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[NEWS] 67esima Mostra del Cinema di Venezia

I titoli asiatici in programma

113 risposte a questa discussione

#1 François Truffaut

    Wonghiano

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Inviato 21 December 2009 - 04:10 PM

La Biennale di Venezia /

67. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica /

A John Woo il Leone d’oro alla carriera 2010


Immagine inserita



E’ stato attribuito al regista e produttore asiatico-hollywoodiano John Woo - uno tra i maggiori innovatori del linguaggio cinematografico contemporaneo, che è riuscito a far coincidere Oriente e Occidente - il Leone d’oro alla carriera della 67. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (Lido di Venezia, 1-11 settembre 2010).

Lo ha deciso il Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore della Mostra Marco Müller.

Il riconoscimento premia un cineasta che negli ultimi decenni, con la sua rivoluzionaria concezione della messa in scena e del montaggio, ha rinnovato dalle fondamenta, portandolo alla più estrema stilizzazione (prossima alle arti visive) il film d’azione, tanto in Asia (con titoli come A Better Tomorrow, 1986; The Killer, 1989; Bullet in the Head, 1990; Hard Boiled, 1991; il recente kolossal La battaglia dei tre regni), che a Hollywood (tre film fra tutti: Face/Off, 1997; Mission Impossible 2, 2000; Windtalkers, 2002).

Nei suoi capolavori gangsteristici e bellici, Woo ha saputo trasfigurare il movimento iperbolico (che sfida la forza di gravità) e la violenza esasperata, attraverso un'originalissima carica poetica e romantica, sostenuta da una tensione figurativa quanto mai personale ed energica, vicina all’allucinazione surreale. L’inconfondibile cinema di Woo mescola i generi e unisce il rispetto di valori classici, come l’amicizia virile e l’onore, ai ritmi vertiginosi e alle coreografie tipiche delle arti marziali.

Regista, produttore (con la sua Lion Rock), autore di videogiochi e di romanzi a fumetti, John Woo è considerato uno dei maestri che hanno contribuito a cambiare il linguaggio del cinema contemporaneo: è quanto gli riconoscono diverse generazioni di cineasti - i suoi ammiratori vanno da Martin Scorsese a Olivier Assayas, da Jonathan Demme a John Landis, da Sam Raimi a Quentin Tarantino, officianti del culto internazionale per un cinema d’azione coreografato come un balletto e per l'uso radicalmente innovativo del montaggio.

John Woo tornerà alla Mostra di Venezia per la quarta volta. Nel 2004 era stato il “padrino” della Storia segreta del cinema asiatico. Nel 2006 era regista di uno degli episodi di All the Invisible Children, film fuori concorso alla 63. Mostra. Nel 2007 era produttore di Blood Brothers (Tiantang kou), lungometraggio d'esordio di Alexi Tan, film di chiusura della 64. Mostra.

Venezia, 21 dicembre 2009

Nota biografica

La carriera di John Woo inizia negli anni ’70 a Hong Kong, dove per due decenni rimane al centro di quella fiorente industria cinematografica, dirigendo ventisei lungometraggi. Conosciuto soprattutto come specialista di commedie fino alla metà degli anni ’80, si impone in seguito con una serie di ispirati drammi gangsteristici che frantumano inaspettatamente tutti i record al box-office, e lo rendono celebre in tutto il mondo.

Wu Yusen (John Woo) nasce il 1° maggio 1946 a Guangzhou, in Cina, in una famiglia poverissima che si trasferisce a Hong Kong quando lui ha solo quattro anni. Il padre è malato di tubercolosi e la madre deve sobbarcarsi il sostentamento della famiglia in una baraccopoli. Woo oggi dichiara di doverle tutto. Grazie anche all’aiuto di una famiglia americana, che l’adotta a distanza, viene educato al luterano Matteo Ricci College. Ma cresce anche “cibandosi” di cinema occidentale: prima i musical, poi i film di Peckinpah, Melville, Truffaut, Leone, Scorsese, accanto all'amato Kurosawa.

Seguendo questa sua irrefrenabile passione, approda in poco tempo alla corte di Zhang Che (Chang Cheh), maestro del cinema di arti marziali. Accanto al tirocinio sul campo come sceneggiatore e regista (lavora prima alla Cathay Film come supervisore alle sceneggiature, e poi alla Shaw Brothers come aiuto-regista), crea nel 1967 un’associazione che, oltre a produrre film amatoriali, organizza seminari e gruppi di discussione, contribuendo così a formare la nuova leva del cinema di Hong Kong, laboratorio creativo dove l’Asia e l’Occidente si sono contaminati.

Esordisce nel 1973, a ventisei anni (è il più giovane regista di Hong Kong), con Farewell Buddy, film di arti marziali che la stilizzazione della violenza - subito sperimentata nelle forme più radicali, portata al parossismo - condanna a rimanere bloccato dalla censura per due anni (sarà sforbiciato e rimontato nel 1975 col titolo The Young Dragons) .

Woo devia allora verso il film musicale e la commedia, dove mette a punto la sua concezione coreografica della messa in scena con il film d’opera cantonese Princess Chang Ping (1975), a cui seguono Follow the Star, omaggio al cinema di Charlie Chaplin e Buster Keaton, e la farsa Money Crazy (entrambi del 1977). Negli anni seguenti alterna commedie e film di arti marziali, con incursioni nel cinema fantastico. E’ regista "interno" alla produzione in serie, dove però già mescola e padroneggia genialmente i generi.

Ne uscirà quando Tsui Hark, regista e produttore affermato (che aveva ottenuto il suo primo ingaggio in uno studio - la Golden Harvest - proprio grazie a Woo), gli restituisce il favore finanziando nel 1985 un progetto ambizioso, una sorta di saga familiare alla Il padrino: il film di gangster A Better Tomorrow (con Chow Yun-fat, da allora attore simbolo del cinema di Woo a Hong Kong), trionfa al botteghino e Woo definisce il suo stile personalissimo, melodrammatico e violento, parossistico e al tempo stesso struggente e romantico.

Nel 1987, con A Better Tomorrow II, il regista riesce nell’impresa di superare il film precedente: la lunga (20’) sequenza finale è da antologia, e si avvicina a quella de Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah, uno dei registi da lui idolatrati.

Lo stile di Woo è ormai maturo per forza espressiva. Nel 1989 realizza The Killer, rivisitazione del cinema neo-noir di Jean-Pierre Melville, che coniuga l’iperbole stilizzata della violenza e la messa in scena vorticosa, con atmosfere malinconiche e melodramatiche, l’action-painting con l’approfondimento psicologico. Il film che segue, Bullet in the Head (1990) è il suo capolavoro “maledetto”, film bellico ambientato durante la guerra del Vietnam, che la censura della colonia britannica, ma ancor più quella del mercato del film d’azione, ridurranno di più di un terzo.

Dopo un nuovo successo - a Hong Kong e sui mercati internazionali - ovvero Hard Boiled (1991), film di culto per i cineasti “cormaniani” che hanno contribuito a trasformare il cinema americano (tutti, da Jonathan Demme a John Landis, sono ammiratori incondizionati dell’autore hongkonghese), Woo lascia Hong Kong (nel 1992) per trasferirsi a Hollywood. Qui nel 1993 gira Senza tregua (Hard Target), film d’azione con Jean-Claude Van Damme, pensato come un’opera in bilico tra arte e commercio. Ma saranno molti i tagli e le modifiche, che Woo sarà costretto ad accettare in fase di montaggio.

Il furto di due testate nucleari è al centro di Nome in codice: Broken Arrow (Broken Arrow, 1996), con John Travolta e Christian Slater, dove recupera uno stile personale e rende omaggio ai registi del suo “canone”, Sergio Leone in testa, con “un’opera per cultori d'arte, per esteti, neppure per cinefili sfrenati: così o nulla" (Enrico Ghezzi).

Ma è soprattutto il capolavoro Face/Off - Due facce di un assassino (Face/Off, 1997), spettacolare variazione sul tema del doppio - interpretato da John Travolta e Nicolas Cage - a consacrare in tutto il mondo il trionfo del suo universo stilistico e tematico: il gioco di specchi continuo nello scontro tra bene e male, la nostalgia per gli affetti perduti, la paura della solitudine.

Dopo lo straordinario successo di Face/Off, John Woo viene scelto dal produttore/attore Tom Cruise per dirigere il seguito di Mission: Impossible. In Mission: Impossible 2 (2000), travolgente per l’incredibile susseguirsi delle inquadrature, Woo riesce a umanizzare la spia Ethan Hunt, dando alla vicenda un più ampio respiro oltre l’azione.

Nel 2002 Woo porta sul grande schermo Windtalkers, con Nicolas Cage, ambientato durante la battaglia di Saipan, in cui torna in primo piano un altro dei suoi temi più personali: l'amicizia e lo scontro/confronto tra uomini profondamente diversi per caratteri e scelte di vita.

Nel 2003 realizza per la Paramount il thriller di fantascienza Paycheck (2003), con Ben Affleck e Uma Thurman. Tratto da Philip K. Dick, il film è anche un omaggio a Hitchcock (riprende le atmosfere di Intrigo internazionale).

Nel 2006 realizza Song Song and Little Cat, che fa parte del film a episodi All the Invisible Children, presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia.

Dopo tanti film d’azione, Woo entra anche nel mondo dei videogame e dell’animazione, portando con sé il proprio inconfondibile stile visivo. Il suo primo videogioco, Stanglehold (modellato su Hard Boiled) è un successo immediato. Produce inoltre l’”anime” Ex Machina, che fa parte della saga Appleseed. Oltre all’animazione e ai videogame, Woo collabora con la Virgin Comics per realizzare la sua prima serie di fumetti, 7 Brothers, pubblicata nel 2007.

Dai primi anni 2000, Woo intensifica i suoi viaggi in Cina, fino a che non si sente pronto ad affrontare il colossale progetto di La battaglia dei tre regni (Red Cliff, 2008), sua prima grande produzione nella terra natale, saga marziale dove si ripropone di rileggere la storia politica antica per trovarvi elementi di interpretazione di quella recente. E' il film più costoso - 80 milioni di dollari - mai realizzato in Cina, superbo approccio al cinema spettacolare d’autore (ma non “alla Zhang Yimou”), che il regista hongkonghese affronta con un film complesso, raffinato e cerebrale, cimentandosi con una saga che proviene dalla storia e dalla letteratura classica. La vicenda è ambientata nel 208 d.C., l’epoca degli Stati Combattenti ed è imperniata su una successione di intrighi e complotti che l’imperatore Han Xiandi dovrà domare nel sangue, così da riunificare la Terra di Mezzo.

La più recente fatica di Woo è la supervisione alla regia e alla produzione di Rain of Swords (Jianyu jianghu), un film di cappa e spada interpretato da Michelle Yeoh e Angeles Woo (figlia minore del regista), che viene attualmente girato presso gli studi di Hengdian, lo stabilimento di produzione più grande del mondo. Insieme al produttore (e complice per buona parte della carriera del regista) Terence Chang, si occupano della casa di produzione Lion Rock (dal nome di un monte di Hong Kong), che ha sedi a Los Angeles, Pechino e Hong Kong. (Biennale di Venezia)

---

Mi sembra doveroso per il contributo che ha dato a certo cinema.
E però qualcuno storcerà il naso per quello che Woo è oggi. Non capendo che il premio è alla sua carriera in Asia, non a quella ad Ollivud. E' pur vero che magari lo avrebbe meritato qualcun altro.
Sottotitoli per AsianWorld: The Most Distant Course (di Lin Jing-jie, 2007) - The Time to Live and the Time to Die (di Hou Hsiao-hsien, 1985) - The Valiant Ones (di King Hu, 1975) - The Mourning Forest (di Naomi Kawase, 2007) - Loving You (di Johnnie To, 1995) - Tokyo Sonata (di Kiyoshi Kurosawa, 2008) - Nanayo (di Naomi Kawase, 2008)

#2 paolone_fr

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Inviato 21 December 2009 - 04:15 PM

sono contento come la prima volta che ho visto l'incipit di hard boiled :em07:
e godo preventivamente al pensiero di quale film porterà a venezia (the killer? a better tomorrow? red cliff integrale? il nuovo rain of swords?)

daje giovanni woo!
:em05:

#3 besciamella

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Inviato 22 December 2009 - 03:44 AM

Finalmente.
Era ora.
Sembrava che qui alla Mostra si fossero fossilizzati su Ang Lee e Zhang Yimou.

Sarà la buona occasione per una intervistina....a meno che non lo portino nella teca di vetro come il papa!

Messaggio modificato da besciamella il 28 December 2009 - 01:55 AM

Sottotitoli per Asian: Golden Swallow (1968); Lady Hermit (1971)



#4 Ricky Fudoh

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Inviato 29 December 2009 - 02:10 PM

Io giusto in questi giorni sto seguendo una terapia intensiva a base di Johnnie To e John Woo.....che goduria, il genere sparacchino lo avevo sempre snobbato ma mi sta dando molte soddisfazioni, e dopo la visione di The Killer sono convintissimo che la decisione di premiarlo sia giustissima! Spero di esserci pure io alla mostra(che sarebbe la prima in assoluto)!

#5 Shimamura

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Inviato 01 January 2010 - 04:27 PM

Sono contento per il premio a Woo, anche se, come dice Francesco, la "fase americana", al fine di giustificare il premio , deve essere come "non considerata".
Ma così, cosa diventa? Un premio a "metà" della carriera? :em16:
Non è un po' farsesco?

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Subtitles for AsianWorld:
AsianCinema: Laura (Rolla, 1974), di Terayama Shuji; Day Dream (Hakujitsumu, 1964), di Takechi Tetsuji; Crossways (Jujiro, 1928), di Kinugasa Teinosuke; The Rebirth (Ai no yokan, 2007), di Kobayashi Masahiro; (/w trashit) Air Doll (Kuki ningyo, 2009), di Koreeda Hirokazu; Farewell to the Ark (Saraba hakobune, 1984), di Terayama Shuji; Violent Virgin (Shojo geba-geba, 1969), di Wakamatsu Koji; OneDay (You yii tian, 2010), di Hou Chi-Jan; Rain Dogs (Tay yang yue, 2006), di Ho Yuhang; Tokyo Olympiad (Tokyo Orimpikku, 1965), di Ichikawa Kon; Secrets Behind the Wall (Kabe no naka no himegoto, 1965) di Wakamatsu Koji; Black Snow (Kuroi yuki, 1965), di Takechi Tetsuji; A City of Sadness (Bēiqíng chéngshì, 1989), di Hou Hsiao-hsien; Silence Has no Wings (Tobenai chinmoku, 1966), di Kuroki Kazuo; Nanami: Inferno of First Love (Hatsukoi: Jigoku-hen, 1968) di Hani Susumu; The Man Who Left His Will on Film (Tokyo senso sengo hiwa, 1970), di Oshima Nagisa.
AltroCinema: Polytechnique (2009), di Denis Villeneuve ; Mishima, a Life in Four Chapters (1985), di Paul Schrader; Silent Souls (Ovsyanky, 2010), di Aleksei Fedorchenko; La petite vendeuse de soleil (1999), di Djibril Diop Mambéty; Touki Bouki (1973), di Djibril Diop Mambéty.
Focus: Art Theatre Guild of Japan
Recensioni per AsianWorld: Bakushu di Ozu Yasujiro (1951); Bashun di Ozu Yasujiro (1949); Narayama bushiko di Imamura Shohei (1983).

#6 paolone_fr

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Inviato 01 January 2010 - 06:38 PM

Visualizza MessaggioShimamura81, il 01 January 2010 - 04:27 PM, ha scritto:

Sono contento per il premio a Woo, anche se, come dice Francesco, la "fase americana", al fine di giustificare il premio , deve essere come "non considerata".
Ma così, cosa diventa? Un premio a "metà" della carriera? :em16:
Non è un po' farsesco?
per quanto mi riguarda, nonostante il woo hollywoodiano sia - per molti motivi - distante parecchio anche dallo spirito del woo a cavallo dei 90, il nostro a hollywood ha fatto un film inguardabile (paycheck), un più che discreto film incompreso da praticamente chiunque (windtalkers), un buon blockbuster ammericano fino al midollo (M:I 2), un buon film d'azione (broken arrow), un buonissimo film quasi wooesco (face off), un film con van damme (che per me è dunque fuori categoria). poi è tornato in cina e ha diretto quello che è diventato il film che ha incassato in assoluto di più in tutto il mondo esclusa l'america (e questo forse mica tutti lo sanno). a conti fatti, dai tempi degli a better tomorrow (1986) woo ha realizzato solo una fetecchia (paycheck), alcuni discreti film, alcuni molto buoni e alcuni che hanno marcato la storia del cinema d'azione globale.
premio sacrosanto.

come un altro premio forse ancor più sacrosanto sarebbe da attribuire a tsui hark, altro regista che in ogni film ha dato a suo modo una svolta alla tecnica cinematografica, alzando il gradino un po' più su.

#7 François Truffaut

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Visualizza Messaggiopaolone_fr, il 01 January 2010 - 06:38 PM, ha scritto:

come un altro premio forse ancor più sacrosanto sarebbe da attribuire a tsui hark, altro regista che in ogni film ha dato a suo modo una svolta alla tecnica cinematografica, alzando il gradino un po' più su.

Arriverà, se Muller non andrà via.
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#8 Shimamura

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Inviato 02 January 2010 - 06:54 PM

Concordo con il fatto che il buon Tsui meriterebbe un premio di tale portata!
Tuttavia Woo ha marcato di più l'immaginario collettivo rispetto al suo mentore e amico (ma lo sono ancora dopo il fatto di A Better Tomorrow III ?)

Messaggio modificato da Shimamura81 il 02 January 2010 - 06:57 PM

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AltroCinema: Polytechnique (2009), di Denis Villeneuve ; Mishima, a Life in Four Chapters (1985), di Paul Schrader; Silent Souls (Ovsyanky, 2010), di Aleksei Fedorchenko; La petite vendeuse de soleil (1999), di Djibril Diop Mambéty; Touki Bouki (1973), di Djibril Diop Mambéty.
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#9 besciamella

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Inviato 02 January 2010 - 06:54 PM

Visualizza MessaggioFrançois Truffaut, il 02 January 2010 - 10:53 AM, ha scritto:

Arriverà, se Muller non andrà via.

Speriamo che certi maestri di HK comincino ad avere qualche soddisfazione in più anche qui da noi e Tsui Hark è uno di questi.
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