Sceneggiatura: Hirokazu Kore-eda.
Fotografia: Yamazaki Yutaka.
Montaggio: Hirokazu Kore-eda.
Musica: Tablatura.
Interpreti: Junichi Okada, Rie Miyazawa, Tadanobu Asano, Arata Furuta, Teruyuki Kagawa.
Hana Yori Mo Naho: a volte indicato semplicemente con il titolo di ''Hana'', e' l'ultimo nato dall'apprezzata e internazionalmente riconosciuta mente (regia e sceneggiatura) di Hirokazu Koreeeda, il felice autore di una vistosa lista di successi tra i quali spiccano Maborosi, After Life e il film della consacrazione Nobody Knows.
E' un film di samurai ma, naturalmente, e' molto particolare. L'introduzione e' affidata a un paio di balloon da fumetto che inquadrano il contesto storico, la scena poi si apre con una musichetta pseudo-celtica di quelle da balli e danze allegre come sfondo al sereno risveglio di una baraccopoli lercia e schifosa nella periferia di Edo che farebbe invidia a quella di Dodeskaden. In mezzo ai poveracci, concentrati in pseudo attività tra il mercato del pesce e la latrina centralizzata adibita a raccolta concime umano per i campi, vive da un quasi tre anni un giovane samurai, interpretato da Junichi Okada (qui gia' visto in Tokyo Tower): a tempo perso e senza troppa volontà il nostro protagonista e' alla ricerca dell'uomo che uccise tempo prima suo padre, e' una sacra e nobile missione di vendetta la sua; sfortunatamente il giovane samurai e', oltre che incapace con la spada, decisamente piu' interessato a far parte della simpatica comunità di poveri ma buoni straccioni, dando lezioni di scrittura e conto ai locali bambini, e corteggiando la bella vedova dal volto di Rie Miyazawa (Ashura e Twilight Samurai tanto per dirne due tra i tanti). Per dirla grossolanamente questo film e' la versione commedia gentile e gioiosa dell'ultimo ciclo crepuscolare di film sui samurai: gli stati guerrieri sono scomparsi, in Giappone regna la pace e la via del samurai e' in declino e priva di fondamenta; la vendetta e' un passatempo per nobili privi di contatto con la vita naturale e cordiale e vitale del popolo felice e risoluto del ghetto: il fulcro del film gira intorno alla decisione del giovane samurai se portare avanti o no il suo intento di vendetta.
Il lavoro di Koreeda e' molto più carico sulla sceneggiatura e i dialoghi, che sullo stile della regia; e' un film molto diverso dai suoi precedenti e piu' noti, e lo stile visivo e' men inciso e piu' attenuato, meno vistoso, meno ricercato. A parte un paio di scene naturali un po' troppo cariche il denominatore comune di tutto il film e' la semplicità e quotidianità' di un vivere a misura d'uomo comune. L'inquadratura finale, seppur forzata, chiude il cerchio della prima apparizione del protagonista mostrando e suggellando la trasformazione e la maturazione del suo personaggio, cosi' come il cambio d'epoca.
Recensione di http://taisen.splind...archive/2006-12
Note della traduttrice
E' necessario chiarire una cosa.
Ho notato con disappunto che questo regista o forse il traduttore dei sottotitoli inglesi ha un'ossessione maniacale per la parola "shit" (di cui tra l'altro non mi ero accorta in "nobody knows"): l'ha inserita ogni volta che ha potuto e ne ha fatto il centro di intere conversazioni mettendola in bocca anche a signore apparentemente molto rispettabili.
Visto che non condivido la sua ossessione, non avevo intenzione di tradurla e ho tentato di trovare ogni tipo di eufemismi (v. feci) che ovviamente suonavano anche peggio. Presa dallo sconforto sono persino arrivata al punto di tradurre il verbo "to shit" con "andare di corpo"...e non avrei mai pensato di sentirmi obbligata a farlo in tutta la vita!
A un certo punto mi sono stufata e ho finito con il tradurla nel modo più volgare possibile nella maggior parte dei casi. Controlla il testo e vedi tu se esiste un'altra soluzione, a parte scrivere al regista e chiedergli il motivo di questo abuso smodato e ingiustificato.
Orè!
PS Sorellina mitica
Messaggio modificato da fabiojappo il 08 June 2014 - 08:01 PM