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#1 SulFiloDeiRicordi

    Ciakkista

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Inviato 19 January 2024 - 12:21 PM

Apart
散後


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Scheda

  • Titolo: Apart
  • Titolo originale: 散後 (San Hau)
  • Regia: Chit-Man Chan
  • Sceneggiatura: Chit-Man Chan
  • Genere: Romantico, drammatico
  • Durata: 97 min (1h 37min)
  • Paese: Hong Kong
  • Lingua: Cantonese
  • Data di uscita: 11 Gennaio 2020
  • Interpretato da:
    • Will Or (Yin)
    • Sofie Ng (Maryanne)
    • Lit-Man Chan (Toh)
    • Jocelyn Choi (Jessica)
    • Yoyo Fung (Shi)
    • Chit-Man Chan (Hung, padre di Yin)
    • Oh Kai Wa (Gallina)

Recensione e trama


All’Università di Hong Kong, l’intraprendente studente Yin e la sua ragazza Maryanne, si attivano per organizzare uno sciopero studentesco nell’ambito del movimento degli ombrelli (2014). Alla coppia si uniscono il timido cugino di Yin, Toh, la loro stravagante parente Jessica, cresciuta negli Stati Uniti, che documenta buona parte del suo viaggio, e l’origamista Shi.

Mentre Maryanne, più di tutti, è totalmente devota al movimento, Yin cammina sul filo del rasoio, con la sua famiglia — specialmente suo padre e zio di Toh, Hung, che gestisce un’azienda di trasporti turistici, che è apertamente contrario alla protesta (e pertanto, anche contro la fidanzata del figlio) sia sul piano ideologico che su quello pratico, in quanto danneggia e mette in grave pericolo i suoi affari. Oltretutto, Yin diventa sempre più restio ad adottare posizioni e tattiche via via radicali, come quelle di Maryanne o di un altro organizzatore della protesta, che promuove l’uso della violenza. Yin e Marianne sono perciò una coppia sfortunata, che fatica a reggere sotto la pressione delle loro differenze.

Dopo soli cinque anni, durante le proteste contro il disegno legge sull’estradizione ad Hong Kong (il film salta avanti ed indietro nel tempo un paio di volte), Yin ha in mente di trasferirsi nel continente come capitalista di ventura con il suo telefono in tecnologia a diodo laser per cercare fortuna nel mercato Cinese; Maryanne invece è diventata un legislatore dell’opposizione; Shi lavora per le Nazioni Unite, ed infine, Toh porta avanti le sue battaglie con Jessica a suo fianco, che vuole documentare tutto quanto, quando i destini dei giovani si incrociano di nuovo.

Di fatto, le proteste di Hong Kong diventarono forse una delle questioni più controverse al mondo nel 2019, dato che, per quanto il problema fosse di carattere locale, finì per riverberare in tutto il modo, suscitando polemiche sensazionalistiche e dibattiti, sia di natura politica che economica. Quell’intricato fulcro di dibattiti su dibattiti ha suscitato consensi, contro-proteste, sanzioni, boicottaggi e ritorsioni ufficiali che hanno coinvolto i grandi marchi di abbigliamento, società informatiche, videoludiche, parlamentari e, più notoriamente, anche l’NBA (un importante dirigente si espresse a riguardo, ed un importante giocatore si schierò contro l’esprimersi sulla questione — entrambi furono puniti severamente e boicottati a seguito del fatto).

Ciò è stato un primo esempio di qualcosa che era destinato a verificarsi da tempo: con la Cina e la sua popolazione che continuano a giocare un ruolo sempre più importante nello scenario internazionale, raggiungendo un gran numero di nazioni, i problemi interni vengono via via più internazionalizzati.

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Con ciò in mente, una questione del genere è particolarmente difficile da rappresentare in maniera equilibrata, e per un artista è più che mai difficile creare qualcosa che non scada in pura polemica oppure in un ritratto unidimensionale — similmente (in chiave moderna) a come i film sulla guerra in Vietnam erano temuti ed evitati nella Hollywood degli anni 70. A maggior ragione la sfida è ancora più grande quando si tratta del debutto alla regia di un regista indie come Chitman Chan, attore conosciuto quasi esclusivamente per ruoli secondari; di cui il più noto è forse quello di Raymond in Mangiare bere uomo donna.

Sebbene non sia particolarmente difficile intuire il suo schieramento, Chan è saggio a non evitare di mostrare più punti di vista. Fin dal principio, ad Apart va riconosciuta la sua premessa ambiziosa di cercare di unire due generi molto diversi, inquadrando una travagliata storia d’amore nel contesto di eventi politici più grandi. Sebbene questo tipo di intreccio non sia una novità nel cinema di Hong Kong — si veda ad esempio Comrades: Almost a Love Story — è molto più raro che ciò avvenga in presa diretta, quando gli eventi trattati sono ancora freschi.

Apart si concentra sulla difficile condizione di una coppia (o, in minor grado, un paio di coppie), ma riesce a rendere una narrazione apparentemente specifica, quella che è in realtà la probabile storia di molti. In fin dei conti, tanti cittadini di Hong Kong, se non la maggior parte, avranno conosciuto amici stretti, colleghi, familiari, da cui si sono divisi inflessibilmente per via dello scontro tra fazioni politiche.

Il film alterna importanti colpi di scena e cambi di atteggiamento dei personaggi e situazioni, con immagini reali e dialoghi presi dalle proteste (tra cui si vede, con un video-montaggio, Maryanne che partecipa ad una delle proteste reali). Ad esempio, l’ingiunzione del governo, effettivamente esistita, che rende il blocco delle strade un crimine, diventa un’importante motivo di attrito tra i protagonisti, divisi dalla volontà di fare un passo indietro di uno, e quella di tenere duro oppure aumentare la pressione per tutta risposta dell’altra, a mostrare come vi possano essere diversi fronti all’interno dello stesso movimento “unificato” (difficoltà comune dei movimenti privi di un capo od autorità). “Pare che molti vogliano solo sbarcare il lunario”, Yin sospira realizzando che le idee politiche sono pur sempre assoggettate alle vicissitudini personali ed economiche, compreso per suo padre, durante una discussione tesa, ma stavolta cordiale, con lui.

Così Apart riesce a rendere queste convinzioni fondamentali e conflitti accessibili ad un pubblico più ampio. Perché per quanto le circostanze siano uniche e specifiche di Hong Kong, anche spettatori di altri paesi ci si possono riconoscere, specialmente se di paesi che hanno di recente affrontato questioni politiche fortemente polarizzanti (per quanto diverse) che in maniera simile hanno diviso le generazioni — si veda la BREXIT nel Regno Unito. E ad Apart non sfugge l’innata intransigenza tra molti che, nonostante passino la maggior parte della propria vita convivendo, sono cresciuti con insiemi di valori ed ideali molto diversi (specialmente i giovani che non sono plasmati solo dai gruppi di compagni ed il mondo circostante, ma anche dalla presenza dei social networks).

In questo senso Apart fa un buon lavoro nel portare alla luce tali aspetti di una questione complicata, ed affrontarli. Come venga presentato il tutto, è una questione più spigolosa. Va riconosciuta ad esempio la creatività nell’avere una ragazza diffidente che chiede in maniera retorica al proprio ragazzo cosa vuole davvero, seguito (in termini di scena e dialoghi) da manifestanti che gridano “Voglio la vera democrazia”. In generale il film risulta più creativo che convincente. Se la relazione tra i ragazzi avrebbe dovuto essere una metafora del cuore del movimento di protesta (od un’allegoria del legame tormentato tra Hong-Kong ed il continente), sarebbe potuto essere comunicato in maniera più convincente. Ma in quest’ottica Apart osserva e si collega all’incertezza dei suoi due dilemmi principali — il futuro di Hong Kong e la fattibilità di una relazione moderna normale in cui tutti sono felici.

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Come la sceneggiatura, anche le prestazioni degli attori a volte lasciano a desiderare, come ci si può aspettare da quasi tutti debuttanti e non professionisti. Il protagonista, Or, è in tal senso il più solido (insieme agli attori secondari più esperti) insieme a Ng, con gli altri adeguati, tranne nelle scene più difficili in termini emotivi.

In linea con tendenza non particolarmente fortunata tipica dei più recenti film indie di Hong Kong, Apart presenta delle musiche di sottofondo particolarmente sentimentali (vedi anche Still Human). Non che sia necessariamente un male, ma si può fare di meglio di avere una stereotipata composizione di pianoforte che parte insieme alla frase “Perché io ti amo davvero”.

Se in passato alcune delle più importanti uscite mainstream di Hong Kong hanno teso a sfruttare messaggi carichi di implicazioni politiche per fini narrativi, questa strada diventerà sempre più improbabile e di scarse prospettive, quando una sempre più significativa parte dei film di punta sono in co-produzione diretta tra Hong Kong ed il continente o vantano la partecipazione di registi, attori e membri dello staff di entrambe le industrie cinematografiche. Perciò, al di là delle idee di chi gira il film, è ragionevole in termini lavorativi e risparmia diversi grattacapi evitare questioni sensibili o che possano rischiare di offendere uno dei due schieramenti.

Per questa ragione il cinema indipendente a basso budget probabilmente ricoprirà un ruolo sempre più importante, se non esclusivo, diventando un baluardo delle caratteristiche tipiche del cinema mainstream di Hong Kong e della crescente consapevolezza sociale. Anche ad alcuni pezzi grossi dell’industria non è sfuggito ciò, come Anthony Wong, che ha recitato in Still Human gratuitamente, oppure Herman Yau, che ha prodotto questo film.

Pur mostrando più passione e coraggio che smalto, il tema di attualità del film ed il suo approccio atipico, aiutano Apart a distinguersi in un’industria che ultimamente è più cauta che mai.

“Forse non ci riusciremo, ma almeno ci abbiamo provato, e siamo stati fedeli a noi stessi, alla nostra società e storia.”

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TRAILER




SOTTOTITOLI

Traduzione: SulFiloDeiRicordi
Revisione: Kiny0



BUONA VISIONE!


Messaggio modificato da SulFiloDeiRicordi il 26 January 2024 - 12:01 PM






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