In Love With The Dead
Hong Kong, 2007. Di Danny Pang. Genere: Drammatico/Horror/Melò
I Pang. Coppia chiaccheratissima del cinema hongkongese, grazie ad un thriller nero di fine millennio (Bangkok Dangerous), ma soprattutto all'avincente "The Eye", il loro film più famoso e un ottimo film dell'orrore. E' proprio il genere horror quel cinema a cui i due sono più avvezzi, anche nei loro progetti solisti: da Oxide con l'affascinante seppur incompiuto e poco convincente "Ab-Normal Beauty" e Danny con quel pasticcio metafisico che fu "Forest Of Death".
E' ancora un lavoro solista di Danny questo "In Love With The Dead", dove il fratello Oxide si occupa solo della produzione, e già mi stavo allarmando: "Forest Of Death" mi aveva talmente deluso che a ricordarlo mi viene l'emicrania.
Eppure, devo ricredermi. Danny, qui, ha fatto un incredibile lavoro: "In Love With The Dead" è, infatti, insieme al primo "The Eye", la miglior opera targata Pang. Mi stavo aspettando un horrorrino di quart'ordine: qualche sobbalzino, tanta metafisica, molti richiami hollywoodiani e invece sono rimasto piacevolmente sorpreso da questo melò del dolore in salsa horror.
"In Love With The Dead" parte da un plot banale e, solo all'apparenza, già visto ma più va avanti e più si snoda, più diventa un magnifico film d'autore che riflette sulla vita, sulla morte, sulla malattia e sull'amore.
E l'elemento horror? Poco, quasi assente. E' vero: l'ultima mezz'ora è un brivido continuo, tra spaventi improvvisi, tensione affilata e suspense morbosa; ma a prevalere è senza dubbio il dramma, la sofferenza, l'intrigo amoroso basato sulla tristezza, l'incomunicabilità e l'impossibilità di stare al mondo.
La svolta horror sembra, dunque, inserito quasi solo per far rientrare il film nel cinema di genere, appetendo il pubblico. Pare di essere tornati ad un "Memento Mori" hongkongese, dalla stessa intensità e dalla stessa, incredibile, vena poetica.
Un film bellissimo, tremendamente vitale e dolente (vedendolo sono stato vittima di violenti brividi), dove anche fotografia, attori e regia sono praticamente impeccabili. Straconsigliato.
Colonna sonora sublime.
IL MIO VOTO: 9
PS.Grazie a paolone_fr: è grazie ad un suo commento pescato a caso su aw che ho visto questo film. Grazie
Villa Estrella
Filippine, 2009. Di Rico Maria Ilarde. Genere: Thriller/Horror
Rico Maria Ilarde, discepolo del surrealismo trash filippino, si riallaccia incredibilmente al richiamo delle ghost stories di stampo orientale e, soprattutto al mainstream: il criticatissimo (giustamente) regista low budget. Per racimolare denari, dunque, il nostro eroe ha deciso di realizzare un horror tipicamente commerciale: attori bellissimi quanto monoespressivi, horror citazionista ed estivo con elementi del cinema orientale (i fantasmi, il rancore, la vendetta) e occidentale (la casa, i colpi di scena a catena, le lotte con accette e mannaie ecc.), location intrigante ecc.
Si prospetta un film intelligente, un horror intrigante e ciò che ne esce è una via di mezzo tra il cult e l'abisso. "Villa Estrella" è un film inaspettatamente avvincente, con una cura dettagliata della storia che permette un meraviglioso interesse più sul lato narrativo che quello horror (forse anche per problemi di budget) e ciò permette un uso meraviglioso dei twist-ending, realizzando una catena di colpi di scena finali mozzafiato.
L'intrigo, però, è rovinato dalla comparsa del fantasma nella piscina di Villa Estrella che agisce contro i malcapitati vomitando addosso a loro fanghiglia (!) per poi trascinarli nelle acque della morte. Inutile dire che tali effetti speciali siano alquanto ridicoli, come un po' tutti quelli che incorrono nel film.
Una storia intrigante, oltre che dalle continue citazioni e derivazioni, è peccata anche da effetti poco adatti e una regia totalmente televisiva. Ne esce un prodotto non disprezzabile, ma lungi dall'eccellenza. Nelle Filippine è stato il pià grosso successo al botteghino dell'estate 2009: di certo non meriterebbe tutta questa celebrità.
Notevole per fighezza la protagonista: una gnocca che sa qualcosa in più di espressività rispetto al resto del cast completamente inadeguato.
Punto di merito anche per il finale: completamente nonsense rispetto alla trama del film, ma estremamente riuscito, tant'è che io, non riuscendo a prevederlo, sono saltato dalla sedia in preda al panico. Maledetto Ilarde!
VOTO: 6
Mona Lisa (Giappone, 1973)
Di Toshio Matsumoto. Genere: Sperimentale
Viaggio mentale della Monnalisa.
Non male, ma dal regista del capolavorissimo "Funeral Parade Of Roses" mi aspettavo di più.
VOTO: 6