Anch'io ho scoperto in colpevole ritardo questo ottimo autore danese. Finalmente uno che sa collimare il cinema di genere (o, meglio ancora, la cosiddetta "poetica della violenza") con quello autoriale all'europea in un modo che mi piace: quando ci provano i francesi, mi fanno quasi sempre cagare. Tranne Audiard, of course.
Allora, Bleeder: gran bel film, per quanto mi riguarda. Pusher era senz'altro più solido, ma anche più facile, in un certo senso (sia detto senza nulla togliere a quel bellissimo esordio).
Qui si vedono invece aspirazioni maggiori del regista, a livello visivo, proprio dove la sceneggiatura rimane forse un po' pretestuosa. Mi spiego: la questione principale fra il protagonsita, la donna e il fratello di lei è narrata in modo secco e magnifico. La storiella di contorno tra il ragazzo della videoteca e la barista, che pure è deliziosa, è anche un tantino risaputa e oltretutto mi sembra incastrarsi pochino, alla fin fine, con l'altra, se non come motivo di contrasto. Un po' poco.
Ma, e qui volevo arrivare, a un altro regista questo sarebbe bastato per farsi rimandare a settembre dal sottoscritto. Refn invece mette tanto di quel sangue in quello che fa, che alla fine il film vive lo stesso, ha la sua forza; le sue ansie e i suoi disturbi ti acchiappano dentro e non ti mollano. E tu ne godi. Peché alla fine stai guardando le immagini fatte da un tizio che filma il mondo con la stessa urgenza di chi cerca di restare vivo, o di chi si ferisce con una lama per sentir pulsare il dolore, il corpo, la vita.
Sazuke, il 10 January 2010 - 05:55 PM, ha scritto:
Il protagonista con il corpo e la faccia da bullo ma gli occhi persi e tristissimi è assolutamente perfetto.
Verissimo!