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[RECE][SUB] China My Sorrow

traduzione fabiojappo, revisione ronnydaca - recensione di ziadada

6 risposte a questa discussione

#1 fabiojappo

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Inviato 16 October 2011 - 09:24 AM

China My Sorrow

(Niu-Peng / Chine, ma douleur)

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Nazione: Cina - Francia

Anno: 1989

Genere: Drammatico

Durata: 83 minuti

Regia: Dai Sijie

Sceneggiatura: Dai Sijie, Shan Yuan Zhu

Cast: Guo Liang Yi, Tieu Quan Nghieu, Yuong Han Lai, Chi-Vy Sam, Truong Loi



traduzione: fabiojappo; revisione: ronnydaca


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TRAMA

Nell'agosto del 1966, in piena Rivoluzione culturale, il tredicenne Tian Ben viene sorpreso mentre ascolta un disco ritenuto osceno. Arrestato, viene spedito in un campo di rieducazione sperduto tra i monti. Il ragazzo, soprannominato Quattrocchi, è costretto insieme agli altri compagni a trasportare letame, fare mattoni e cantare ogni giorno al presidente Mao le sue colpe.

Dai Sijie è l'autore di "Balzac e la piccola sarta cinese", opera abbastanza nota anche in Italia. In questo film, precedente, affronta lo stesso tema (il confino, la rieducazione a cui il regista fu realmente costretto tra il 1971 e il 1974), ma in modo diverso, più asciutto, sincero.
Per il resto vi lascio alle parole, qui sotto, di ziadada che ringrazio per avermi segnalato il film e per il bel commento.


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COMMENTO DI ZIADADA

Gli anni trascorsi durante l'adolescenza al confino, in montagna, durante la Rivoluzione culturale, costituiscono il nucleo iniziale dell'ispirazione di Dai Sijie. Da lì il suo primo film, questo "Cina, mio dolore", ed il suo primo romanzo "Balzac e la piccola sarta cinese", successivamente a sua volta trasposto nel film che porta lo stesso titolo. Queste tre opere possono e forse devono essere viste assieme, come un corpus narrativo e poetico unitario che di volta in volta mette in luce sfaccettature diverse, con rimandi e richiami a episodi e personaggi comuni ("Mozart che pensa al presidente Mao", il ragazzo con gli occhiali...).

Dei tre lavori dello scrittore e regista, "Cina, mio dolore" è allo stesso tempo il più potente e il più realistico, a partire dalla scelta di utilizzare attori in larga parte non professionisti. Manca qui quel "profumo del ricordo che cambia in meglio", che sottende la narrazione della "Piccola sarta", soprattutto nella sua versione cinematografica. Non si tratta di un film (esclusivamente) di denuncia storica e politica: è soprattutto un film sulla prigionia, la sopravvivenza, la ricerca della libertà. La prigionia del piccolo Quattrocchi e dei suoi compagni è in parte anche una prigionia autoimposta, in un campo senza guardie e senza recinti, in cui anche il "capo" è di fatto un prigioniero come gli altri, soltanto un "comune" anziché un "politico". Però indirettamente a serrare i confini del campo è l'impervio paesaggio della montagna e la pervasiva realtà del fuori, con i proclami della propaganda che dall'esterno trovano la via per far risuonare la propria eco anche in questa piccola comunità di uomini.

I prigionieri trovano il modo di sopravvivere alla loro prigionia e alla convivenza forzata. Laddove nella "Piccola sarta" si sopravvive attraverso la cultura formale, l'affabulazione, l'innamoramento, qui la sopravvivenza è intessuta di piccole cose: un'ocarina, uno specchietto per ravviare i capelli, i giochi, gli scherzi, le ripicche, un po' di cibo rubato; la permanenza dei riti, della medicina tradizionale, del folclore, della superstizione: mascherati, reinventati, adeguati alla propaganda, ma comunque presenti. In alternativa, si staglia isolata la via di fuga "in direzione del cielo", indicata dal Monaco. E al silenzio del Monaco fa rimando il silenzio del tempio e delle sue sculture, contrapposte alle precarie strutture del campo ed alle effimere scritte verniciate su stipiti e frontoni.

La formazione del giovane Quattrocchi passa necessariamente attraverso la perdita, l'assunzione di responsabilità e la scelta. Lungo il percorso vanno segnalati almeno due momenti di struggente, surreale lirismo: la sequenza del circo rivoluzionario e quella del teatro delle ombre.

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SOTTOTITOLI

(versione 702)

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Messaggio modificato da Kiny0 il 27 November 2012 - 02:08 PM


#2 ziadada

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Inviato 16 October 2011 - 09:53 AM

Onore e gloria a fabiojappo per averlo tradotto, e spero salvato dall'oblio. Grazie anche a ronnydaca :em83:


Ve lo raccomando accoratamente dal profondo dello ziesco cuoricino... :)
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#3 François Truffaut

    Wonghiano

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Inviato 16 October 2011 - 04:05 PM

Grazie a tutti e tre: c'è sempre bisogno di questo genere di film cinesi. :em41:
Sottotitoli per AsianWorld: The Most Distant Course (di Lin Jing-jie, 2007) - The Time to Live and the Time to Die (di Hou Hsiao-hsien, 1985) - The Valiant Ones (di King Hu, 1975) - The Mourning Forest (di Naomi Kawase, 2007) - Loving You (di Johnnie To, 1995) - Tokyo Sonata (di Kiyoshi Kurosawa, 2008) - Nanayo (di Naomi Kawase, 2008)

#4 sobek

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Inviato 16 October 2011 - 06:40 PM

Grazie :em41: Ottima scelta

trovo difficoltà insuperabili nella ricerca di una edicola fornita :em41:

Messaggio modificato da fabiojappo il 17 October 2011 - 01:47 PM


#5 fabiojappo

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Inviato 17 October 2011 - 01:48 PM

Visualizza Messaggiosobek, il 16 October 2011 - 06:40 PM, ha scritto:

trovo difficoltà insuperabili nella ricerca di una edicola fornita :)
Ti mando un pm.

#6 ziadada

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Inviato 17 October 2011 - 04:44 PM

Se posso fare qualcosa per agevolare la reperibilità, fatemelo sapere...

(mi raccomando, siate didascalici... :) )
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#7 Cignoman

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Inviato 17 October 2011 - 07:00 PM

Eccellente! ! ! Grazie!

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