Courthouse On The Horseback - AW SYNCH
Titolo originale: Mabei shang de fating
Regia: Liu Jie
Sceneggiatura: Wang Lifu
Fotografia: Harrison Zhang
Montaggio: Liao Ching-song
Interpreti: Li Baotian, Yang Yaning, Lu Yulai, Li Tingliang
Produzione: 3C Films, Beijing Children’s Art Theater
Nazione: Cina
Anno: 2006
Durata: 105 min.
Caratteristiche tecniche: 35mm – Colore
Trama
E' la storia di tre giudici itineranti che girano per villaggi rurali, fuori dalle grandi metropoli cinesi. Si racconta del loro intento di portare giustizia, spesso usando le sfumature della legge, tra le beghe grottesche degli indigeni.
Il personaggio principale, il vecchio giudice, anima i processi più inimmaginabili e divertenti e colpisce con le soluzioni più sagge.
Nella trama del film trova sempre spazio anche il secondo, e più rispettato, personaggio principale, ovvero lo stemma del governo (che non deve mai esser coperto!), il quale apre un mondo di idee e di immagini: lo scontro generazionale, l'amore contro l'abitudine, la passione frenata dalla deontologia, la laurea come strumento brutale ed ingenuo per superare la tradizione e, per ultimo ma chiave di tutto il film, lo stato che vuole (deve) soppiantare la legge del villaggio nell'incredulo, forse assurdo, tentativo di integrazione.
Commento
E' stato il film più puro che abbia visto tra quella decina di asiatici che avevo scelto di vedere al festival di Venezia 2006. Il mio preferito.
E' un film drammatico ma solare, semplice, a volte divertente pur nella sua tragica malinconia. Bello. E' sicuramente il tipo di cinema orientale che cerco avidamente e che a volte disperatamente non trovo.
Vorrei vedere tutti film come questo: che raccontino qualcosa che non so di su una cultura che non conosco bene.
E che alla fine riescano anche a prendermi il cuore, e a torcerlo con due mani.
Sintetizzando, tra tutti i film asian o asian-oriented del festival, Courthouse on the horseback è stato l'unico ad avermi fatto tirare un sospiro di sollievo, e di questi ultimi se ne fanno sempre troppo pochi al giorno.
Se un film come quello di Amelio (La stella che non c'è, visto anch'esso passare per Venezia 2006) aveva, secondo me, il limite di rappresentare la Cina come va di moda il pensarla oggi, ovvero esattamente come io o un qualunque turista se la immaginerebbe (un cantiere in espansione), Liu Jie entra invece in quella parte di vita lontana dalle metropoli, che nessun regista non indigeno può riuscire a filmare coscienziosamente.
Ad esempio, come si svolgono i processi al di fuori di quelle pochissime grandi città? Tolte queste rimane pur sempre un territorio che potrebbe fare pianeta a sè!
Ed è li che la Cina racchiude la sua filosofia, i suoi segreti, il suo stile. E' quello che voglio conoscere, mi interessa e mi emoziona: la radice, la parte nascosta ma viva. Le foglioline son fin troppo esposte, sembrano verdi ma per me sono morte, son coperte da lustrini che però si evidenziano come assurdi scimmiottamenti occidentali nella gran parte dei casi.
Il ritmo di tutto il film è acceso, invidiabile, precisissimo: MAI noioso.
Ogni tanto mi ha anche regalato qualche risata molto intelligente.
Quel vecchio giudice è un mio idolo; una delle sue più grandi preoccupazioni era che nessuno facesse più causa a nessuno: non è un assurdo, lui sapeva che altrimenti l'autorità del governo non sarebbe stata riconosciuta: già il concetto di far causa a qualcuno ha come base il sapere e il rispettare il fatto che esista la legge statale, e anche chi la fa rispettare. Il gioco è sottile quanto lo stampo di un simbolo del potere da appendere su in alto, tra tronchi accatastati, in mezzo ad un porcile o un'aia.
Ovvero, maestoso, nel tribunale itinerante.
A metà film, alla domanda di quella donna giudice di neanche 50 anni costretta al pensionamento - da una nuova legge retroattiva - per cedere il posto al ragazzo appena laureato:
"E' tutta qui la vita?".
Il vecchio risponde con ferma cortesia un netto "Si".
Con gli occhi di un innamorato, sdentato.
Battute divertenti, e una storia che spacca il cuore. 10/10.
La sigla finale a cappella, dal sapore rurale del villaggio, rauca e stonata, è - infine - strepitosa e originalissima.
Ciao!
Messaggio modificato da fabiojappo il 21 December 2014 - 05:29 PM