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cinemaResta il fatto che il regista rende tutto quello che fa davvero convincente.
Questa volta sembra addirittura meno algido, sembra abbia voglia di tendere una mano allo spettatore meno esperto o meno voglioso di faticare per accorgersi di quanto possa essere complesso e ricco nei particolari il Grande Cinema.
Sembra quasi, che per la prima volta (ma non li ho visti tutti) sia intenzionato a coinvolgere e far immedesimare.
Senza riuscirci.
Election 2 risulta, per via di questo sforzo vano, sicuramente più facilmente fruibile del primo: più, come dire, compatibile. Con meno probabilità di "rigetto" (alla stregua di un organo vitale trapiantato) per i meno avvezzi al "miglior cinema sulla faccia della terra oggi".
In effetti lo consiglierei più a cuor leggero agli amici.
Questo linguaggio più "adatto" è molto probabilmente meno "autentico" (e qui potrei aprire una parentesi lunghissima), ed è certamente pregio e difetto insieme. Per valutarlo è quindi necessario allontanarsi dalla situazione specifica e usare uno sguardo più generale, per vedere, di quel poco, da che parte pende la bilancia:
io lo pongo un gradino sopra il primo capitolo della saga, perchè il grande cinema emerge - SI - dal sottobosco di particolari, metafore, dialoghi come lance scagliate (colpiscono a fondo), insegnamenti culturali seguendo la via dell'induzione, estetica, simmetria e parallasse (
), - MA - è anche quello che riesce ad unire tutto il bagaglio culturale con la capacità di coinvolgere anche il pivello, o lo svogliato (che magari ad aprile lavora 11 ore al giorno e non riesce a concentrarsi troppo dietro agli occhiali culturali, indispensabili (purtroppo) a leggere la magnificenza dei rimandi allegorici dottrinali (i comandamenti dei film di HK sono definitissimi, vero Nikka?)).Insomma, il grande cinema è il grande cinema (tautologia già ripetuta più volte),
ma il grande cinema per tutti è meglio!
Sintetizzando, Election 2 non è "meglio". E' solo "Grande Cinema".
Ciononostante, è stato bello ritornare in famiglia, riconoscere i personaggi, che, per una volta, non sono solo il frutto frettoloso (garanzia di superficialità e dai risultati ombra dei loro precedenti, blandi, spesso scimmiottati e ridicolizzati) di un successo inaspettato (tipico dei sequel cafoni).
Grande sorpresa (piacevole) le scene horror/splatter!
Chiudendo il discorso mi domando: "ma Lok non era una gran brava persona, il padre di famiglia perfetto, amorevole, ragionevole, sempre a favore della triade prima ancora che a sè stesso, pur assassino?".
Sicuri che il cambio di rotta non sia stata una mossa alla "sono tuo padre?" di Star Wars?
Orè!
Magse, il Aug 22 2006, 12:21 AM, ha scritto:
[..] si arriva alla consapevolezza di una HK ormai sottomessa alla Cina anche all'interno del mondo criminale organizzato e che HK è la depositaria delle tradizioni millenarie cinesi, mentre la Cina post-comunista è l'elemento dellla rottura della cultura.
Messaggio modificato da lordevol il 18 April 2007 - 11:26 PM
cinema
come minimo dovrebbe fare un cofanetto) quindi i personaggi che qui vengono leggermente trascurati (Lam Suet) avevano svolto un ruolo più significativo nella prima parte. Il protagonista del film diventa Jimmy che era stato presentato solo per scampoli, ma già lasciava intuire il ruolo che avrebbe rivestito nel seguito e proprio la figura di quest'ultimo è quella che guida la narrazione dove in primo piano non è più solo la dinamica gangster, ma diventa essenziale la diatriba socio-politica-culturale tra la Cina continentale e l'ex colonia britannica. E' proprio dal continente che giungono le sirene dell'innovazione-involutiva che investe la Wong-Shing a scapito delle secolari tradizioni conservate nella penisola. Il carattere crepuscolare del film, la sua cupezza di fondo sembra un ragguaglio dei mutamenti a cui la Cina va incontro. Jimmy Lee è il prototipo del mafioso del futuro, più uomo d'affari e meno gangster, investito di un potere temporale che rifiuta ma che ambiguamente si è conquistato per non perdere i privilegi, quindi incastrato in una dinamica di potere dove egli rappresenta la nascita di un casato di tipo feudale, che sovverte la tradizionale legge "democratica" interna. Proprio quel potere monarchico anelato prima esplicitamente da Big D e poi conquistato e perduto da Lok, l'uomo scelto dal consiglio per conservare le tradizioni, che invece le ha completamente distrutte (L'assassinio di Zio Teng da parte sua è l'immagine che meglio rappresenta la rottura, la morte del vecchio patriarca è l'inizio della nuova era) 
cinema
ne parlate troppo bene lo devo vedèèèè
