Il vincitore del FEFF 2012, primo posto sia di critica che di pubblico che, ovviamente, mi ero perso. Rimedio ora.
Solita fotografia importante come, la più che robusta scuola sud-coreana accademica e standard, ci ha abituato, solite bellissime inquadrature dall'estetica perfettissima, insomma: la devono smettere di usare quei filtri e quei colori patinati, sembra sempre di stare a guardare una cazzo di pubblicità dell'
Estathé.
La scelta di mostrare violenze brutali su bambini malati potrebbe far pensare ad un soggetto che si allontani dal
mood che contraddistingue il festival di Udine (
il cui cavallo di battaglia è quello di non presentare arte cinematografica ma cultura popolare), ed invece di artistico c'è pochissimo, c'è tanto mestiere, quello si, e c'è più che altro la ricerca calcolata di suscitare turbamento e scandalo con una storia torbida. Quindi il target popolare è pressoché certo e -
come sempre quando si parla di pubblico di massa - l'
Emozionando® viene tenuto più in considerazione rispetto al linguaggio cinematografico.

Il film è spaccato in due.
Nella prima parte è sicuramente uno dei più tosti del Festival: la scena della ragazzina chiusa in bagno e del preside che la guarda dall'alto mi ha fatto salire il cuore in gola,
mi si è accapponata la pelle come per nessun film dell'orrore da decenni. Cinque minuti splendidi e violentissimi, costruiti solo con uno sguardo.
Nella seconda ora di pellicola, dentro all'aula del tribunale, tutto si appiattisce, somigliando a centinaia di altri film. Tra quelli investigativi presentati al FEFF, gli preferisco il verboso, forse anche barboso, ma sottile e demoralizzante
Unbowed di
Chung Ji-Young.
Si salva il finale (
quello vero, quello a dieci minuti dai titoli di coda): brutale come avrebbe dovuto essere tutto il film per eccellere. Forse un po' troppo furbamente
liberatorio, ma ci sta e funziona.
A proposito degli ultimi minuti della pellicola, dopo l'indigestione di Udine, mi urge scrivere
un appello, non solo ai coreani, ma a tutti:
smettetela di trascinare avanti il finale più e più volte. Lo spettatore detesta aspettare ancora un quarto d'ora dopo che vive il film come finito. Nel cinema popolare conta soprattutto il vissuto dello spettatore, cribbio! Basta con i fade-out e fade-in infiniti, basta con le voci fuori campo in tono grave e rassicurante, basta con le spiegazioni superflue, basta con gli "un anno dopo", basta con le lungaggini, basta con la consolazione dopo la forte emozione,
basta rovinare i film con ignobili didascalie e code annacquate!
Per l'amor di Dio, fate finire il film quando è finito, tagliate, e mettete i titoli di coda al culmine del batticuore, non spegnete l'emozione quando avete avuto la fortuna di riuscire a crearla,
screanzati venditori di Pop Corn che non siete altro!
Tirando le somme è un film che di certo non passerà alla storia, ma che ricorderò principalmente per la spudoratezza di mandare a video scene morbose di violenza sessuale su ragazzini handicappati, E' pur sempre qualcosa,
quindi lo consiglio
Messaggio modificato da lordevol il 07 May 2012 - 02:21 PM