l film di Li Yang sono terribili: manca l'aria, sebbene in tale elemento siano totalmente immersi.
Cinema concentrato, coraggioso e tosto, privo com'è di lungaggini, sbavature, compiacimenti o concessioni a chicchessia.
La mannaia della fine giunge, qui, come il fumo della ciminiera dell'altrettanto ottimo "Blind Shaft". E' subito buio, titoli di coda... cesoiate nette sul nero che però non interrompono nulla. Perché non c'è fine e i film continuano dentro chi guarda.
Sinceramente poi io, tra i due (visti uno via l'altro), non ho sentito alcuna differenza nella sostanza e nel merito. Ci sono la medesima poetica forte, il medesimo stile: poche parole, molti silenzi, lo stare addosso ai personaggi, tragici nel bene e nel male, senza enfatizzarne i contorni, senza giudicarli, la medesima tragicità calata anche nelle cose, negli oggetti, nei gesti quotidiani. Mi ha ricordato un po' i Dardenne, infatti hanno un comune passato da documentaristi.
Insomma, mi ha proprio entusiasmato la scoperta di questo regista. Aspetto in grazia il terzo blind.

Intervista a Li Yang (a cavallo tra il primo e secondo blind): http://www.dongfangf.../interviste.pdf