Rule Number One
Titolo : Rule Number One
Titolo originale : Dai yat gaai
Titoli alternativi: Rule #1
Interpreti : Shawn Yu, Ekin Cheng, Stephanie Che, Fiona Xie, Renee Lee
Regia: Kelvin Tong
Produzione: Singapore, 2008
Genere: Horror
Durata: 98'
imdb: 6.4/10 (345 voti) http://www.imdb.com/title/tt0918561/
Versione compatibile: gaygay
Traduzione: battleroyale
Revisione: paolone_fr
L'agente Lee Kwok-keung viene feritonel tentativo di incastrare un serial killer, ma sopravvive grazie all'intervento di una giovane ragazza, che il detective affermerà essere un fantasma. I suoi superiori, ovviamente non credono all'incredibile storia e Lee viene spedito agli affari generali, parte della polizia di Hong Kong che ha sede in un edificio diroccato e si occupa di casi paranormali. E, nonostante la regola numero uno degli affari generali ("I fantasmi non esistono"), ben presto Lee dovrà indagare su una serie di efferati omicidi/suicidi dove le vittime, donne, sembrano essere state possedute prima di darsi o dare la morte...
(recensione tratta dal mio blog cinema_asiatico)
E poi dicono che l'horror è morto e sepolto...
Certo, se la massa si concentra solo sugli USA affogati da remake inguardabili e orribili prodotti homevideo allora sì, ma perchè non volgere lo sguardo verso le altre parti del mondo? Prima di scrivere un epitaffio definitivo al genere ci vorrebbe prima un'indagine accurata su ciò che viene prodotto in Francia e, soprattutto, in Oriente. Troppo facile parlare di morte di un genere quando è l'ignoranza a pervadere. Perchè vedere che film bellissimi continuano ad uscire e rimangono nascosti dall'interesse del pubblico è scioccante.
"Rule #1" è, a mio parere, già un classico della paura: ha solo un anno e mezzo di vita e riconferma la vitalità del cinema horror asiatico, forse meno forte e mordace che in precedenza, ma comunque vivo e in grado di produrre, ancora, film bellissimi.
Kelvin Tong è, ormai, considerato il regista di Singapore horror per antonomasia: dopo il successo del discreto "The Maid" e la coproduzione nippo-malese "1942", ecco questo "Rule #1" che si rivela il suo apice artistico e uno degli horror più belli che siano usciti nel biennio 2008-2009.
La premessa è semplice ed affascinante, ma Kelvin Tong vuole andare oltre la trama quasi già vista e arricchisce la messe con impulsi di thriller poliziesco ed esplosioni improvvise di violenza. Tra indagini e spaventi, lo spettatore viene soffocato da una finale mezz'ora di colpi di scena a catena che annichiliscono e portano ad un'ultima inquadratura che mozza il fiato.
Straordinario il protagonista, che dona al suo personaggio di poliziotto una certa umanità. La regia di Kelvin Tong è diventata finalmente matura e riesce a rendere terrorizzanti i suoi fantasmi grazie, anche, a effetti speciali semplici quanto efficaci.
Ovviamente non mancano i cliché (c'è anche una bambina con i capelli davanti al viso), ma il regista di Singapore li sfrutta al meglio e non cade nel rischio di girare il solito clone di "The Ring".
Non manca una gradita citazione: un suicidio di massa preso dallo splendido "Suicide Club", ma arricchito con il dettaglio inquietante delle trecce delle suicide legate una con l'altra. Della serie: anche nelle scene rubate, Kelvin Tong, ci mette la sua, come un artista.
E questo film, per me, è già cult: Straordinario.
(recensione di Senesi Michele Man Chi per asianfeast)
La regola numero uno: i fantasmi non esistono.
Questo è ciò che un nucleo segreto di poliziotti cerca di ripetere e ripetersi perché la dichiarazione ufficiale del contrario scatenerebbe l’isteria collettiva nella società. Ma queste entità ci sono, eccome. Come al solito i fantasmi possono essere i classici fantasmi d’amore asiatici, soli e tristi in cerca di pace. O, al contrario, creature vendicative capaci di possedere i corpi trasferendosi dall’una all’altra vittima, lasciando dietro di sé solo gusci vuoti fino al compimento della loro maledizione. Così, due novelli “acchiappa fantasmi” dovranno muoversi per sezioni urbane suggestive cercando di sciogliere il bandolo di una funesta matassa tentando di tenere fuori –invano- i propri affetti personali dalla lugubre vicenda.
Kelvin Tong dopo il successo del precedente The Maid torna a battere territori simili, in un anomalo horror-action apparentemente sgangherato. Infatti il film avvicenda stili e umori alterni e contrapposti, uniti solo dall’ottima regia del regista.
L’introduzione catapulta immediatamente lo spettatore in un contesto violento e cupo abbandonandolo senza appigli per i successivi trenta minuti realmente terrorizzanti continuamente sferzati da improvvise, finanche gratuite, scene di puro terrore. Si potrebbero ipotizzare delle carenze di scrittura mentre invece il film rivela una certa cura anche in questo campo; a metà metraggio vengono rivelate e spiegate le trame e sottotrame e da quel punto si inaugura una seconda parte più sbilanciata sul versante dell’azione, più risaputa (c’è anche una variante del suicidio di massa di Suicide Club), permeata da un alone di anni ’80.
Arriva in soccorso tutta la partitura finale e un doppio twist di quelli che sempre più spesso emergono da quelle parti (In love with the Dead docet) realmente shockante.
Oltre questa base strutturale anomala il film regala altri sottili strati di elementi interessanti dal lieve “enciclopedismo illuminista” delle figure del fantasma, fino alle invenzioni tanto surreali quanto melodrammatiche che il regista ci propone di tanto in tanto (la sequenza del ballo di Ekin Cheng con il dinosauro gonfiabile, ad esempio).
Un’opera riuscita quindi, data in mano a due attori collaudati come Ekin Cheng (Tokyo Raiders) e Shawn Yue (Infernal Affairs); Rule # 1 si propone come un prodotto comunque originale anche se a tratti più risaputo, riservandosi un posto più che dignitoso in un’ideale classifica dei film del genere più interessanti del 2008.
BUONA VISIONE!
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Messaggio modificato da fabiojappo il 27 December 2014 - 05:08 PM