Alex Garland è un autore di bestseller mediocri e di buone sceneggiature per Danny Boyle, poi decide di darsi alla regia, e quello che sembrava un azzardo si rivela poi essere una buona idea.
Ex Machina, opera prima di Garland, racconta una storia che sembra trita e ritrita, ma che le notevoli capacità di scrittura dell'autore rendono credibile.
Caleb lavora per la più grande azienza del settore tecnologico del pianeta, ed un giorno ha una grande botta di culo: Nathan, il CEO della società lo convoca per parlargli di persona di un nuovo progetto. Si tratta di Ava, um'intelligenza artificiale creata da poco. Caleb non dovrà far altro che parlare con lai e cercare di capire quanta umanità ci sia in essa.
Ma le cose non andranno come previsto. Ava infatti può evolversi, e quando capirà che la sua esistenza è in pericolo inizierà a tendere la propria tela, per intrappolare Caleb e Nathan.
In un prosieguo di accuse, attraverso colpi di scena e dialoghi serrati, Garland intesse un congegno narrativo dal sapore dickesiano, affascinante e credibile. Approfittando di un cast ridotto all'osso, ma in stato di grazia, con quattro protagonisti e appena 10 attori, Garland esplora le dinamiche dei sentimenti e la strabusata tematica della coscienza dellle macchine, e tuttavia lo fa con garbo, riuscendo a far trasparire emozioni che non lasciano freddi. Glaciale è invece la tecnica registica, quasi da manuale, ma che non si abbina in malo modo alle asettiche e desolate ambientazioni norvegesi dell'opera.
In un periodo in cui solo Ozu sembra salvare le nostre sale dal deserto, questo è un film che merita una visione.
Consigliato.
See ya' soon!
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