animo a Kiki, ed è un elemento troppo importante nell'economia del film per poter soprassedere sulla sua qualità. Capisco che i gusti dei ragazzini possano essere questi, che la gente impazzisca per delle canzoni alla Whitney Houston, ma concedere troppo al gusto del pubblico lo trovo imperdonabile.
Comunque, riassumendo, il buono mi pare maggiore del cattivo, ed il film, sebbene soprattutto per merito della giovane attrice, mi ha piuttosto divertito.
Grazie per i sottotitoli!
"Come puoi vedere, sono una nullità. Nient'altro che una vagabonda senza casa."