Er shi si cheng ji
( 二十四城记)
Cina, 2008
Regia: Jia Zhang-Ke
Sceneggiatura: Jia Zhang-Ke, Zhai Yongming
Fotografia: Yu Lik-wai, Yu Wang
Cast: Zhao Tao, Joan Chen, Lu Liping, Chen Jianbin, He Xibun
Genere: Drammatico, Documentario
Durata: 107'
Uomini e donne della classe operaia si raccontano in occasione della demolizione di una fabbrica statale. Jia Zhang-Ke scolpisce sullo schermo una docu-fiction che immortala le contraddizioni della Cina e l’impatto delle sue trasformazioni sugli individui


Trama. Siamo a Chengdu, nel sud-ovest della Cina. Le autorità politiche vogliono che la vecchia fabbrica statale 420, specializzata per lo più nella produzione e nella riparazione di macchinari dell’aeronautica militare cinese, venga demolita per far posto ad un moderno centro residenziale di lusso, chiamato 24 City. Operai, dirigenti, semplici impiegati e giovani yuppie, appartenenti a tre generazioni diverse, confessano gioie e dolori legati al ricordo del lavoro nello stabilimento industriale. I loro racconti portano a galla esperienze di vita che testimoniano quasi mezzo secolo di storia cinese sotto l’influsso del comunismo: i resti di quel passato rischiano di scomparire come gli edifici della fabbrica.


Commento. Jia Zhang-Ke, Leone d’oro con Still Life alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2006, si fa ancora una volta testimone del disfacimento materiale del suo Paese, la Cina di Hu Jintao che sembra aver sacrificato la coesione del suo tessuto sociale sull'altare della rincorsa alla modernità.
In 24 City il regista nato a Fenyang mette in parallelo le due armi micidiali del suo cinema, il documentario e la fiction, portando ad estremo compimento quella che potremmo definire la cristallizzazione di un percorso autoriale in cui la simbiosi tra finzione e realtà ha partorito dolenti e magistrali parabole contro la rimozione del presente in una nazione in perenne mutamento che non riesce a guardarsi alle spalle.
Mescolando interviste vere ad otto dipendenti della fabbrica 420 e monologhi finti narrati da un trittico di donne (le interpreti Zhao Tao, Joan Chen e Lu Liping) che hanno intrecciato la loro vita con le vicende della fabbrica, Jia fotografa così una istantanea della società cinese in forma di docu-fiction. L’intento è chiaro: far rivivere, attraverso le parole delle persone chiamate a parlare davanti la macchina da presa, storie sintomatiche del recente passato e del presente dell’ex Impero Celeste che rischiano l'oblio. Il linguaggio di Jia ha una concretezza, nella sua semplicità, che dà immediato risalto agli spazi ed alle figure, con una sfilata di luoghi e volti che ci fa toccare con mano i segni dello spaesamento del singolo di fronte all’inesorabilità del tramonto di un'epoca.
In quanto quadro di una drammatica realtà in mutazione, il film ha indubbi meriti: primo tra tutti quello di sollecitare il risveglio della coscienza individuale spostandone l'attenzione verso una narrazione centrata sul quotidiano che rivela una straordinaria ricchezza espressiva nel disegno dei personaggi e dei loro ambienti.
24 City è insomma l’ennesimo festival di umanità di Jia. Denso, semplice, solenne.
Traduzione a cura di Elisabetta Cova nell'ambito della retrospettiva dedicata a Jia Zhang-Ke dalla Cineteca di Bologna.
Revisione, timing e controllo qualità di fabiojappo.
Altri lavori di Jia Zhang-Ke presenti nell'archivio di AsianWorld.it:
- Xiao Wu, Artisan Pickpocket (1997)
- Platform (2000)
- Unknown Pleasures (2002)
- The World (2004)
- Cry Me a River (2008)
Versione: 1,36

Versione: 696 (fragment)

Un ringraziamento di cuore al buon fabiojappo che ha pazientemente dato vita alla creazione del file dei sottotitoli. Buona visione!
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Messaggio modificato da fabiojappo il 28 September 2012 - 09:45 AM