TITOLO (IMDB) : I Lived, But... - A Biography of Yasujiro Ozu
TITOLO OR. : Ikite wa mita keredo - Ozu Yasujiro den
REGIA E SCENEGGIATURA: Kazuo Inoue
GENERE: Documentario
[ GIAPPONE 1983 - durata: 123' - prodotto da Shochiku Company]
Nel 1983, a vent'anni dalla scomparsa del grande maestro Yasujiro Ozu, la casa di produzione Shochiku realizza un documentario per celebrarne la memoria e le opere, affidandone la regia e la sceneggiatura proprio al fedele assistente di regia di Ozu, Kazuo Inoue. Anche l'operatore dietro la macchina da presa è un fedelissimo di Ozu, quel Yuharu Atsuta che fu secondo e primo assistente operatore e, infine, operatore per quasi vent'anni e, come lui stesso diceva, "custode della cinepresa" di Ozu: indimenticabili le sue lacrime in "Tokyo-Ga" di Wim Wenders. All'inizio del documentario la bellissima voce narrante di Jo Tatsuya ci pone un interrogativo: che genere di persona fu Yasujiro Ozu per arrivare a dedicare la sua vita ad una tanto rigorosa ricerca di senso, a dipingere storie di genitori e figli, a mostrare l'avvicendarsi delle stagioni della vita e delle generazioni? Da questo interrogativo inizia un viaggio di due ore circa che ripercorre la vita di Ozu e in parallelo la sua ricchissima produzione filmica, un percorso che inizia al cospetto dell'ultima dimora del grande maestro nel cimitero del tempio Engakuji di Kamakura, dall'antico carattere cinese "mu" (che significa "vuoto", "nulla") inciso sulla sua anonima pietra tombale. Tale percorso ci riporterà proprio a quella tomba, a quel "vuoto", quel "nulla", giunti alla fine del documentario, chiudendo così un perfetto cerchio. La prima intervista contenuta in "Ikite wa mita keredo - Ozu Yasujiro den" coinvolge un altro fedelissimo della "corte" del maestro Ozu, l'attore Chishu Ryu, anche lui apparso nella pellicola "Tokyo-Ga" di Wim Wenders, un volto che ritroviamo in quasi tutte le opere di Ozu, da "Rakudai Wa shita kerodo..." del 1930 fino a "Samma no Aji" del 1962.
Il lavoro documentaristico di Inoue è incentrato non tanto sulle tecniche registiche o sulle opere di Ozu quanto sull'influenza che Ozu stesso ebbe sulle vite di coloro che lavorarono e vissero con lui nel corso degli anni: è prima di tutto una raccolta di testimonianze, sapientemente intervallate da significative sequenze di alcuni film, da tantissime fotografie d'epoca, da suggestive immagini dei luoghi nei quali visse e lavorò Ozu. Le vive voci dei testimoni ci parlano di volta in volta del suo modo di lavorare e creare, dello studio rigorosissimo per ogni dettaglio, delle esperienze di vita, del modo di relazionarsi del maestro, della sua riservatezza, del suo senso di giustizia: ecco quindi sfilare i fratelli e la sorella di Ozu, due suoi compagni di scuola, un suo ex studente del periodo in cui insegnò in una scuola di Miyamae negli anni '20, la moglie dello sceneggiatore Akira Fushimi, lo sceneggiatore Yasu Sasaki, l'attrice Mariko Okada, Keisuke Kinoshita, già assistente alla regia con Ozu e più tardi regista a sua volta, lo sceneggiatore e collaboratore di Ozu Tatsuo Hamada, l'operatore Yuharu Atsuta, il regista Kaneto Shindo, lo sceneggiatore Ryosuke Saito, il critico cinematografico Tadao Sato, l'attrice Haruko Sugimura, l'attrice Chikage Awashima, il regista Shohei Imamura, l'ex direttore della casa di produzione Shochiku Shizuo Yamanuchi, la presidentessa della casa di produziono Toho Kashiko Kawakita, Shizu Noda, vedova dello sceneggiatore Kogo Noda, l'attrice Keiko Kishi, l'attore Nobuo Nakamura, il regista Yoji Yamada, l'attrice Ineko Arima, l'attrice Yoko Tsukasa, l'attore Eijiro Tono, l'attrice Shima Iwashita, l'attore Fujo Suga, l'attrice Matsuko Sakura, l'attore Shinichi Romikami, l'attrice Kyoko Kishida ed altri ancora. Una sorta di pellegrinaggio, un tributo collettivo, corale, appassionato.
Con questo omaggio Inoue ci ha fornito molto materiale utile per capire l'opera di Ozu, per avvicinarci alla sua poetica, ma soprattutto ha saputo intessere un affresco denso di umanità, di emozione, lontanissimo dal rigore documentaristico e proprio per questo prezioso e commovente. L'apice del pathos in "Ikite wa mita keredo - Ozu Yasujiro den" è raggiunto negli ultimi venti minuti, dedicati agli eventi successivi alla morte della madre del maestro: Ozu non si era mai sposato ed era vissuto quasi sempre affianco a lei. A quello stesso anno, il 1962, risale la stesura della sceneggiatura de "Il gusto del sakè", un film che tratta proprio dell'amarezza e della solitudine che accompagna una vita al crepuscolo, significativamente l'ultimo film diretto dal maestro. La sequenza successiva ci porta al santuario del monte Koya, dove Ozu si recò con i fratelli per affidare le ceneri della madre all'eterno riposo; Ozu scrisse una poesia ispirata a quel giorno, a suo dire "una ninna nanna per le persone anziane", recitata nel documentario dalla voce di Kyoko Kishida: a questo punto del film Inoue abbandona completamente l'intento documentaristico e dà pieno spazio al lirismo delle parole e delle immagini, accompagnate dalle note di un flauto zen, sino a raggiungere una vetta di commozione davvero toccante. Gli ultimi cinque minuti del documentario sono dedicati alla triste morte di Ozu, vinto alla fine, proprio nel giorno del suo sessantesimo compleanno (12 dicembre 1963), da un tumore alla gola che gli procurò atroci sofferenze.
Per approfondire le tematiche e l'opera del maestro Yasujiro Ozu vi rimando alla bellissima recensione de "Il sapore del riso al tè verde" (Ochazuke no aji) già presente nel forum di AsianWorld.
Traduzione a cura di Cignoman
Messaggio modificato da Kiny0 il 20 May 2023 - 02:24 PM