MisterDiPla, il 18 December 2016 - 11:22 PM, ha scritto:
Da alcuna parti ho letto di realismo, pezzi di vita...oddio...a me l'incontro con Seon-young (Chu Sang-mi) è sembrata davvero una grande forzatura...che poi Hong riesca a dipingere tutte le sfumature di questi rapporti (datore di lavoro, amici, amanti) che sembrano bruciare sotto gli occhi dello spettatore sottoforma di fumo cupo e grigiastro è un altro paio di maniche...per non parlare del simbolismo insito (nel titolo in primis), ma soprattutto nella sceneggiatura che verte e si avvinghia inevitabilmente al film portandolo ad un finale premeditato...io questo realismo non è che lo riesco a mettere tanto a fuoco.
Attenzione: di realismo si parla riguardo alla messa in scena, alle modalità della narrazione. Non credo che a HSS interessi più di tanto il realismo (nel senso di verosimiglianza) dei fattarelli, delle vicende. Ciò che gli interessa è stabilire uno sguardo, diciamo così, intra-soggettivo del proprio personaggio, una modalità secondo la quale la "realtà oggettiva" è filtrata e plasmata (costruita) dal soggetto stesso, a partire da una mistura di memorie, desideri, sogni, ferite, il suo inconscio: tutto questo si mescola e contribuisce a creare una realtà. Riguardando Turning Gate, ma anche gli altri film di HSS, sotto questa luce, forse si riesce a trovare una chiave di lettura più soddisfacente.
Ma questa naturalmente è solo una mia opinione personale.