Begotten, di Elias Merhige, con Brian Salzberg, Donna Dempsey, Stephen Charles Barry. Un uomo, con indosso una maschera, segregato in una casa nel bosco, si dilania le membra fino ad uccidersi. Poco dopo una donna, prima nascosta, e anch'essa mascherata, comincia a masturbare il cadavere, dal cui seme nasce un figlio deforme. Questo, insieme alla madre, viene torturato da una tribù di uomini incappucciati. Begotten è l'essenza più pura del cinema sperimentale, un'Opera disturbante più per la violenza psicologica che per quella visiva, alla fine "calmata" dall'uso di un bianco e nero sporco e sfuocato, stile film muto. Con cui in comune ha (quasi) anche il sonoro, con dialoghi totalmente assenti, e pochi frusci e rumori affidati ai suoni della natura. Svariate interpretazioni sono state date alla storia, ma verso la fine si scopre un fondo di verità. Dio e Madre natura, la crudeltà degli uomini, i danni che questi compiono oggi giorno verso madre terra, il film di Merhige è tutto fuorchè fine a se stesso, ma è un esempio crudele e visionario di come si possa trasmettere significati più profondi attraverso le immagini, splendide nella loro brutalità, che assumono a percorsi interpretativi che spremono l'amina e la ragione. Folgorante.