Eh sì, è proprio un bel film.
Molto realistico, come è stato detto, con molta attenzione ai dettagli, a certi gesti, modi di parlare, anche incoerenti a volte, ma appunto per questo si sente che è un po' troppo costruito e alla fine poco naturale.
Manca qualche pausa, manca il momento di silenzio imbarazzante in cui non si sa cosa dire, oppure quel momento in cui non si vuol dire una cosa, ma tutti hanno già indovinato quale sia; certo che ognuno qui dentro ritrova qualcosa del proprio vissuto, complimenti a Koreeda, sono pochi quelli che riescono a parlare così universalmente.
Doppio finale opinabile.
François Truffaut, il Apr 2 2009, 07:32 PM, ha scritto:
Aruitemo aruitemo è un de profundis per la famiglia, il modello di un famigliarismo post-Ozu, spietato ma poetico, dove Kore-eda, raccontando in modo mirabile le tensioni visibili ed invisibili di un nucleo di congiunti lacerato al suo interno da un lutto tremendo, mette a nudo le ipocrisie e le contraddizioni dei rapporti familiari e di certi retaggi della cultura giapponese.
Lo consiglio a tutti, anche se richiede uno sforzo per andare oltre la superficie degli eventi.

Ecco, io preferisco non pensarla così, se no avrebbe dovuto girare un altro film. Mi è piaciuto molto l'approccio descrittivo, aderente alla realtà, che non ha bisogno di dimostrare niente, e che non vuole usare il film come paradigma per qualcosa. La superficie degli eventi è tutto ciò di cui c'è bisogno, e anche il regista secondo me la pensa così.