Caterpillar
Titolo : Caterpillar
Titolo Originale: Kyatapirâ
Regia: Kôji Wakamatsu
Interpreti : Arata, Go Jibiki, Shinobu Terajima, Keigo Kasuya, Shima Onishi, Daisuke Ijima.
Produzione: Giappone, 2010
Genere: Drammatico/Grottesco/Guerra
Durata: 87'
imdb: 7.1/10 (179 voti) http://www.imdb.com/title/tt1508290/
Versione compatibile: AXiNE
Traduzione: battleroyale
Da un racconto di Edogawa Ranpo. Giappone, Seconda guerra mondiale. Il luogotenente Kurokawa torna a casa come eroe di guerra, privato degli arti durante un combattimento in Manciuria, viene elogiato dall'intero paese e viene riconosciuto in tutta la nazione. La moglie Shigeko, bella ed educata, soffoca la sua disperazione tentando in ogni modo di aiutarlo. Ma Kurokawa è davvero un eroe di guerra? E Shigeko ama davvero il marito o lo aiuta solo "per il bene dell'impero"? E se tutti mentissero? Ma d'altronde, si sa, vale molto di più l'onore che la vita di un soldato.
Eccolo qua, uno dei film giapponesi più attesi dell'anno. Eccolo qua, con il suo premio al festival di Berlino per la straordinaria interpretazione di una magnifica e impressionante Shinobu Terajima. "Caterpillar" è il nuovo, grande, capolavoro di Wakamatsu. L'orrore della guerra, solo di facciata "onorevole e grande", nasconde i suoi semi del male (le agghiaccianti scene di stupro che si mischiano alla violenza del fuoco) e all'impossibilità di poterne dimenticare la violenza (il rapporto di coppia, già messo a dura prova che si sfalda).
Wakamatsu torna più grande di prima, confezionando inaspettatamente uno dei suoi più grandi film, dove denuncia con forza e coraggio l'inutilità e persino la stupidità (incarnato dallo "scemo del villaggio", portatore di un sottile e sarcastico umorismo) della guerra.
Dietro la facciata della bellezza, dell'onore e del coraggio si insinua l'ipocrisia di due derelitti: l'uomo, forte e coraggioso che rinuncia ai suoi arti e mette a repentaglio la sua vita per l'Impero, è solo un verme (un bruco, citando il titolo) che ha commesso degli atroci crimini rimasti, inesorabilmente, incoffessati e la donna, grande esempio della "perfetta moglie di un eroe di guerra", che nasconde la debolezza e il collasso nervoso, soffocando un aspro e violento sentimento di vendetta.
Il film parte quasi pacato, alternando alcune inquietantissime scene erotiche, filmate spesso da lontano, senza indugiare sui particolari sensuali dell'amplesso (come invece avviene spesso nel cinema di Wakamatsu) e momenti di intimità di coppia e orgoglio, prima di esplodere in una straordinaria mezz'ora finale, dove non ci si può più raccontare bugie e dove tutto precipita.
Straordinario il finale. Il lago silenzioso, il grido che annuncia il crollo di ogni onore: "La guerra è finita! La guerra è finita!". Nonostante si abbia perso, si è felici di essere finalmente tornati alla normalità.
Un capolavoro tutto da vivere e, a volte, persino subire, come un revolver puntato alla tempia, che alterna vivacemente fiction e documentario, neorealismo e surrealismo, confermando la fama e la bravura di uno dei massimi registi contemporanei, non solo giapponesi. Da non perdere.


Tratto da un racconto dell'Edgar Allan Poe nipponico, Edogawa Rampo, Caterpillar è un film spietato ed impietoso, a più livelli, gestito in maniera ambivalente da uno dei più noti autori giapponesi "contro", Koji Wakamatsu.
1940: dopo essere stato impegnato nella seconda guerra sino-giapponese, un uomo torna a casa orribilmente mutilato: amputato di tutti e quattro gli arti, il volto parzialmente sfigurato da un'ustione, sordo e praticamente muto. Di lui - onorato con medaglie al valore, acclamato dai giornali come "il dio vivente della guerra" simbolo dello spirito patriottico nipponico, in realtà stupratore di vittime innocenti - si dovrà occupare in tutto e per tutto la moglie: dall’alimentazione alla pulizia, soddisfazione degli istinti sessuali compresi.
Koji Wakamatsu non è mai stato un regista accomodante, per le storie che sceglie e i modi con i quali le racconta: ma con Caterpillar si spinge forse oltre quanto abbia fatto finora, con un film che non teme (né, al contrario, si compiace gratuitamente) di essere apertamente disturbante, scomodo, freddamente accusatorio.
Due sono i fronti sui quali lavora il giapponese: da un lato la denuncia violenta, politica e senza compromessi di strutture di potere e di pensiero che erano e in gran parte sono fondanti della sua cultura nazionale (la parossistica retorica patriottica, l’ossessione per il senso del dovere e delle responsabilità sociali, il ruolo e il senso dell’Esercito e della stessa struttura dell’Impero); dall’altro, con non poche connessioni, lavora sulla psicologia di una donna costretta ad una vera e propria forma di schiavitù fisica e psicologica nei confronti di quel marito che comunque tanto crudele e violento era stato con lei prima di partire per la guerra.
Due fronti che si amalgamano ma che non raggiungono mai una perfetta e funzionale coincidenza, limitandosi a condividere il tappeto comune del discorso di disvelamento e contestazione di ipocrisie fondanti la cultura nazionale e alternandosi costantemente rischiando di sottrarsi attenzione ed efficacia a vicenda.
Se il discorso più prettamente politico di Caterpillar è lucido e preciso, ma quasi sfacciato nel reiterato ritorno alle immagini simbolo delle medaglie, dei giornali, dell’ostentazione in divisa del torso umano tornato dalla guerra e dagli incubi relativi ai suoi misfatti che non riescono più ad essere cancellati o consolati dalle onorificenze o dalla venerazione che gli vengono tributati, è nel rapporto tra l’uomo e la moglie, e soprattutto nel personaggio della donna che il film di Wakamatsu meglio esprime – ma al tempo stesso spreca – le sue migliori potenzialità.
Un legame malato e perverso, fin dal al rifiuto terrorizzato dell’inizio, alla successiva accettazione, alla montante rabbia che scatena un perverso gioco di crudeltà psicologiche reciproche. Anche in questo caso, però, l’ossessiva ripetizione di situazioni e sentimenti, pur funzionale all’idea di fondo del film, rischia di anestetizzare lo spettatore invece di allucinarlo maggiormente, e la costante interruzione ed alternanza con i ragionamenti pubblici del film finisce col penalizzare questa ricognizione privata.
Caterpillar è di certo un film dalle affermazioni violente e provocatorie, ma la fredda ansia di denuncia di Wakamatsu sembra aver a volte mortificato un mondo di sfumature che avrebbero reso l’opera più profonda e complessa.
BUONA VISIONE
ATTENZIONE
Questo titolo è ora reperibile nei migliori negozi e store-on line.
Asian World si prefigge la promozione e la diffusione della cultura cinematografica asiatica.
Per questo motivo i sottotitoli relativi a questo film sono stati ritirati.
Supporta anche tu il cinema asiatico, acquistando questa pellicola in dvd.
Cofanetto Wakamatsu
Messaggio modificato da battleroyale il 25 October 2014 - 06:44 PM