La solita solfa del killer-filosofo con un suo credo ben definito, tutto proteso a trovare una nuova consapevolezza (l'amore?) che gli faccia trascendere il torpore in cui vive, più il solito sentimentalismo in salsa fatalista di certo cinema coreano (gli ingredienti sono sempre gli stessi: lui, lei, i loro sentimenti, il destino avverso che ci mette lo zampino…): tutto già visto e senza nerbo. Il nichilismo strisciante cui strizza l'occhio il regista (il quale è un esordiente: si vede), ad ogni piè sospinto, non è mai incandescente come quello di un Park Chan-wook, anche se vorrebbe esserlo. Prevedibile lo schema narrativo, interessante ma poco pregnante il tocco tra il serio e il faceto, discutibili alcune scelte musicali. Qualche buona intuizione di regia all'inizio e poi nulla più. Peccato. Salvo le magnifiche gambe della protagonista.
Voto: 5/5,5
Princ, grazie lo stesso.
Messaggio modificato da François Truffaut il 24 November 2007 - 07:33 PM