Nagisa Oshima, 1970
un ragazzo di un cineclub ideologizzato si fa rubare la videocamera da un misterioso tipo che si getta da un palazzo. il mastro viene sequestrato dalla polizia per le indagini. quando viene restituito, i ragazzi del cineclub lo guardano e in due decidono di ripercorrere i luoghi filmati nel testamento del morto per scoprire cosa voleva dire con quel filmato. arriveranno proprio sul tetto del palazzo da dove s'è buttato.
film concettuale su marxismo, giappone del dopoguerra e cinema che è forse il testamento ideale di oshima.
THE SUN's BURIAL
Nagisa Oshima, 1960

la vita nei bassifondi della tokyo del dopoguerra, tra gang, prostitute, ladri, imbroglioni, rivoluzionari e semplici. un ritratto della morte del sole del giappone.
uno dei film più lineari dell'oshima degli inizi. quasi un classico tra kurosawa e fukasaku.
BOY
Nagisa Oshima, 1969

il viaggio sulle strade del giappone di una famiglia di truffatori che tira avanti simulando investimenti automobilistici. un ragazzino e la sua formazione all'imbroglio. e la sua refrattarietà all'imbroglio. senza una luce di rapporti sociali se non per essere crudelmente maltrattata poco dopo. il film che accese la luce su oshima in occidente. tra quelli che ho visto, quello che m'è piaciuto di meno.
SING A SONG OF SEX (A Treatise on Japanese Bawdy Songs)
Nagisa Oshima, 1967

un film di canzoni e musiche per descrivere la lotta di classe e ancora una volta il lutto di un giappone morto e la potenza del sesso, attraverso la storia di quattro studenti che fantasticano di violentare una compagna di università e di un loro professore che muore improvvisamente la notte in cui, sbronzo, insegna le canzoni popolari zozze ai suoi studenti. se ci fosse una definizione sarebbe qualcosa come delirio controllato su pellicola.
DIARY OF A SHINJUKU THIEF
Nagisa Oshima, 1969

incomunicabilità di ogni tipo: sociali, sessuali, verbali, di classe... e sopra Oshima ci fa una storia d'amore assurdo e assoluto tra un ladruncolo di libri e una ragazza che lo scopre a rubare. se non ci fossero le droghe sintetiche, si potrebbe sempre ripiegare su un film di oshima. su questo, soprattutto. gente in sala ha visto fantasmi e ombre sedute sulle seggiole al fianco degli spettatori. sembra che duri il doppio di quello che è (e non perché annoi) perché è talmente denso e succedono talmente tante cose che ti salta la cognizione del tempo. più che un film, un'esperienza.
CALL IF YOU NEED ME
James Lee, 2009

inguardabile. senza regia, senza fotografia, con dialoghi approssimativi, una storia così così e tanto già visto e fatto male. ritmo zero. video pessimo. sonoro pessimo. inspiegabile cosa ci facesse in un festival.