SHIBUYA KAIDAN
(Riferimento sottotitoli: XViD-iND)
Anno: 2003
Durata: 72'
Nazione: Giappone
Genere: Horror
Regia: Kei Horie
Sceneggiatura: Osamu Fukutani
Fotografia: Naohiro Momotsuka
Musiche: Youhei Tsukazaki
Cast
Mizukawa Asami ... Yajima Erika
Kashiwabara Shuuji ... Miyano Ryouhei
Morishita Chisato ... Matsukawa Yuuna
Suzuki Mayuka ... Fukami Ai
Yuge Tomohisa ... Takahara Keitarou
Wada Toshihiro ... Yanagi Akihiko
Hara Fumina ... Muramatsu Megumi
Horikita Maki ... Kubo Ayano
Tra le leggende metropolitane che si raccontano tra i giovani di Tokyo,si dice nel film,c'è n'è una su un tale armadietto della stazione di Shibuya davanti al quale si dovrebbe dichiarare il proprio amore per ottenere tanta felicità.
A questa leggenda se ne affiancherà presto un'altra,molto più inquietante,di una neonata (divenuta demone) rinchiusa poco tempo prima in quell'armadietto, perché frutto di una gravidanza indesiderata, animata dall'intento di sfogare il suo rancore verso il mondo terrorizzando e uccidendo chiunque entri in contatto con il suddetto armadietto.
Il plot non sarebbe male,ma è nella sua realizzazione che si chiariscono subito i debiti che questa pellicola ha nei confronti di Ring e in particolare nella figura di Sadako, creata dalla penna di Suzuki Koji.
Da un punto di vista visivo sono non pochi i riferimenti alla serie cinematografica creata da Nakata Hideo,anche se qui manca la tensione dell'invisibile vale a dire la capacità di creare ansia e paura nello spettatore senza mostrare nulla o quasi e che ha contraddistinto i primi due episodi di Ring. Manca soprattutto la capacità di trasmettere qualcosa di nuovo allo spettatore.
Gli effetti speciali in Shibuya Kaidan sono alquanto dozzinali,la recitazione dei protagonisti è nel complesso poco più che mediocre, se si esclude la discreta prova della Mizukawa, e la regia di Horie appare leggermente insipida e senza una propria personalità.
Nonostante ciò il film si lascia guardare e potrebbe piacere,complice l'esigua durata che supera di poco l'ora, e la song theme d'atmosfera che richiama suoni e melodie ancestrali.
Simile ai teen-horror americani, con i pro e i contro che questo comporta, poco innovativo, ma in alcuni momenti (non tanti) spaventoso.
(Giuseppe Ferro, recensione di Shibuya Kaidan, www.asakusa.it)
Un filmetto leggero, che bisogna vedere più che altro per gustarsi il secondo che, stranamente per un sequel, è migliore del primo!