Z E N
«Studiare il Buddhismo è studiare se stessi. Studiare se stessi è dimenticare se stessi». Dogen-zenji
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Versione sottotitoli: GiNJi
GIAPPONE 2009
Durata: 127’
Regia e sceneggiatura di TAKAHASHI Banmei
Produttori KANNO Satoshi / MATSUURA Shigeji
Musiche di UZAKI Ryudo / NAKANISHI Haseo
Fotografia di MIZUGUCHI Noriyuki
Scenografie di MARUO Tomoyuki
Montaggio di KIKUCHI Junichi
Cast artistico:
NAKAMURA Kantaro è il maestro Dogen
UCHIDA Yuki è la prostituta Orin
FUJIWARA Tatsuya è Hojo Tokiyori
TEI Ryushin è Ji-uen e anche Minamoto Kugyo
ZHENG Tianyong è Ju-ching
KORA Kengo è Shunryo
MURAKAMI Jun è Ejo
KATSUMURA Masanobu è Hatano Yoshishige
AIKAWA Sho è il marito di Orin
SASANO Takashi è il maestro delle cucine
TAKAHASHI Keiko è la madre di Dogen
Siamo nella Kyoto dell’anno 1208 d.c. , nell’epoca dello shogunato di Kamakura quindi, un periodo turbolento in cui il Giappone è martoriato dalle lotte feudali tra i clan che si contendono il potere. Il piccolo Monju ha 7 anni e ha già perso il padre all’età di 3. Ora è al cospetto della sua amata madre morente: da lei riceve l’incarico di votare la propria vita alla ricerca di una soluzione che emancipi l’umanità dal dolore e dalla morte. Quattordici anni dopo Monju, diventato un monaco Buddhista, si reca in Cina alla ricerca di un maestro che gli possa insegnare il vero Buddhismo per adempiere alla ricerca affidatagli da sua madre.
Si tratta di un film senza grandi pretese artistiche, un’opera didascalica che ha lo scopo di avvicinare gli spettatori alla vita e alla dottrina del grande fondatore del Buddhismo zen di scuola Soto giapponese: Eihei Dōgen. In rete si possono reperire facilmente molte informazioni su questo personaggio storico e sullo zen, il film per ovvie ragioni non puo’ essere esaustivo nell’esporre il percorso umano e spirituale di Dogen, ma ha il merito di stimolare nello spettatore la curiosità. Il punto di forza di questa pellicola a mio avviso è l’interpretazione degli attori principali, in particolare del protagonista Nakamura Kentaro. Anche la J-idol Yuchida Yuki (vista con Kitano in “Glory to the Filmmaker!”) dimostra a mio avviso di avere delle potenzialità, e questo dimostra che c’è vita oltre Hana Yori Dango, per fortuna. Nel complesso non è un film imperdibile, ma alcune scene restano davvero impresse e tra tutte di certo quella che chiude il film, indimenticabile.
Il regista: “Quando mio padre morì, ero ancora un adolescente. Volendo capire cosa accade alle persone dopo la morte mi recai a stare nel tempio della setta Shingon del monte Koya, poi andai a praticare la meditazione dei templi zen e frequentai anche i riti cattolici. Feci tutto ciò in cerca di una risposta. Ricordo ancora di quando a quel tempo venni a sapere per la prima volta alcune cose sul maestro zen Dogen.
Durante le ricerche che ho svolto per prepararmi a scrivere la sceneggiatura presi una risoluzione basata sulla mia personale visione buddhista: decisi di affrontare questo progetto in quel modo che sentivo indicatomi dallo stesso maestro Dogen.
Durante le riprese, l’immagine che avevo dell’austera purezza di Dogen e della sua totale dedizione iniziò a fondersi con l’immagine di Nakamura Kantaro, l’attore che lo impersonava. Io mi auguro che sarete toccati nell’intimo vedendo Kentaro dare nuova vita allo spirito di Dogen.”
" Studiare la via del Buddha è studiare se stessi. Studiare se stessi è dimenticare se stessi. Dimenticare se stessi è essere illuminati da ogni cosa. Essere illuminati da ogni cosa è liberarsi. Liberare il proprio corpo e la propria mente è liberare il corpo e la mente degli altri. "
Un passaggio del film che cita gli insegnamenti di Dogen.