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Visto questo pomeriggio.
Film-bomba. Straconsigliato.

Choi Min-sik sembra De Niro coi capelli impomatati di Max Cady in "Cape Fear": davvero gigantesco; peccato che dall'altra parte non ci sia Nick Nolte. A parte questo riferimento incrociato, il film Kim Ji-woon è indubbiamente buono, girato con un'estetica più ruvida e con molti meno mirabolanti virtuosismi rispetto al passato, ha un paio di sequenze da paura: la prima caccia del killer e il furioso omicidio nel taxi dei due ladri.
144 minuti forse sono un po' troppi e lo schema mostra presto la corda.

Arrivati alla scena della serra mi sono chiesto come poteva trattarsi di un film di più di due ore...dopo lo ho capito . Davvero un bel film, la durata non mi è pesata e me lo sono gustato tutto d'un sorso.

"Kim Ji-Woon non delude le attesa, e ci regala un thriller perverso e ossessionato sul tema della vendetta, dolente e senza speranza. Il regista trasforma la storia in un estenuante gioco del gatto col topo, non disdegnando scene ricche di violenza sia fisica che psicologica, tecnicamente eccelso e che riesce a coinvolgere per quasi due ore e mezza. Bravo Lee Byung-Hun, mentre Choi Min-Sik si conferma un attore straordinario nei panni del folle assassino. Spietato."

Forse 141 minuti sono stati veramente troppi... senza il forse.
E sinceramente non ho capito qualche personaggio secondario, ma tant'è.
Comunque, non mi ha fatto schifo, anzi, a dire la verità penso che devo dire che mi sia piaciuto... ma forse non è il mio genere.

Grazie per i sub (=

Visto dietro consiglio di paolone.
Bravissimo e cattivissimo Choi Min Sik, bravino Lee Byung-hun, fotografia della madonna e tanta cattiveria ne fanno un buon film, ma alcuni momenti sono da martellate sugli zebedei, ad esempio tutta la lunga scena iniziale del funerale coi faccioni pieni di lacrime e le frasi fatte sulla vendetta stile quinta elementare.
Non male, comunque. :-)

Troppo monocorde nel suo insensato sadismo, incoerente nel ritrarre la psicologia del "buono", ipetrofico nel voler mostrare tutto e sempre di più. Però c'è Choi che vomita l'inferno!
Un approfondimento sul secondo punto: sì, ok, l'uno è lo specchio dell'altro... Sì? Mica tanto: alla fin fine, il cattivo è stracattivo, il buono è giustamente incazzato e devastato dalla sua perdita, ma non è veramente un sadico, mantiene i suoi sentimenti fino alla fine. Perciò l'unica motivazione di questa caccia all'uomo è nella caccia stessa, cioè nel plot del film, nel non aver saputo nascondere meglio la trama sotto l'ordito.
In questo senso era più verosimile - psicologiamente parlando - Oldboy, pur essendo un film antirealista per eccellenza: perché lì tutto quadrava, tutto era al suo posto e tutto aveva miracolosamente senso. Qui invece sembra solo la fiera del massacro (pure il cannibale ci ha dovuto infilare, che sennò uno si annoiava...), senza neanche quell'ironia - seppur amarissima - che percorreva a ondate il capolavoro di Park.
Del resto, Kim Ji-woon è uno serioso, si era già capito, si prende tremendamente sul serio, si vede anche dalla durata. Stavolta gli ha detto culo che aveva davanti alla mdp un gigante come Choi Min-sik, che ti strappa l'applauso per forza.

PS: anch'io gli ho preferito, e nettamente, The Chaser.
Messaggio modificato da polpa il 07 May 2011 - 11:16 PM

polpa, il 07 May 2011 - 11:10 PM, ha scritto:

Sì è proprio così, Choi vomita l'inferno...

Tecnicamente 'sto regista è molto bravo, ma ho sempre l'impressione che faccia cose impersonali, che non si esponga, che non ci metta l'anima o, semplicemente, se stesso. Prende un genere e lo rifà secondo i crismi canonici, però ciò che mi resta non cambia: freddezza. Ogni volta sembra che arrivi per secondo o ultimo e il mio pensiero, ogni volta, va a un qualcuno che ha fatto un film simile prima di lui, ma con passione. Poi gli va bene quando usa attori che, invece, si danno anima e corpo, come Song Kang-ho in "The Good, the Bad, the Weird" e qui, appunto, l'eccelso Choi Min-sick.

Alla fine Jang Kyung-Chul era solo uno psicopatico sadicissimo, e baffetto assassin's creed un fidanzato incazzato senza il timore di troppi rimorsi di coscienza.

La storia non va oltre questo.

Sei e mezza per Choi e per la fotografia. Se non altro il regista è davvero bravo a decidere dove mettere la macchina da presa.