A Taste of Honey
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Versione: taste of honey richardson
Regia: Tony Richardson
Cast: Rita Tushungham, Murray Melvin, Dora Bryan
Fotografia: Walter Lassally
Colonna Sonora: John Addison
Sceneggiatura Tony Richardson, da un opera di Shelagh Delaney
Anno: 1961
Colore: B/N
Qui una recensione (un po' spoilerosa) scritta, a suo tempo, da Giovanni Grazzini (forse il critico da me più
amato). Accenna qualcosa anche sul FREE CINEMA, movimento cinematografico inglese che durò purtroppo pochissimo.
Fra i punti programmatici del "Free cinema" inglese c'era, nel 1955, l'affermazione del significato che ha la vita d'ogni giorno. È qui, nella quotidiana fatica di vivere, che bisogna cercare i valori dell'esistenza: nella realtà che ci circonda, nei duri conflitti fra le generazioni, negli scontri tra i nostri slanci sentimentali e il mondo grigio che ci stringe. Il "Free cinema", rivendicando la funzione conoscitiva del cinema realista, corrispondeva a un'esigenza propria di alcuni giovani registi inglesi, ribelli al conformismo, al puritanesimo, all'ipocrisia di una società che cercava nel cinema d'evasione la conferma della propria vacanza morale; ma col trascorrere degli anni, e chiusa quell'importante esperienza, ora si vede che la rivolta di uomini come Tony Richardson non era dettata soltanto da propositi moralistici, bensì era sorretta da un forte sentimento poetico, più esattamente dall'ansia di capire con estrema franchezza il colore che assumono gli stati d'animo, soprattutto giovanili, quando giungono sul crinale della sofferenza: che è un momento universale dell'uomo. , Sapore di miele, è un bel film appunto perché, pure con qualche scoria polemica, tocca una situazione che non è più soltanto tipica dell'Inghilterra di oggi, bensì riflette un aspetto del male di vivere in cui è depositato il succo della condizione dell'uomo: la dolce-amara speranza di lenire il dolore con la tenerezza.
Ne è esempio la giovane Jo, che insieme alla madre, in una città industriale dell'Inghilterra del nord, conduce una vita grama, sempre in fuga dinanzi al padrone di casa che reclama il pagamento dell'affitto. Mentre la madre, volgare e indifferente, tenta di arrestare l'incipiente vecchiaia con gli amici, Jo, che ha diciannove anni, bruttina e sola, e perciò molto bisognosa d'amore, ha incontrato un marinaio negro, che facilmente l'ha sedotta. Ma è una consolazione di breve durata: all'indomani il marinaio riparte, per sempre, sulla sua nave, e Jo, messasi a lavorare, e andata a vivere da sola in una povera stanza, trova come compagno un giovane che è, come lei, un randagio; Geoffrey, un invertito dall'anima sensibile, che teneramente le vuol bene, l'aiuta nei lavori domestici, la riscalda con la sua comprensione e la sua amicizia: anche questo è, diremo col titolo di un altro recente film inglese, A kind of loving. Quando Jo sta per avere il bambino, Geoffrey le propone di sposarlo. Il matrimonio sarebbe la salvezza per entrambi, ma Jo non accetta: Geoffrey le è caro, e ci vive volentieri insieme, ma il cattivo esempio della madre, la mancanza di una famiglia alle spalle e la convinzione che il suo bambino nascerà morto o idiota, ne hanno fatto una donna inquieta e impaurita. Quando la madre, abbandonata dall'ultimo amante, vorrà tornare con lei, Geoffrey sarà costretto ad andarsene, e Jo precipiterà di nuovo, accanto a una donna egoista e invadente, nella solitudine. I due giovani hanno gustato per un poco il sapore della dolcezza, hanno sperato insieme: la spietatezza della vita li divide e li condanna ciascuno al proprio triste destino.
Tratto da una commedia della irlandese Shelagh Delaney già nota in Italia, il film è stato girato per la massima parte in esterni, secondo appunto i principi del "Free cinema", e ciò è valso a liberare il soggetto dal tedio che incrinava la soluzione teatrale. Trasportata fra le nebbie del porto, negli squallidi quartieri, in mezzo alla piccola società operaia, la storia di Jo e di Geoffrey ha acquistato in verità, dunque in poesia, grazie allo sforzo compiuto da Richardson per fermare e analizzare le modulazioni psicologiche dei personaggi in sintonia col paesaggio. Ma determinante è stato l'apporto degli interpreti: una Rita Tushingham di eccezionale sensibilità (quanta angoscia, stupore, ansia di affetti nello sguardo espressivo di questa debuttante), un Murray Melvin di stupenda castità in una parte difficilissima (ben a ragione l'una e l'altro sono stati premiati quest'anno a Cannes), e una Dora Bryan che ha prestato la sua grande esperienza di attrice alla figura, odiosa, della madre.
Il film non è assolutamente perfetto: qualche lentezza lo frena, e per amore di semplicità cade talvolta nei semplicismo. Ma è quanto di meglio ci sia venuto, dopo , Sabato sera, domenica mattina, , dal cinema inglese. Un realismo senza indulgenze e senza lacrime, per uomini spogliati d'ogni illusione, ma non per questo insensibili al conforto di una sia pur breve felicità. (

Da Corriere della Sera, 10 novembre 1962
PS: la versione: prendete quella da 692 euro, quell'altra costa troppo
Messaggio modificato da JulesJT il 21 December 2014 - 02:25 PM
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