28 risposte a questa discussione

[Cignoman]

Truman Galapagos, il Oct 7 2009, 02:27 AM, ha scritto:

Sono proprio questi piccoli film che mi fanno amare il cinema giapponese, film che non partono da chissà quali pretese, che non vogliono spiegare nulla, eppure allo stesso tempo sono in grado di descrive così bene quegli attimi di vita che ognuno di noi ha una volta passato o che riusciamo a sentire vicini pur non avendoli vissuti direttamente. Film sinceri che ti lasciano una piacevole sensazione dopo averli visti.

Quoto Truman! ! !

[Dr. Fiemost]

Bello, sembra un po' lento all'inizio ma vale assolutamente la pena attendere che i personaggi acquisiscano spessore e capirli meglio.
Geniale la foto e anche il messaggio alla fine, sono quelle trovate che impreziosiscono i film e che lasciano il segno, o almeno un sorriso.

Uno di quei film che possono ispirare riflessioni profonde ma che si possono gustare in leggerezza (ovviamente indossando una tuta ^^).

Grazie per la proposta e per i sub!

[battleroyale]

Dopo essermi goduto quella caleidoscopica danza punk del bel "Fish Story", mi sono gettato a capofitto in quest'altra commedia di Nakamura, regista che ha toccato ogni genere (anche l'horror -ricordiamo- con il simpatico "The Booth" e con il suo epsodio nella bell'antologia "Dark Tales Of Japan") e che ha dimostrato una poliedricità assai invidiabile, soprattutto nella tecnica che lo contraddistingue per un uso calibrato dei colori pastello o accesi (anche "The Booth", pur essendo un horror, ha una fotografia brillante) e anche con "Two In The Tracksuits", Nakamura non fa eccezione.

Stile riconoscibilissimo, molto memore delle lezioni di Ozu e Ogigami (continui richiami dal dolce far niente di personaggi bizzarri di due filmoni come "Kamome Diner" o "Glasses"), ma...nonostante una lentezza formale e una certa ripetitività di contenuti (ma la vita non è forse, -anche nei così detti tempi sabbatici -, ripetitiva già da sé?). Già.

Una volta terminato "Two In The Tracksuits" si ha l'impressione di aver perso tempo per una storia che, solo apparentemente, non ha una trama vera e propria, un fil rouge che ti coinvolga e tenga il tutto con un senso, ma è poco dopo che capisci la preziosità di questo film: riflettere sulla ripetività della vita e, di quanto, spesso, ci tocchi affrontarla (giustamente) con i sentimenti e non con il facile parlare (internet, cellulari).

E così indossiamo una tuta sgargiante (una maschera per nascondere i nostri disagi e diventare fottutamente felici) e ci perdiamo tra la natura dove siamo nati. Ed è qui il bello: riscoprire sé stessi, le proprie origini e, per una volta, sorridere davvero.

Un film che pone un giusto equilibrio tra pessimismo e ottimismo, miscelando immagini poetiche, "rurali", semplici, spesso inutili per il loro soffermarsi su particolari apparentemente banali (l'indagine del quotidiano tipica di Ozu o della Kawase) e il tentativo di rendere ogni azione una storia che merita di essere raccontata.

"Two In The Tracksuits" non è, quindi, una semplice carrellata di personaggi da manga che vivono la loro vita, ma è una commedia che fa riflettere, affascinante e imperfetta... così come doveva essere.

[Oda]

mi fai paura

[battleroyale]

Oda, il 09 April 2010 - 06:57 PM, ha scritto:

mi fai paura

lo prendo per un complimento

[Oda]

sì. andremo a sbronzarci al far east...ti farò diventare uomo. vieni in friuli.ti aspetto

FINE OT

[battleroyale]

Oda, il 09 April 2010 - 07:26 PM, ha scritto:

sì. andremo a sbronzarci al far east...ti farò diventare uomo. vieni in friuli.ti aspetto

FINE OT

OT
Guarda che ci vengo davvero, finalmente!
gli ultimi tre giorni!

FINE OT

[asturianito]

Prima cosa mi son divertito, e non è facile che un giapponese mi faccia ridere.

Poi ringrazio Barka per i sottotitoli e anche per l'ottimo spunto di riflessione che ci ha fornito: a volte dimentico che gli autori, ogni tanto, quando raccontano una storia, raccontano anche la propria storia, e ci si buttano dentro.

Anch'io, come ha detto in sostanza battle, ho visto questo ritornare delle cose nel tempo. L'uomo ha bisogno di ripensare a se stesso, di riflettere, di rimettersi in gioco, di rivendicarsi a se stesso, di rifare certe esperienze per riscoprirsi e ricominciare. Ma sono anche le cose che risuccedono, le situazioni che si ripetono, le occasioni che ricapitano. Magari non sono esattamente uguali, a volte le condividi e a volte sei da solo, a volte le vedi e la volta dopo le vivi, come qui succede a padre e figlio. Impostare il film sulla specularità imperfetta, curando anche i dettagli (la targa della macchina), è stato un pezzo di bravura.

Il cinema ottimista di Nakamura mi piace.

E comunque un film dove si va nei boschi con la Golf non può non piacermi...

[Barka77]

asturianito, il 19 April 2010 - 08:19 PM, ha scritto:

Prima cosa mi son divertito, e non è facile che un giapponese mi faccia ridere.

Poi ringrazio Barka per i sottotitoli e anche per l'ottimo spunto di riflessione che ci ha fornito: a volte dimentico che gli autori, ogni tanto, quando raccontano una storia, raccontano anche la propria storia, e ci si buttano dentro.

Anch'io, come ha detto in sostanza battle, ho visto questo ritornare delle cose nel tempo. L'uomo ha bisogno di ripensare a se stesso, di riflettere, di rimettersi in gioco, di rivendicarsi a se stesso, di rifare certe esperienze per riscoprirsi e ricominciare. Ma sono anche le cose che risuccedono, le situazioni che si ripetono, le occasioni che ricapitano. Magari non sono esattamente uguali, a volte le condividi e a volte sei da solo, a volte le vedi e la volta dopo le vivi, come qui succede a padre e figlio. Impostare il film sulla specularità imperfetta, curando anche i dettagli (la targa della macchina), è stato un pezzo di bravura.

Il cinema ottimista di Nakamura mi piace.

E comunque un film dove si va nei boschi con la Golf non può non piacermi...

Sono contento che ti sia piaciuto.

A me questo film ha stupito perché dopo la prima visione ho pensato fosse mediocre e insipido. Poi nei giorni successivi ho ripensato a ciò che avevo visto e mi sono accorto che le sensazioni che provavo verso il film erano cambiate. E allora l'ho riguardato e mi sono accorto che dentro c'erano delle cose che avevo vissuto anch'io. E allora l'ho riguardato. E riguardato. E ancora, e ancora.
E ogni volta che lo rivedo mi accorgo di qualcosa di nuovo che prima non avevo notato. Proprio come quando si rilegge un libro.

Un film che ho adorato nella sua spontaneità, nel suo ritmo lietamente blando, e nella cura naturale che è stata messa per non portare a nulla di preconfezionato o veicolato. Sembra un film fatto a caso, ma non è assolutamente così. Anzi credo sia un film vissuto e rivissuto.

Un giorno spero di conoscere il giapponese abbastanza bene da potermi leggere il romanzo da cui è stato tratto.

Messaggio modificato da Barka77 il 19 April 2010 - 10:18 PM