Oggi pomeriggio sono tornato da lavoro senza sentirmi stanco morto, solo molto stanco, e questa è certo una novità. Così mi son fatto coraggio e ho colto la palla al balzo - correndo il rischio - ora che me lo potevo permettere. Altrimenti chissà quando sarebbe ricapitato di avere un briciolo di forza residua.
Insomma, ha vinto il festival di Venezia quest'anno, nel 2006, con un film che - come quasi tutti - non ho visto; e allora perchè non guardare i suoi precedenti per capire se ho fatto bene o male?
Ho scaricato i sub di quello del 2002 (Unknown Pleasures) e mi sono prenotato “The world (Shijie)” del 2004 che sono in procinto di tradurre.
Per la felicità del “bambino delle stelle” (
che ha subbato il titolo e gode del tedio e della noia se dietro si cela una grande bellezza) devo dire che Unknown Pleasures è LENTO e monotono (
non ha praticamente mai cambi di ritmo).
Ammetto anche di essermi addormentato (
sconsiglio di vederlo sdraiato sul divano o sul letto con tapparelle abbassate (per quello meglio le feste delle medie. Elio docet),
preferite una sedia con delle puntine sotto la muscolatura glutea o un materasso di chiodi da fachiro) un paio di volte e aver perso il filo del discorso a un certo punto.
Così stasera me lo sono RIVISTO!
Non voglio passare per superficiale, cerco di non arrendermi alla stanchezza. Un parto travagliato insomma.
Ecco che alla fine, Matsuken lo voglia, ho potuto coglierme i frutti. Mi sono rimaste immagini risultato di ammirevole, grande, spontanea intuizione come i baci, che invece di ridursi alla solita
umida promiscuità ® sono qui elevati a fumoso scambio sfuggevole.
Mi ha divertito la citazione a pulp fiction (
essendo questo regista un fan di Tarantino poteva prendere spunto dal ritmo del capolavoro americano?),
sbagliata (il ragazzo intendeva i capelli di Mia Wallace, non quelli della ladra innamorata e disperata).
Ma la cosa più interessante è che alla seconda visione mi ha fatto provare qualcosa (
non chiedo di più ad un film, a volte mi accontento che mi mostrino qualcosa che non so), conoscendo i personaggi e le loro storie è più facile capire cosa girava nella mente del regista mentre girava una scena o scriveva uno scambio di battute. Si coglie la rassegnazione del protagonista, l'apatia verso quello che lo circonda, la delusione che riceve sistematicamente in tutto quello che fa e a cui tiene, e che non vuol far capire.
Non mancano infine una dose di fotogrammi caratterizzati da azioni/reazioni
maniaco compulsive come ad esempio il folle “
Ti stai divertendo? certo!” o quella ancora più marcata, nel camper.
Menzione d'onore al balletto che la protagonista ci regala verso il finale, un gioco di mani e di espressioni che solo in india possono pareggiare. Un capolavoro, incantevole e straziante. Molto doloroso.
Ancora di più sapendo che la sua danza rappresenta un addio e un'ennesima, convincente, triste, partenza senza meta. Fa parte delle cose che mi terrorizzano. Prima di questa performance era brutta, ora bellissima lei e innamorato pazzo io.
Bellissima anche la scena della ragazza che gira due volte su se stessa in bici dando altrettante possibilità al suo ragazzo,
impossibilitato a scambiare il sentimento genuino che prova per via della malattia segreta che non vuole rivelarle. Mi sa che anche questa da sola merita la FATICA di vedere il film.
Molto azzeccato il commento di bambino delle stelle. Lo condivido in tutto.
da una parte vorrei però aggiungere che i simboli sono nati come forma sintetica, veloce, che in poco comunichi molto (
vedi ad esempio il cocefisso, che per molti non rappresenta solo la morte di Gesù come parrebbe). Quindi se per far capire l'impossibilità di cambiare stai 10 minuti a ripetere una stessa frase tipo i malati di autismo, d'accordo sei simbolico, ma non vai d'accordo con me che sono un ortodosso. Sarebbe molto più pratico scrivere sotto le immagini “questi giovIni vivono l'impossibilità di cambiare, rattristatevi pure ora”. Così almeno in 5 secondi ce la si sbriga, che tanto il concetto è vecchio, e molto semplice. E se me lo chiedi gentilmente mi commuovo pure per te.
Dall'altra parte resta il fatto che tutte le cose belle sono inutili e raramente ortodosse, barocche semmai, quindi un simbolo che rigetta il motivo per cui i simboli son nati potrebbe infine concorrere al risultato puramente estetico (di segno più che di senso) che nell'arte cinematografico potrebbe non essere secondario, per qualcuno, forse.
Orè
PS Cerco donna da incontrare molto di rado in grado di baciarmi come i noodles a cottura istantanea, sperando che non sia troppo doloroso non avendo minimamente idea di cosa significhi. Sono il solo?