Ho finalmente visto Protégé e devo dire che sono rimasto favorevolmente sorpreso, anche al di la delle ottime recensioni lette. Per una volta il personaggio interpretato da Daniel Wu, mi ha convinto, è riuscito nella maniera più adeguata ad incarnare un poliziotto infiltrato senza troppi fronzoli, i cui sensi di colpa derivano più dal contesto sociale in cui si muove che sul proprio modo d'agire. Secondo me, non c'è alcuna forma di retorica nel film, anzi è semplicemente documentarista la visione dei fatti, esposta senza correre a giudizi morali. La moralità di fondo se c'è, è semplicemente dovuta agli effetti che la tossicodipendenza da eroina crea nelle persone. In fondo
quando Nick alla fine cade nella stessa rete, è l'esempio di come la condotta morale non salvi nessuno. I personaggi sono scolpiti tridimensionalmente, a partire da Quin, interpretato da un sorprendente Andy Lau, mai così patetico e contraddittorio (disegno perfetto dell’incoscienza criminale di un uomo d'affari che scivola nell'illegalità, dandosi una giustificazione). Anche Louis Koo è trasfigurato, divenendo a tratti, persino indigesto, Zhang Jinchu fornisce anch'ella una prestazione convincente e Anita Yuen nei panni della moglie di Quin si spoglia dei suoi luoghi comuni recitativi. Insomma un Derek Yee, che riesce a confezionare un lavoro da manuale, scavando con precisione nella Honk Kong più crepuscolare e torbida, fotografata in maniera apocalittica, come un girone infernale in cui milioni di individui sono intrappolati senza pertugi di luce.
Al di la di ogni comprensibile sbavatura, è un lavoro, solido, lineare coinvolgente che non scivola via nell’indifferenza come altri film sul genere.
Complessivamente, per quanto può valere il mio giudizio personale; merita 8
Un ringraziamento speciale per chi ha deciso di tradurre e divulgare così tempestivamente questo bellissimo film