Inviato 05 June 2011 - 09:28 AM
Questo all'epoca mi fece incazzare...
Finale di "Lost in Traslation": lei e lui si separano sussurandosi all'orecchio un qualcosa - di ovvio, certo - che chi guarda non saprà mai. Beh, malgrado l'ovvietà io fui comunque curiosa; quando viene citato o mi ripassano pezzi sparsi il pensiero va ancora lì, al non sentito.
Forse che io sia stata interessata per un solo attimo a sapere cosa cazzo abbia detto la Sanbartolomea laugeriana alla Osiris versione sobria? Ovviamente no. Non mi fregava niente. E avrebbe dovuto. Questione di stacchi.
Già nella prima parte rompe non poco l'insistita materializzazione della visione della scampata quando tutto già è chiaro fin dal prologo e lo è, appunto, perché ce lo dice/mostra il regista stesso. Ma che bisogno c'era? Ok. Serve per far scena in sovrappiù. E va bene, pigliamoci il mostro tagliatore - e perché gli scarafaggi dell'altra no? -, visto che comunque l'entrata in medias res nella villa non è affatto male - lei che ricuce, lei che ricompone l'amica - ma poi... Poi, click!, s'apre il varco del pretesto mistico e scende la scalinata una vegliarda in turbante, occhialini alla Lennon e libretto rosso alla mano: non fiori, non boys ma stronzate sul martirio e l'estasi. <Guarda i suoi occhi...> 'Fanculo! Ridatemi Jigsaw!
Vuol 'legittimarmi' Laugier la sua voluttà di corpi-prigioni bucati e spellati con quattro sparute immaginucole che vanno dalla tortura per mano umana alla malattia e una flebile manfrina sulla sofferenza trasfigurante a cementare il tutto (per non dire dell'inconsistenza dei componenti della setta)? Evidentemente sì. Laugier pare soddisfatto della sveltina di postulati sui quali poggiare la sua crisalide finale: 1. tieni uno sempre al buio e inizierà a soffrire come un cane (tenuto sempre al buio); 2. il mondo pullula di vittime (tutte uguali: puah!); 3. il martire è diverso, è di più: soffre ma sopravvive e cambia forma (ovvio); 4. il martire è un'invenzione religiosa perché anche un miserrimo ladro di galline ateo e miscredente può diventar tale (se non ci credi, guarda gli occhi...); 5. le donne però funzionano di più. Sic.
Stacco totale infine (decollazione va') con la ripresa dentro la pupilla intonsa della protagonista: l'Aldilà? Eddai! Pare una presa per il culo: un cielo scolastico e tre macchie di Rorschach. Tsk! Ovviamente per l'epilogo zittito a oltranza della wanda ex machina vale il già detto. Vuol lasciarmi con un palmo di naso dopo che mi ha tenuto la mdp per tutta la seconda parte a ridosso di occhi/cranio/pelle di lei che si dà? Dopo che non mi ha concesso neppure un pezzo d'aguzzino in loco se non mani e riprese di spalle? Mi spiace. Ancora non mi è fregato.
Comunque non tutti i tormenti vengono per nuocere: mentre scorrevano le immagini e rimuginavo su Murray, Jigsaw e la Johansson mi è venuta un'improvvisa voglia di vedermi LA PASSIONE DI GIOVANNA D'ARCO di DREYER. E l'ho fatto: VISIONE! ESTASI! Eccome se esiste l' ALDILA'!
Il tormento maggiore, per lo spettatore, non sono i corpi maltrattati - le torture più sadiche sono fuori campo e in altri contesti si sono viste cose ben più ardite -, bensì il rendersi conto che non c'è via di scampo, anzi peggio: che l'unica strada percorribile è assecondare, sottostare e un po' tocca anche a lui. Allo spettatore intendo. E questa è la parte che funziona bene, ma non mi si venga a parlare di rivitalizzazione di un genere, di grande novità o di miracolo horror. Tutto scorre entro argini già scavati e, tra l'altro, non fluidamente come dovrebbe.