FOCUS STORICO
a cura di Tsui Hark
La guerra
La Seconda guerra sino-giapponese (7 luglio 1937 - 9 settembre 1945) fu il principale conflitto tra la Repubblica di Cina e l'Impero giapponese. Combattuta prima e durante la Seconda guerra mondiale, terminò con la resa incondizionata del Giappone il 9 settembre 1945, che mise fine alla Seconda guerra mondiale. La Seconda guerra sino-giapponese fu il più grande conflitto asiatico del XX secolo.
In cinese questa guerra è nota principalmente come guerra di resistenza contro il Giappone (抗日战争, Kàng Rì Zhànzhēng) ma è anche conosciuta con il nome di guerra degli otto anni di resistenza (八年抗戰) o semplicemente guerra di resistenza (抗戰). In Giappone è usato il termine guerra sino-giapponese (日中戦争, Nicchū Sensō), ritenuto maggiormente neutrale.
La maggior parte degli storici collocano l'inizio della seconda guerra sino-giapponese al 7 luglio 1937 giorno dell'incidente del ponte Marco Polo (ponte Lugou), mentre alcuni storici cinesi ritengono di retrodatare l'inizio della guerra al 18 settembre 1931 data dell'incidente di Mukden.
L'incidente di Mukden. Il 18 Settembre 1931, nelle vicinanze di Shenyang (Cinese tradizionale: 瀋陽; cinese semplificato: 沈阳; pinyin: Shěnyáng, in mancese Mukden) nella Manciuria meridionale, venne fatto esplodere un tratto di ferrovia di una compagnia giapponese (南満州鉄道株式会社/南満洲鉄道株式会社, Minami Manshū Tetsudō Kabushiki-gaisha, o 満鉄 Mantetsuwas). Non è mai stato appurato chi abbia acceso la miccia della dinamite, ma una teoria piuttosto fondata incolpa il Colonnello Seishirō Itagaki, il Tenente Colonnello Kanji Ishiwara, il Colonnello Kenji Doihara e il Maggiore Takayoshi Tanaka, che avrebbero pianificato l'attentato fin dal maggio precedente: lo scoppio dell'esplosivo non avvenne a ridosso dei binari e i danni furono molto limitati, il che fa pensare che non ci fosse una reale volontà di danneggiare l'infrastruttura. L'Esercito Imperiale giapponese diede la colpa a dissidenti cinesi e rispose invadendo la Manciuria il giorno dopo l'attentato, il 19 Settembre 1931.
L'incidente del ponte di Marco Polo. Nella notte tra il 7 e l'8 luglio 1937, nei pressi del ponte di Marco Polo, vicino a Pechino, truppe dell'esercito giapponese conducono un'esercitazione non autorizzata dal governo cinese. Seguono alcuni scambi di artiglieria, in seguito ai quali un soldato giapponese risulta disperso. Le truppe sull'uno e sull'altro fronte si sentono sotto attacco. L'8 luglio i giapponesi attaccano e sembrano in grado di conquistare il ponte, ma durante il pomeriggio il maggior numero di soldati cinesi impegnati ha la meglio. Le parti raggiungono un accordo, l'episodio momentaneamente rientra, tuttavia permane una reciproca sfiducia e nei giorni seguenti aumentano le truppe presenti. Alcuni parlano di un coinvolgimento del Partito Comunista per mettere in difficoltà il Kuomintang.
L'entrata in guerra. La Cina non mosse guerra al Giappone (per timore di alienarsi le potenze occidentali in Asia) fino all'incidente del ponte Marco Polo, il 7 luglio 1937, e combattè da sola in un conflitto non dichiarato. In seguito all'attacco di Pearl Harbor del dicembre 1941, la seconda guerra sino-giapponese entrò nei conflitti della seconda guerra mondiale e la Cina divenne alleata di Stati Uniti e Gran Bretagna.
La Battaglia di Shanghai
Il Generalissimo Chiang Kai-shek (Jiang Jieshi, 蔣介石) decise di organizzare la difesa di Shanghai e schierò le sue truppe migliori, le divisioni addestrate, organizzate ed armate dagli istruttori tedeschi a difesa dei principali centri industriali.
La battaglia di Shanghai causò notevoli perdite su entrambi i fronti e finì con la ritirata cinese verso Nanchino, che cadde in mano giapponese pochi mesi dopo. Fu una battaglia durissima; i giapponesi dovettero mobilitare oltre 200.000 truppe, insieme a numerosi mezzi navali ed aerei per conquistare la città dopo oltre tre mesi di intensi combattimenti, le cui vittime superarono di gran lunga le previsioni iniziali. Per quanto riguarda i difensori cinesi, se da un punto di vista militare fu una sconfitta, essa raggiunse i suoi obiettivi politici, mostrando al mondo la volontà della Cina di resistere.
La battaglia, malgrado la sua conclusione, ebbe quindi un effetto positivo sul morale dei cinesi, la cui capacità di resistenza era stata di molto sottovalutata dai giapponesi che avevano affermato per scherno di essere in grado di "conquistare Shanghai in tre giorni e la Cina in tre mesi".
La battaglia di Shanghai è divisa fondamentalmente in tre fasi.
Prima fase (13-22 Agosto 1937). Il 13 agosto iniziano piccole schermaglie nei distretti Zhabei, Wusong e Jiangwan alle quali si susseguono, sempre il 13, colpi di mortaio. Il 14 mattina l'aviazione cinese bombarda diversi obiettivi giapponesi e viene proclamato l'inizio della Guerra di Resistenza ed autodifesa (自衛抗戰聲明書). Il 16 l'esercito cinese tenta di accerchiare il nemico, ma carri carmati giapponesi repingono l'attacco che cessa il 18. La Cina paga la mancanza di addestramento dei soldati e la vulnerabilità dei propri carri armati, l'esercito giapponese contrattacca il 22.
Seconda fase (23 Agosto - 26 Ottobre). Avviene uno dei combattimenti più sanguinosi ed intensi. La battaglia si sposta sulla costa a nord-est, a 40 chilometri da Shanghai, nella città di Liuhe (瀏河), dove sono approdati i Giapponesi. Le falle nell'esercito cinese si fanno sempre più numerose.
Terza fase (27 Ottobre - 26 Novembre). Dopo aver perso importati centri urbani come Liuhang (劉行) e Dachang (大場), i cinesi, dimezzati di numero, non riescono a tener testa alla forza degli invasori e si ritirano da Shanghai. L'esercito giapponese occupa la città e decide di avanzare verso Nanchino.
Molte fabbriche vennero distrutte durante la guerra. Delle quasi milleduecento attività industriali che operavano a Shanghai, compresi i piccoli laboratori artigianali, soltanto poco più del 10% era ancora attivo alla fine della guerra.
La Battaglia di Shanghai fu una sconfitta militare, ma la Cina dimostrò coraggio nel combattere un nemico militarmente più forte: questo accese un diffuso nazionalismo, mentre in politica estera accelerò l'intervento degli Alleati.
Ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, Shanghai era l'unica città ad accettare gli ebrei e diventò un centro per molti rifugiati europei. L'invasione giapponese, sotto pressione tedesca, trasformò il Distretto di Hongkou in un ghetto nel 1941.
Fonti:
Wikipedia,
cinaoggi.
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L'ASCESA DI UNA STELLA: TSUI HARK E SHANGHAI BLUES
a cura di asturianito
L'esordio. Tsui Hark esordisce nel cinema di Hong Kong con film abbastanza spiazzanti per l'epoca, dove i generi vengono mischiati molto liberamente, il linguaggio sa essere fascinoso, ironico, anche aggressivo: non incontrano particolare fortuna presso il pubblico, ma portano il regista all'attenzione della critica, che lo inserisce a pieno titolo nella New Wave cinematografica di quel periodo.
Nella Cinema City. Il suo stile eccentrico e fantasioso lo porta a contatto con la casa di produzione Cinema City, e nel 1981 entra in pianta stabile nella scuderia dei giovani e rampanti Karl Maka e Raymond Wong, che nei primi anni '80 spingono la commedia agli estremi, accostando il quotidiano all'ultramoderno, gli attori collaudati alle facce nuove, i toni eleganti a quelli più sgangherati; qualcosa di simile, in quel periodo, lo sta facendo anche Wong Jing in casa Show Brothers. E Tsui Hark, autore di punta della New Wave, cosa c'entra con la commedia? Tsui conosce il mestiere, quindi può fare tutto (e in trent'anni di carriera ha fatto davvero di tutto!); inoltre ha studiato cinema negli Stati Uniti, ha esperienza diretta di come viene prodotto un film in America e conosce bene i classici americani: per arrivare al successo i film di Cinema City guardano a Occidente e Tsui Hark è una risorsa preziosa. Funziona: in quegli anni la Cinema City non sbaglia un colpo, registi giovani (Ringo Lam, Eric Tsang) fanno esperienza e ricevono i favori del pubblico. Tsui gira tre film, tra cui il terzo Aces Go Places, ne produce altri, ma soprattutto trova quel successo popolare che gli mancava: adesso è pronto per mettersi in proprio.
Nasce la Film Workshop. Il suo eclettismo gli impedisce di rimanere legato a un unico genere, inoltre avere il controllo completo di un film, in tutti i suoi aspetti, è per lui un'aspirazione e una sfida. Nel 1984 Tsui Hark fonda la sua casa di produzione, la Film Workshop. Il suo primo film è, appunto, Shanghai Blues, una storia ambientata nella Shanghai del dopoguerra che si ispira direttamente al cinema cinese degli anni 30 e 40 (di cui Shanghai era la capitale), al musical e alla commedia classica americana; una storia, soprattutto, davvero da dopoguerra, raccontata come avrebbero fatto dopo il '45, con lo stesso spirito e la stessa voglia di narrare e intrattenere che aveva il cinema alla fine del conflitto mondiale, non soltanto in Cina, ma anche in Europa.
L'idea. All'inizio, tuttavia, non ha in mente un contesto storico. Pensa a un'ambientazione contemporanea, o addirittura nel futuro, nel periodo dell'handover, ma siccome il cinema non è mai stato in grado di prevedere correttamente il futuro, decide di collocare la storia nel passato e sceglie gli anni della guerra, un periodo in cui eventi cruciali sono imminenti e c'è molta preoccupazione per il futuro: anche nel 1984, a Hong Kong, la gente è preoccupata e guarda con timore al 1997.
La lavorazione. Il budget a disposizione è naturalmente limitato (in totale circa 4 milioni di HK$), i set a disposizione sono solo tre: uno per gli interni, uno per gli esterni e uno per le scale. Racconta Nansun Shi, moglie di Tsui Hark e co-fondatrice della Film Workshop insieme al marito: "Eravamo agli inizi, senza appoggi esterni, ci siamo buttati. Pensavamo di girare a Shanghai all'inizio, ma era troppo complicato a quel tempo, così ho chiesto un parere a Hing Yee Ah Yeung (artista ed espositore di fama mondiale, oltre che scenografo del film). Lui ha messo un pezzo di ponte, ha posizionato le luci per le stelle nel cielo, ha creato una skyline del lungofiume come poteva essere. Poi c'era il problema dell'acqua, i riflessi, le ombre. È stato bravissimo, ha fatto tutto con pochissimi mezzi, ma il risultato era molto credibile".
La storia e la musica sono i due punti di forza principali del film. Tsui affida la scrittura del film al suo sceneggiatore di fiducia, Szeto Cheuk Hon, aiutato da due giovani alla loro prima esperienza; le musiche sono invece opera di James Wong, praticamente all'esordio della sua brillante carriera.
Il sogno si avvera. Il film esce nelle sale a settembre del 1984 e incassa più di 11 milioni di HK$, un ottimo risultato che consente alla società di andare avanti con una certa tranquillità. È anche questo il motivo per cui il regista è così affezionato a Shanghai Blues: è qui che ha inizio il modo in cui Tsui Hark fa cinema.
Fonti:
- Di Giulio, Matteo,
Shanghai Blues @ Hong Kong Express;
- Morton, Lisa, The Cinema of Tsui Hark. Jefferson, NC: McFarland and Company, Inc., 2001;
-
Hong Kong Cinemagic;
- Voce di
Tsui Hark su wikipedia.
Messaggio modificato da Tsui Hark il 05 February 2011 - 02:08 PM