princerick, il Jan 31 2007, 07:18 PM, ha scritto:
scusa monana ma per me la sua vita invece e' proprio squallida, grigia
quanto le e' accaduto durante l'infanzia lo etichetterei diversamente proprio
senza contare che non sono affatto daccordo che lei cerchi di sfuggire dallo squallore, anzi, mi pare sia proprio il contrario, fa ben poco per tentare di uscirne proprio perche' le va bene cosi'
il fatto e' che la sua vita e' cosi' grigia e monotonamente squallida, che mi suscita rabbia proprio perche' lei di fondo invece avrebbe delle potenzialita' per essere assolutamente il contrario, anche se comunque (e qui entra in gioco anche il discorso societa' intesa come emarginazione) ci si scontra con delle barriere imprescindibili esterne, vedi ad esempio un lavoro non esaltante senza possibilita' di scelta
cioe' io mi rifiuto di credere che sia solo frutto delle sue scelte, le quali ovviamente in larga parte influiscono, ma c'e' sempre una componente esogena che non si puo' evitare
d'altronde basti pensare all' "invito a cena", una cosa che una persona che cerca totalmente di auto emarginarsi non farebbe mai
CONTIENE SPOILER NON LEGGETE!!!
Non mi sembra dalla trama che il lavoro svolto dalla protagonista sia stato un'imposizione o che la stessa avrebbe preferito optare per soluzioni migliori, inoltre le colleghe che tentano di coinvolgerla nei loro discorsi stanno a dimostrare che la società non la sta emarginando.
E' chiaro che la scelta operata dal regista di una monotona routine tra casa e lavoro, ha lo scopo di far risaltare la poca voglia da parte della protagonista di uscire dagli schemi costruiti a barriera del mondo esterno.
Perdonami, ma il termine "squallore" continua a darmi un enorme fastidio dal momento che non rende assolutamente quel senso di sofferenza e solitudine provato dalla ragazza che proprio nell'introspezione, tenta bene o male di trovare un'apertura.
Da qui scaturisce anche l'invito a cena.
Usi il termine "squallore" in senso dispregiativo e ciò non mi sembra giusto poiché situazioni e sensazioni simili spesso hanno attraversato la vita di ogni essere umano.
L'unica colpa - se la vogliamo considerare tale - è la sua grande sensibilità che la porta ad una profonda sofferenza.
Fino a prova contraria sensibilità non ha mai fatto rima con squallore.
Inoltre, il tentativo mal riuscito di uccidere lo zio, sta a dimostrazione della sua ribellione verso un passato che l'ha resa schiava.
Non ci riesce perché alla fine comprende che soltanto lei potrà abbattere le barriere per andare incontro agli altri e da qui ne scaturisce il pianto struggente nel bagno pubblico.
Grande prova di altruismo sta nell'aver abbandonato il gattino poiché pensava di non far più ritorno - dopo l'assassinio dello zio - e quindi gli offre la possibilità di tornare ad essere libero altrimenti nell'appartamento sarebbe morto senza possibilità di fuga.
Una vita sofferta tracciata da una solitudine senza scampo; una vita apparentemente piatta, un'anima pura... ma lo squallore è ben lungi da farne parte.
Un'ultima domanda prima di chiudere: hai mai pensato cosa significhi per una bambina o per una donna essere violentata?
A un sacco di gente piace essere morta, però non è morta veramente... è solo che si tira indietro dalla vita.
Invece bisogna... bisogna cercare, correre i rischi, soffrire anche, magari,
MA: giocare la partita con decisione.
FORZA RAGAZZI, FORZA!
Dammi una V!
Dammi una I!
Dammi una V!
Dammi una I!
VI-VI! VIVI!
Sennò, non si sa di che parlare alla fine negli spogliatoi. (Harold e Maude)
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Suntoryzzata in data 13/08/2006
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*Basta con la tristezza, W il Turbo-Ammmore ed il Panda-Suntory-Sith*