Rispondo a ziadada, non tanto perché abbia una risposta, nessuno ce l'ha, credo, visto che la gestione della cosa pubblica è una delle questioni più aperte che ci siano, ma perché sono osservazioni alle quali non avevo pensato che di sfuggita.
ziadada, il 09 June 2011 - 01:16 PM, ha scritto:
Se il gestore deve fare investimenti, la durata della concessione deve essere almeno pari a quello di un plausibile piano di ammortamento. Tieni conto ad esempio che realizzare un depuratore (nel nostro paese ne mancano ancora molti, e siamo già in procedura d'infrazione) costa per un bacino d'utenza medio piccolo diciamo venti milioni di euro. Direi che la durata delle concessioni sarà ragionevolmente da venti a trent'anni.
Mi sembra una cifra alta venti trent'anni, io direi che in 5-7 anni qualcosa di buono e risolutivo un soggetto serio lo riesce a fare. Prendiamola per buona comunque.
Il piano presentato durante la gara, dal pubblico o dal privato o dal misto per me è lo stesso, ha quella durata.
In questo periodo devono esserci dei controlli per capire se il piano va avanti, è fermo, va rivisto (quasi sicuramente, nel mondo di oggi, in qualunque settore, si fa fatica a pianificare di anno in anno, figuriamoci per venti! XD).
Chi fa questi controlli? Il proprietario della rete?
Se il proprietario è diverso dal gestore, probabilmente sì.
Se il proprietario e il gestore sono la stessa cosa (come adesso in tanti posti), i controlli sono inutili, pura formalità, non serve che spieghi perché. Ci vuole allora un'authority esterna e indipendente: se vede che la gestione fa schifo, la concessione viene ritirata prima della naturale scadenza e si procede a un'altra gara o nel peggiore dei casi al commissariamento.
Questo è il problema e di questo avrei voluto sentir parlare molto di più. Troppo comodo appiattire il dibattito sullo scontro pubblico-privato, che è pura demagogia, troppo difficile parlare di inserire nel meccanismo di gestione un sistema di controllo degli investimenti e della qualità del servizio. Che non riguarda solo l'acqua, ma tutto ciò che è servizio pubblico.
Perché è così, tutto il pubblico in Italia ha una insopportabile allergia per i controlli e il giudizio esterno.
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Cosa succede delle gare se vince il si: dove c'è la gestione interamente publica o a maggioranza pubblica non occorrerà nessuna gara, semplicemente si proseguirà. Le amministrazioni che riterranno invece di affidare in tutto o in parte all'esterno sono comunque tenute a fare la gara: le normative europee in questa materia non sono suggerimenti, sono anzi immediatamente cogenti per tutti gli stati membri anche in assenza di una legge nazionale di recepimento.
Non mi risulta che la normativa europea per l'affidamento di un servizio pubblico sia cogente per quanto riguarda la gara. Lascia libertà di scelta su come far intervenire il privato. Che è anche giusto. Ma è purtroppo poco in uno Stato come il nostro che ha bisogno di trasparenza.
Se non è così e l'Europa ci sta mettendo le regole che non siamo riusciti a darci, sono contento.
Oh, poi a me va bene che si continui così: c'è stata una grande partecipazione popolare, "abbiamo" ribadito dei principi giusti e sani, "abbiamo" dato un segnale bello e forte a chi ci governa e a chi ci governerà. Il
default è più vicino. Basta che non "diamo" tutta la colpa ai politici quando succederà.
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Ma il punto sul quale mi sta più a cuore risponderti è un altro: tu ritieni meglio pagare l'acqua al suo prezzo commerciale, piuttosto che ritrovare nelle tasse i costi non coperti dalla bolletta. Questo concetto non lo posso accettare: le tasse si pagano secondo le proprie possibilità, ma l'acqua si utilizza secondo il bisogno. Se non posso permettermi l'acqua, mi ammalo e muoio.
Esattamente: ritengo meglio pagare l'acqua a un prezzo commerciale pari al suo costo. Ma soprattutto, ed è questo il punto che mi preme, ritengo immorale prelevare dalle tasse che paghiamo i costi non coperti dalla bolletta,
sistematicamente e
senza che ci venga detto. Perché è questo quello che avviene ed è (anche) per questo che non si investe nell'efficienza delle reti idriche.
Poi riconosco che ci sono fasce di popolazione svantaggiate, che adesso non sprecano e che sarebbero penalizzate da un aumento delle tariffa: è un problema da porsi e di cui bisognerebbe/bisognava parlare, perché non è che adesso che hanno vinto i sì, è scongiurato.
Però esiste un welfare, queste persone hanno già un accesso ai servizi più facile rispetto al resto della società, non dico adeguato alla loro situazione, ma sicuramente agevolato: si possono prevedere convenzioni locali, tariffe massime per fasce d'età (over 80), per reddito (below tot €), ecc.... In alcune realtà il welfare non c'è proprio, mancano i servizi di base o manca la possibilità di accedervi, però allora è un problema strutturale, di governo, non di gestione.
Ci sarebbe tutto un bellissimo discorso/dibattito sulle politiche di assistenza agli anziani in generale, quelle poche che ci sono le fa qualche ente locale, ma poi basta. È una vergogna.