Kenji Mizoguchi: The Life of a Film Director
Aru eiga-kantoku no shogai
ある映画監督の生涯 溝口健二の記録
Anno: 1975
Durata: 150 min.
Genere: Documentario
Regia: Kaneto Shindo
(sul set del suo ultimo film, "La strada della vergogna")
Recensione di andreapulp
"Kenji Mizoguchi, la vita di un regista" è lo splendido omaggio di Kaneto Shindo a un genio del cinema, un poeta dell'immagine, un maestro della mise-en-scène, uno spirito intimamente legato alla tradizione del Giappone e alla sua estetica. Shindo dipinge con tratto realistico e nostalgico la figura di Mizoguchi, del quale fu assistente nel periodo di "Genroku Chushingura" ("The 47 Ronin", 1941). Dal documentario traspare chiaramente il desiderio del regista di dar luce, con dovizia di particolari, ad un'immagine del maestro carismatica, malinconica, saggia e dedita profondamente al suo lavoro; una dimensione sacra e intima. Di fatto per comprendere il Mizoguchi uomo e sufficiente vedere i suoi film, empatizzare con il suo universo e i personaggi che lo popolano, comprenderne il linguaggio.
Il puzzle di Shindo si compone di voci e parole, intervengono nel documentario figure leggendarie del cinema giapponese classico, come i registi Yasuzo Masumura, Daisuke Ito, Tazuko Sakane (prima regista donna), gli attori Eiji Nakano, Takako Irie, Kinuyo Tanaka, Michiyo Kogure ed altri non meno importanti. Testimonianze indelebili di una vita intera dedicata alla ricerca del bello, della perfezione cinematografica e parallelamente ad una disamina della drammaticità della condizione umana. In Mizoguchi qualunque personaggio aspira a una bellezza interiore, quella dei sentimenti e delle emozioni, ma la macchina da presa è in grado di cogliere solamente quella delle apparenze, il che non fa che rendere ancora piu crudele la realta: "Fare un bel film non significa dirigere con razionalità bensi attraverso una profonda passione. Io ho acquisito una comprensione intrinseca degli esseri umani, sebbene ancora oggi potrei non averli compresi" (intervista rilasciata da Mizoguchi durante le riprese di "Akasen chitai" 1956).
L'occhio meticoloso di Shindo ci mostra frammenti di vita del regista, dall'infanzia passata a Tokyo, l'entrata negli studi della Nikkatsu, il trasferimento a Kyoto che lo influenzò profondamente, gli amori e le depressioni. L'esistenza del maestro è inoltre inanellata da aneddoti che stemperano il tono drammatico; Shindo li mette in scena sapientemente e lo spettatore non può che affezionarsi a questa figura cosi criptica ma nel contempo profondamente umana e carismatica. Il suo rapporto con i luoghi di piacere (lo scandalo per un evento legato ad una prostituta), la sua fissazione morbosa per la recitazione, l'amore non corrisposto per l'attrice Kinuyo Tanaka, l'esperienza importante del Festival del cinema di Venezia (1953), ed altri avvenimenti che calano ulteriormente lo spettatore in quegli anni cosi vitali ed artisticamente importanti. Sebbene Mizoguchi apparisse come un uomo dai valori saldi, molto ligio e severo nel suo lavoro, al di fuori era completamente diverso, ascoltava e sorrideva, "un demonio sul set e un angelo fuori", come afferma Nobuko Otowa, attrice del film "Oyu sama" (1951).
L'ammirazione di Shindo per il cinema di Mizoguchi è evidente (tant'è che ne riprenderà le tematiche in parte con il film "Genbaku no ko" del 1953). Cio che lega maestro (Mizoguchi) ed assistente (Shindo) è il valore di transitorietà e di evanescenza della bellezza che traspare dalla loro poetica. È la dimensione di sofferenza e malinconia che accompagna le nostre vite, le proietta verso un confronto con sè stessi nel presente impermanente; "Mono no aware", la precarietà è insita nella realtà e Mizoguchi incarna e chiosa questo concetto nei sui film. Il suo vuole essere un tentativo di capire la tristezza (ovvero il sentimento che determina nello spettatore) attraverso la bellezza (ovvero la sua estetica, le sue scelte di stile e le sue opzioni di messa in scena).Il vincolo tra i due universi diegetici traspare inoltre dal rapporto con la figura femminile. Da un lato, quello di Shindo, la donna combatte per affermare la sua identità in una società patriarcale che tende ad annichilire l'universo femminile e lo priva della dignità; dall'altro, Mizoguchi è artefice di donne in decadenza, arrendevoli e vittime del loro destino. La donna mizoguchiana è vittima sacrificale di una societa retta sulla protervia maschile, in cui i ruoli sociali sono sacralizzati dalla storia.
"Kenji Mizoguchi, la vita di un regista" è in conclusione una straordinaria epigrafe dell'opera di Mizoguchi, che, citando il titolo di un romanzo di Kawabata, potremmo sintetizzare con due termini: "bellezza" e "tristezza". Una dicotomia che alberga in tutti i film del regista, la chiave per comprendere l'immensa opera che ha segnato la storia della settima arte.
(Mizoguchi a 27 anni)
(Mizoguchi sul fiume Yangtze durante la Seconda guerra mondiale)
Le donne di Mizoguchi
Il cinema di Mizoguchi ruota intorno alla figura della donna. Nessun altro regista ha probabilmente indagato con tale forza l'universo femminile, regalato alla settima arte ritratti così importanti. Le donne di Mizoguchi hanno il volto di straordinarie attrici giapponesi. Shindo ne intervista undici nel documentario. Alcune lavorarono in diversi film del Maestro. A cominciare da Kinuyo Tanaka, autentica musa del regista, protagonista di tanti suoi film: La vita di O-Haru, L'intendente Sansho, I racconti della luna pallida d'agosto, La signora di Musashino, La signora Oyu, Il mio amore brucia, Le donne della notte, Miyamoto Musashi, Tre generazioni di Danjuro, Cinque donne intorno a Utamaro, Una donna di Osaka, La vittoria delle donne, L'amore dell'attrice Sumako, Una donna di cui si parla). Ci sono poi Isuzu Yamada, che lega il suo nome a due stupendi film come Elegia di Osaka e Le sorelle di Gion realizzati entrambi nel 1936, Machiko Kyo indimenticabile nel ruolo di Lady Wakasa nel film forse più noto di Mizoguchi, I racconti della luna pallida d'agosto, ma protagonista anche di L'imperatrice Yang Kwei-fei e La strada della vergogna. E ancora Michiyo Kogure che si può ammirare in La musica di Gion, Il ritratto della signora Yuki, Nuova storia del clan Heike, La strada della vergogna; Kyoko Kagawa che ritroviamo nei film L'intendente Sansho e Gli amanti crocifissi; Ayako Wakao presente in La musica di Gion e La strada della vergogna; Kakuko Mori, protagonista di Racconto dei tardi crisantemi e Nobuko Otowa alla quale Mizoguchi affido uno dei suoi primi ruoli in La signora Oyu. Oltre a queste otto, ricordate anche nelle foto sotto, vengono intervistate nel documentario anche Fumiko Yamaji (L'abisso dell'amore e dell'odio, La canzone dell'accampamento), Kumeko Urabe (la festa di Gion, Il filo bianco della cascata, L'abisso dell'amore e dell'odio, Le donne della notte, Il ritratto della signora Yuki, La strada della vergogna), Takako Irie (Il filo bianco della cascata, Sinfonia metropolitana, La marcia di Tokyo).
(Kaneto Shindo intervista l'attrice Nobuko Otowa che fu anche sua moglie)
Non solo attrici però. Nel fim sono raccolte testimonianze anche di registi come Daisuke Ito e Yasuzo Masumura, dei suoi principali collaboratori come sceneggiatori Yoshitaka Yoda e Matsutaro Kawaguchi, degli attori Ganjiro Nakamura, Eitaro Ozawa, Eitaro Shindo, Eijiro Yanagi, di tecnici, e produttori.
(Yoshikata Yoda, Kinuyo Tanaka e Kenji Mizoguchi a Parigi nel 1953)
(Mizoguchi a Venezia nel 1953; "I racconti della luna pallida d'agosto" vinse il Leone d'Argento)
versione: 1,46 (per dettagli chiedere via pm ai subber)
Traduzione: andreapulp, fabiojappo
* In archivio sono presenti i sottotitoli di alcuni film di Kenji Mizoguchi
* Nell'area focus si può leggere un ampio speciale su Kaneto Shindo
(la tomba di Mizoguchi a Kyoto)
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Messaggio modificato da fabiojappo il 22 April 2014 - 12:28 PM