[RECE][SUB] The Longest Summer
paolone_fr
24 Jan 2007
Grande magse!!!
Ho visto made in Hong Kong e mi ha lasciato a bocca aperta, ora affronto Public Toilet (anche se sconsigliato...) e mi procuro il resto - SICURO!!!
Messaggio modificato da paolone_fr il 24 January 2007 - 08:55 PM



Ho visto made in Hong Kong e mi ha lasciato a bocca aperta, ora affronto Public Toilet (anche se sconsigliato...) e mi procuro il resto - SICURO!!!
Messaggio modificato da paolone_fr il 24 January 2007 - 08:55 PM
atalante
29 Jan 2007
Visto oggi, è quello più politico, più lungo, con attori più grandi degli altri due, quello in cui si capisce meglio delgi altri il passaggio da Hong Kong da colonia Inglese alla Cina; negli altri due era lo sfondo quasi abbozzata e qui la fa da protagonosta quasi...
Mi ha spiazzato questo all'inizio, poi il film fila verso un bellissimo finale ancora una volta inevitabile...
Bel film.
Mi ha spiazzato questo all'inizio, poi il film fila verso un bellissimo finale ancora una volta inevitabile...
Bel film.
_Benares_
07 Feb 2007
Ho visto il film e concordo con Atalante, la pellicola è molto più politica rispetto a Made in HK o, perlomeno, l'elemento politico è portato molto di più in primo piano.
È comunque un altro film sull'essere dei disadattati in un mondo che cambia, e per molti versi mantiene una certa affinità col predecessore.
Ora cerco di spararmi il terzo capitolo il prima possibile.
È comunque un altro film sull'essere dei disadattati in un mondo che cambia, e per molti versi mantiene una certa affinità col predecessore.
Ora cerco di spararmi il terzo capitolo il prima possibile.

polpa
08 Mar 2007
Forse un po' lungo e a volte dispersivo, ma colpisce nel segno e colpisce duro.
Politico, sì, anche nelle sue sottilissime metafore.
O forse, più che politico, un'osservazione ancora in fieri dei mutamenti sociali, del mutamento (tutt'altro che indolore) di pelle di Hong Kong. Una città in cui improvvisamente ci si sente al tempo stesso liberati e abbandonati, sicuramente confusi.
E per sopravvivere a volte è necessario perdere la memoria, rimuovere il passato e ripartire da zero.
Lo stile è meno esibito che nel precedente, più rigoroso, ma sempre capace di esplodere in immagini improvvise che sono squarci lirici in un tessuto cupo e soffocante.
Veramente un grande cineasta, per la miseria.
Di nuovo grazie, magse.
Politico, sì, anche nelle sue sottilissime metafore.
O forse, più che politico, un'osservazione ancora in fieri dei mutamenti sociali, del mutamento (tutt'altro che indolore) di pelle di Hong Kong. Una città in cui improvvisamente ci si sente al tempo stesso liberati e abbandonati, sicuramente confusi.
E per sopravvivere a volte è necessario perdere la memoria, rimuovere il passato e ripartire da zero.
Lo stile è meno esibito che nel precedente, più rigoroso, ma sempre capace di esplodere in immagini improvvise che sono squarci lirici in un tessuto cupo e soffocante.
Veramente un grande cineasta, per la miseria.
Di nuovo grazie, magse.

kunihiko
19 Sep 2007
Fruit Chan è un regista che sa confezionare sempre film ispirati e significativi. TLS è l'esempio riuscito di come raccontare uno degli avvenimenti storici più importanti della storia di HK, senza scadere nel didascalico e nel già visto. E' davvero notevole, l'esercizio del regista di mostrare come la politica influenzi la vita di tutti i giorni, senza mai compenetrarla realmente. La gente si fa spesso condizionare da cose che non li toccheranno minimamente. (In realtà il passaggio della città alla Cina, non è stato così traumatico come tutti si erano aspettati a detta del regista in una successiva intervista.)
I protagonisti gli ex soldati della colonia (quasi virtuali, visto che non hanno mai partecipato ad alcuna azione bellica!) e il fratello gangster Ga Yuen (un sempre bravo Sam Lee) sono come dei bambini in cerca di uno scopo, e lo scopo è il denaro come rimarca l'intero film, tutti cercano il denaro e il fratello maggiore Ga Yin sembra l'unico che in una città impazzita, quasi alla deriva cerca disperatamente di aggrapparsi ad un significato diverso che non sia quello dell'arricchimento. Alla fine anch'egli si farà travolgere dagli eventi diventando quasi folle, per poi ripulirsi completamente nel sorprendente finale.
In una vecchia intervista Fruit Chan, raccontava di come la gente di HK, dimentichi tutto in fretta, egli premeva sull'assoluta mancanza di memoria di questo popolo, che guarda sempre avanti indipendentemente da ciò che accade. Il finale credo che sia il frutto di questa riflessione, la metafora usata dal regista, mostra come nella figura di Ga Yin sia impersonificato lo spirito della città; dimenticare tutto anche se stessi è la chiave per non farsi schiacciare dai mutamenti. Superare il disadattamento annientandosi. Da una certa angolazione è anche una riflessione amara, dall'altra è senza dubbio catartica. Mi viene spontaneo l'accostamento con il precedente Made In HK dove Autunn Moon non riesce a venire a patti con se stesso e il mondo che lo circonda e decide di farla finita, in questo caso Ga Yin (scampato miracolosamente allo stesso destino) rinasce in una forma diversa, la quale pare riuscire ad aderire al nuovo contesto sorto dalle ceneri del passato governo.
Grazie a Magse per i sottotitoli che mi hanno fatto apprezzare questo film ancora più intensamente di quanto lo ricordavo
Messaggio modificato da kunihiko il 19 September 2007 - 03:26 PM
I protagonisti gli ex soldati della colonia (quasi virtuali, visto che non hanno mai partecipato ad alcuna azione bellica!) e il fratello gangster Ga Yuen (un sempre bravo Sam Lee) sono come dei bambini in cerca di uno scopo, e lo scopo è il denaro come rimarca l'intero film, tutti cercano il denaro e il fratello maggiore Ga Yin sembra l'unico che in una città impazzita, quasi alla deriva cerca disperatamente di aggrapparsi ad un significato diverso che non sia quello dell'arricchimento. Alla fine anch'egli si farà travolgere dagli eventi diventando quasi folle, per poi ripulirsi completamente nel sorprendente finale.
In una vecchia intervista Fruit Chan, raccontava di come la gente di HK, dimentichi tutto in fretta, egli premeva sull'assoluta mancanza di memoria di questo popolo, che guarda sempre avanti indipendentemente da ciò che accade. Il finale credo che sia il frutto di questa riflessione, la metafora usata dal regista, mostra come nella figura di Ga Yin sia impersonificato lo spirito della città; dimenticare tutto anche se stessi è la chiave per non farsi schiacciare dai mutamenti. Superare il disadattamento annientandosi. Da una certa angolazione è anche una riflessione amara, dall'altra è senza dubbio catartica. Mi viene spontaneo l'accostamento con il precedente Made In HK dove Autunn Moon non riesce a venire a patti con se stesso e il mondo che lo circonda e decide di farla finita, in questo caso Ga Yin (scampato miracolosamente allo stesso destino) rinasce in una forma diversa, la quale pare riuscire ad aderire al nuovo contesto sorto dalle ceneri del passato governo.
Grazie a Magse per i sottotitoli che mi hanno fatto apprezzare questo film ancora più intensamente di quanto lo ricordavo
Messaggio modificato da kunihiko il 19 September 2007 - 03:26 PM