THE ELEPHANT AND THE SEA
Versione 0,97
Regia: Woo Ming Jin
Sceneggiatura: Woo Ming Jin
Nazione: Malesia
Anno: 2007
Cast: Berg Lee, Chung Kok Keong, Ng Meng Hui, Cheong Wai Loon, Tan Chui Mui, Beatle Yap
Recensione di Nosferatu
Un isolato e sonnolento villaggio di pescatori della Malesia viene colpito da una misteriosa epidemia arrivata dal mare, che non solo attacca il principale mezzo di sostentamento locale (il pesce), ma sembra insinuarsi sottilmente nelle pieghe più nascoste dell'animo umano mettendone a nudo tutta la fragilità, enfatizzando un disagio sociale già presente, concretizzando la necessità di trovare negli altri quel calore umano che la natura o gli oggetti non possono darci, ma di cui abbiamo un disperato bisogno per sopravvivere.
Yun Ding è un giovane sfaccendato che passa le sue giornate in compagnia dell'amico Long Chai piazzando oggetti appuntiti per la strada e offrendo le proprie prestazioni agli ignari passanti che si ritrovano improvvisamente con le ruote forate. Ah Ngau è un uomo di mezza età, pescatore che passa intere giornate in mare aperto e che da esso riceve il necessario per sostenere se stesso e la propria moglie. Entrambi vengono colpiti duramente da questa misteriosa epidemia, della quale non ci è dato sapere praticamente nulla (poiché non è certo questo l'obbiettivo che il film si prepone), quando l'amico di uno e la moglie dell'altro muoiono improvvisamente. Il dolore, il peso dell'assenza, iniziano così a manifestarsi, non con le stereotipate e banali rappresentazioni del lutto alle quali certo cinema ci ha abituati, ma con un tormento interiore che le parole non possono descrivere, con un ristagno, una sorta di galleggiamento esistenziale, un torpore ben rappresentato dalle immagini e dai silenzi più che dalle parole, un decadente e degradante, se vogliamo, tentativo di dare un significato alle proprie azioni. E così Yun Ding prova a cercarsi un lavoro e si dimostra disposto a tutto, anche a "vendere" il corpo della sorella dell'amico defunto (che di lui è innamorata) per mantenerlo, mentre Ah Ngau crede di aver ritrovato nella carnalità del sesso gli stimoli necessari per tornare a vivere ma si rende presto e impietosamente conto che il suo è soltanto un palliativo sotto al quale si nasconde la necessità di affetto resa evidente dal suo attaccamento per una ragazza squillo.
Due uomini, due storie di solitudine e di lutto, che non si incrociano mai, ma che condividono lo stesso dolore fra il cielo e il mare della Malesia. Il mare, appunto, elemento primordiale che è datore di vita e di morte è il terzo protagonista di questo bel film di Woo Ming Jin del 2007. è in questa dicotomia che rappresenta la continua lotta fra uomo e natura, fra il desiderio di lasciarsi soccombere, di sprofondare (come del resto sembrano voler fare i due protagonisti ad un certo punto del racconto) e la necessità di riemergere ed affrontare il mal vivere cercando di dare un peso alla propria quotidianità che The Elephant and the Sea trova il suo senso più profondo di appagamento. Ed è grazie sopratutto all'uso intelligente della fotografia paesaggistica che contrappone in continuazione elementi disturbanti tanto nella forma quanto nel contenuto a immagini di una natura bellissima e spietata, dura ma riconciliatoria che l'eccellente risultato viene ottenuto.
Apprezzato dalla critica internazionale, vincitore di svariati premi presso i festival di tutto il mondo (fra i quali ricordiamo il premio speciale della giuria al 25° Torino Film Festival), The Elephant and the Sea è stato spesso accostato al cinema del ben più noto Tsai Ming Liang (anch'esso originario della Malesia), per le atmosfere sospese e l'assenza di dialoghi, per l'epidemia inspiegabile e misteriosa che forse ci ricorda quella del bellissimo The Hole, per la rappresentazione del sesso come strumento effimero di fuga da una realtà inaccettabile. Senz'altro i punti in comune ci sono, ma ciò non toglie che i meriti del film di Woo Ming Jin vadano al di la della semplice scopiazzatura, perché The Elephant and the Sea trova gli spunti per vivere di vita propria, lo fa con una forza sottile ma innegabile, e acquista un identità ben precisa nel porre la dualità di una natura (che nel cinema di Tsai Ming Liang non è mai stata un elemento così preponderante), quella bellissima, ancestrale, selvaggia e affascinante del paesaggio Malese, che mette a nudo le debolezze insite nell'uomo e nella società ma che infine diventa anche elemento catartico, purificatore (emblematico il contatto con il mare, quello puramente contemplativo di Ah Ngau e quello selvaggio, quasi sacrificale di Yun Ding) attraverso il quale, a volte, è necessario passare per ritrovare se stessi.
SOTTOTITOLI
The.Elephant.And.The.Sea.Asianworld.zip 5.12K 48 Numero di downloads
Traduzione di can tak
Messaggio modificato da fabiojappo il 17 October 2014 - 08:26 PM