Shitô No Densetsu (lit. "Leggenda di un combattimento mortale", Kinoshita K., 1963)
Conosciuto nell'ovest più come "A Legend or Was It?". Avete mai visto Kaga Mariko e Iwashita Shima imbracciare un fucile? No?? Be', ovviamente non siete a conoscenza di questo film! Un film piuttosto insolito, che inizia e si chiude a colori e si svolge in b/n, un "Kinoshita goes West"; con un tema musicale morriconiano (abbastanza fastidioso in alcuni punti), e un modo di fare fordiano, a tratti sembra più un omaggio al western. Ma c'è anche un po' di Shimizu nel modo di girare gli spazi e le strade - chi conosce bene Shimizu, ricorda sicuramente il modo unico in cui filmava la strada e la faceva apparire vastissima. Pur con ovvi limiti, comunque, resta un buon film non tanto sulla Guerra Mondiale, ma sui conflitti intestini delle comunità, il razzismo sotterraneo e gli istinti dell'essere umano in generale. Curiosamente condivide diverse similitudini con lo
Shiiku di Ooshima, che mi è capitato di vedere solo qualche giorno dopo. La copia HD che ho è fantastica.
6,5-7
Shiiku (lit. "L'addomesticamento", Ooshima N. 1961)
Appunto, come dicevo. Questo è noto invece, sempre incorrettamente (...), come "The Catch". Forse il più raro a trovarsi tra i suoi film, questo Nagisa degli esordi ha un modello simile a
Il cimitero del sole, ovvero una piccola comunità ben assortita. Ma qui siamo in un villaggio in tempo di guerra, alla fine del Secondo conflitto mondiale. La comunità fa prigioniero (ecco da dove "The Catch"), un soldato americano di colore (che viene additato sempre come "negro" dagli abitanti, NdC). Devono tenerlo in vita per farlo giudicare dalla prefettura che però si fa attendere. Il soldato diviene (s)oggetto di burle più o meno grottesche, ma soprattutto oggetto scatenante di tensioni tra gli abitanti.
Visione faticosa, e purtroppo l'unica fonte disponibile al momento (mediocre parecchio) non ha aiutato
nel mentre. Ciò nonostante, è un film talmente geniale che è impossibile non farne a meno. Si vede come, pian piano, il nero in realtà sia un oggetto inoffensivo e come tutte le tensioni che sembrano derivanti da esso siano tutte contenute nell'instabilità dell'"uomo giapponese", nella sua precarietà a causa del conflitto che non arriva mai a termine, dell'incredulità davanti ad una eventuale resa, Ma è in fondo anche un "trattato" sull'essere umano in sé posto in una situazione critica. Si arriva all'azzanarsi reciprocamente e all'omertà più agghiacciante. Più ci penso, più è un capolavoro. Qualche difetto nella messa in scena, con qualche scena prolissa, ma sono sicuro alcuni siano stati più limiti dovuti alla qualità della visione. In un mondo migliore, questo film sarebbe disponibile in Blu-ray in tutto il mondo. Altrettanto, Mikuni Rentarô, che con un cenno della testa creava una scena, sarebbe noto come "miglior attore asiatico di sempre", mentre c'è sempre e solo Kurosawa e Ozu, e sempre e solo Mifune e Ryû Chishû (che se le sognavano certe cose). Da notare nelle collaborazioni alla sceneggiatura il nome di Tômatsu Shômei (creditato erroneamente come Teruaki Tomatsu talvolta, in rete), che è stato uno dei più importanti fotografi giapponesi, specialmente in tempo di guerra. A giudicare dai titoli di testa, venne girato tutto nel villaggio di Minamiaiki, Nagano. In effetti vedendo certe foto, si riconosce il panorama. Poster originale che
t'acchiappa!
8-8,5
Watakushitachi No Kekkon ("Our Marriage", Shinoda M. 1961)
I primi Shinoda sono, oltre che pressoché sconosciuti, spesso derivativi e confusi, ma questo rappresenta un eccezione, tranquillamente il migliore dei primi. Brevissimo (67') eppure così dritto al punto, non c'è un'inquadratura sprecata. Alcuni movimenti di macchina bellissimi e "invisibili" (quello a quasi 180°, nel bar, che passa in silenzio dietro i protagonisti, come anche alcuni all'esterno) e tematiche che richiamano decisamente Ozu e Naruse nello scontro tra genitori e figli, ma ha una poetica sua nel trattare l'incertezza della gioventù in vista del futuro, in una società (anche la nostra, eh
) ancora divisa tra matrimonio di convenienza ed "esiti individuali". L'ho trovato veramente attualissimo proprio nel modo di trattare tutto quanto. Fotografia
top di uno dei maestri, Kosugi,e interpreti eccellenti.
8,5
Aozora musume (lit. "La ragazza del cielo azzurro", Masumura Y. 1957)
Secondo film di Masumura, uscito a soli tre mesi di distanza dal bell'esordio neorealista
Kisses. Una ragazza di periferia scopre che la sua vera madre non è quella che già conosce, e che si trova a a Tôkyô. Sfruttando l'occasione per trovare un impiego, cercherà di avvicinarsi a lei. Commediola con pochissime ambizioni, che ha parecchi difetti sia nella regia un po' artigianale sia nel copione a tratti difficilmente credibile, onestamente...
4,5-5
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