[RECE] Tokyo Fist
-- LeChuck --
05 Jul 2005
- GORiE -
Titolo Originale: Tokyo-Ken
Nazione e Anno: Giappone 1995
Genere: Drammatico
Durata: 84 min.
Lingua: Giapponese
Sottotitoli: Italiano by LeChuck
Regia: Shinya Tsukamoto
Sceneggiatura: Hisashi Saito, Shinya Tsukamoto
Cast:
Kahori Fujii .................. Hizuru
Shinya Tsukamoto ........ Tsuda
Kôji Tsukamoto ............ Kojima
Naomasa Musaka ......... Hase (allenatore)
Naoto Takenaka ........... Ohizumi (allenatore)
Koichi Wajima .............. Shirota (presidente)
- Trama: L'impiegato Tsuda incontra casualmente un vecchio compagno del liceo, Kojima, che ora è un pugile professionista. Ma più che un incontro è un vero e proprio scontro: i due covano un odio antico, destinato a riaccendersi quando la fidanzata di Tsuda, la bella Hizuru, deciderà di abbandonarlo per andare a vivere con Kojima.
- Commento: L'ufficio, le architetture degli edifici, le facce delle persone assolutamente disinteressate ai programmi di investimento che Tsuda propone, l'autoreferenzialità del regista (sul PC di un grafico pubblicitario si può notare una "Tsukamoto Shin'ya complete collection"), gli snodi e le intersezioni delle strade e delle sopraelevate riprese dal basso sono una specie di saggio sulla città di Tokyo nevrotica e alienante: l'esasperazione di Viaggio a Tokyo di Ozu Yasujirō. L'atmosfera si fa sempre più plumbea e segnata da cattivi presagi: mentre Tsuda si reca in ospedale a trovare il padre malato vede in un vicolo il cadavere in putrefazione di un gatto (la cui figura è sempre presente nei film di Tsukamoto come emblema di natura corruttibile).
Non solo un film sulla violenza (l'apoteosi grandguignolesca del finale), ma soprattutto sulla violenza come possibilità di espiazione del peccato e come dolore attraverso cui arrivare a conoscere la propria vera natura (l'estremizzazione dei piercing di Hizuru).
"Tokyo Fist" viene prodotto, scritto, fotografato, montato ed interpretato da Tsukamoto (che interpreta Tsuda). L'ispirazione della storia gli è venuta frequentando da piccolo la palestra dove suo fratello faceva la boxe, e dove vedeva saltare denti, schizzare fiotti di sangue, nasi che si frantumavano. E anche in "Tokyo Fist" è la violenza fisica a fare da padrona. Gli scontri fisici tra i vari personaggi vengono tutti portati all'estremo, esagerando negli effetti gore e col trucco, proprio per caricare il concetto-chiave del film: tutte quelle belle facce, quelle maschere che obbligatoriamente bisogna indossare conducendo una vita in una grande metropoli, che vengono fatte a pezzi, deformate, bucate come sacchetti di plastica pieni di sangue da cui i liquidi sgorgano a fiumi. C'è poi, come in "Tetsuo", l'elemento-donna che è l'elemento malvagio del film. In "Tetsuo" era la donna a volere a tutti i costi un rapporto sessuale dal suo uomo difronte agli occhi di quel poveraccio che avevano appena investito, scatenando la sua vendetta "meccanica". In "Tokyo Fist" è lei che con la sua ambiguità ed il suo interesse per Kojima, mette i due uomini l'uno contro l'altro, caricandoli d'odio e lanciandoli verso l'inevitabile finale. Ed in tutti e due i film è l'uomo medio, il marito medio, a subirne fisicamente le conseguenze mentre la donna riesce comunque sempre a decidere e ad agire per se stessa (infatti in "Tetsuo" la donna decide di suicidarsi facendosi penetrare dal pene-trivella, in "Tokyo Fist" si suicida infliggendosi l'ultima, tremenda tortura, che comunque decide lei di mettere in atto). Resta da dire che tutto il film è pervaso da un umorismo cinico e spietato ed è doveroso segnalare la stupenda musica di Chu Ishikawa, oltre agli effetti gore e di deformazione creati dal bravo Akira Fukaya.
- Shinya Tsukamoto
Nato a Shibuya (Tokyo) - Giappone - il 1 Gennaio 1960
Tsukamoto Shin'ya nasce a Tokyo, nel quartiere di Shibuya il 1 gennaio 1960.
All'età di quattordici anni inizia a girare con una 8 mm, regalo di compleanno del padre, delineando già la sua visionaria e personale concezione di cinema ma, a causa dei suoi studi sulla pittura a olio lascia il suo hobby da parte per un po'. Diplomatosi in arte alla Nihon University crea nel 1985 il Kaiju Theater (Teatro dei mostri marini), un gruppo teatrale di stampo underground per il quale produce tre testi drammatici.
Arrivano così i primi cortometraggi come Mostri di grandezza naturale (Futsu saizu no kaijin, 1986) e Le avventure del ragazzo palo elettrico (Denchu kozo no boken, 1987), quest'ultimo vincitore del Gran Premio al Pia film festival di Tokyo, in cui si premiano le opere di artisti emergenti.
Nel 1988 vede la luce Tetsuo, il suo primo film girato in 16mm e 35mm divenuto ormai un cult movie per tutti gli amanti del cyberpunk e del cinema visionario d'avant garde. Tsukamoto ne è regista, attore, sceneggiatore, tecnico delle luci, addetto agli effetti speciali oltre che coreografo e produttore con il suo Kaiju Theater. Questa indipendenza e artigianalità, con un controllo pressoché totale sull'opera diventeranno una costante in quasi tutti i lavori del regista.
Per Tetsuo, Tsukamoto ammette chiaramente di essersi ispirato alle opere di David Lynch (Eraserhead) e David Cronenberg (Videodrome) che reputa i suoi padri spirituali.
Tetsuo conquistò il Premio per la miglior pellicola al Fantafestival (festival internazionale del cinema fantastico) di Roma del 1989 e il premio Speciale della giuria al Festival Internazionale di Toronto del 1990.
Grazie al successo ottenuto, la major Shochiku lo scelse per dirigere un film in 35mm, la favola-horror Hiruko. Il cacciatore di fantasmi (Hiruko –Yokai hanta, 1991). Ma questa fu una piccola parentesi per Tsukamoto che qualche anno dopo, con i soldi ottenuti da questo lavoro "su commissione" poté tornare alla produzione indipendente realizzando Tetsuo II: body hammer (1993) che ebbe nuovamente successo vincendo ben otto premi internazionali tra cui quelli di Taormina e Montreal.
Non esattamente una parte seconda quanto piuttosto, sempre secondo le ammissioni del regista, un desiderio di passare dall'horror del primo ad un tipo di fantascienza d'azione, mantenendo lo stesso nome, Tetsuo, quasi come un marchio di fabbrica.
Tra il 1993 e il 1995 realizza alcuni cortometraggi per MTV-Nippon, sino al suo grande ritorno sullo schermo con Tokyo fist (1995), dove ancora una volta esplora le ossessioni, l'alienazione e la violenza di una tra le società più avanzate del mondo, analizzando questa volta non più il rapporto tra la carne e il metallo bensì tra la carne e il dolore come presa di coscienza del corpo stesso.
Inoltre, si fa più stretto il legame ossessivo tra la metropoli e il corpo umano, un discorso iniziato con TetsuoII e che diventerà una delle peculiarità della poetica di Tsukamoto.
Successivamente nel 1998 gira Bullet ballet, in cui amplia questa formula dalla lotta tra uomo e habitat a quella tra generazioni differenti.
Altra opera per una major, la Toho Sedic, è Gemini (Soseiji, 1999) tratto da un racconto dello scrittore Ranpo Edogawa. Per la prima volta, Tsukamoto non prende in considerazione la contemporaneità, ma ambienta questa nuova vicenda che potremmo definire un amour fou, verso la fine del periodo Meiji, intorno al 1910.
L'ultima sua fatica è Il serpente di giugno (Rokugatsu no hebi, 2002), presentato alla Mostra del cinema di Venezia, dove ha vinto il premio speciale nella sezione Controcorrente presieduta da Enrico Ghezzi.
- Filmografia
Futsu Saizu No Kaijin (The Phantom of Regular Size) (1986)
Denchu Kozo No Boken (Adventures of Electric Rod Boy) (1987)
Tetsuo (1988)
Hiruko The Goblin (1990)
Tetsuo II: Body Hammer (1992)
Tokyo Fist (1995)
Bullet Ballet (1998)
Sôseiji (Gemini) (1999)
A Snake of June (2002)
Vital (2004)
Un ringraziamento a Lexes per la revisione dei sottotitoli.

Buona visione a tutti.
ATTENZIONE
Questo titolo è ora reperibile nei migliori negozi e store-on line. Asian World si prefigge la promozione e la diffusione della cultura cinematografica asiatica. Per questo motivo i sottotitoli relativi a questo film sono stati ritirati. Supporta anche tu il cinema asiatico, acquistando questa pellicola in dvd.
Tokyo Fist
Messaggio modificato da Kiny0 il 17 October 2012 - 11:36 PM
Monana
19 Aug 2005
Ecco un mio vecchio commento:
Parto col ringraziare LeChuck per il lavoro svolto
Ed ora a noi " Tokyo Fist " ... questo film mi ha fatto proprio arrabbiare!!!
Non riesco nemmeno a definirlo bello o brutto, trovo semplicemente che tutto quel sangue sia stato sprecato inutilmente e per questa volta voglio fregarmene delle varie metafore.
Dolore per sentirsi vivi? Ok ... ma, sinceramente, l'ho trovato esasperato.
Rabbia, forse è proprio questo ciò che Tsukamoto voleva trasmettere allo spettatore e mi ha fatto talmente uscire di testa che non voglio vederlo mai più
Posso accettare la metafora legata al lato oscuro che è in noi ed all'ipocrisia insita in ogni essere umano abituato a castrarsi ... ma ... ma....
Provo una bruttissima sensazione ... mai successo!
Se è questo che voleva suscitare, allora ci è riuscito ... tanto di cappello!
Mi è stato detto che " Fight Club " deve molto a questa pellicola, sinceramente non vedo proprio il nesso.
Magari vagamente hanno lo stesso significato ma appartengono a due pianeti completamente diversi.
W " Fight Club "!!!
P.S. Non ho mai usato toni di questo tipo e ne sono meravigliata, evidentemente " Tokyo Fist " mi ha proprio scioccata.
Mi scuso con tutti gli amanti di questo film
Parto col ringraziare LeChuck per il lavoro svolto

Ed ora a noi " Tokyo Fist " ... questo film mi ha fatto proprio arrabbiare!!!
Non riesco nemmeno a definirlo bello o brutto, trovo semplicemente che tutto quel sangue sia stato sprecato inutilmente e per questa volta voglio fregarmene delle varie metafore.
Dolore per sentirsi vivi? Ok ... ma, sinceramente, l'ho trovato esasperato.
Rabbia, forse è proprio questo ciò che Tsukamoto voleva trasmettere allo spettatore e mi ha fatto talmente uscire di testa che non voglio vederlo mai più
Posso accettare la metafora legata al lato oscuro che è in noi ed all'ipocrisia insita in ogni essere umano abituato a castrarsi ... ma ... ma....
Provo una bruttissima sensazione ... mai successo!
Se è questo che voleva suscitare, allora ci è riuscito ... tanto di cappello!
Mi è stato detto che " Fight Club " deve molto a questa pellicola, sinceramente non vedo proprio il nesso.
Magari vagamente hanno lo stesso significato ma appartengono a due pianeti completamente diversi.
W " Fight Club "!!!
P.S. Non ho mai usato toni di questo tipo e ne sono meravigliata, evidentemente " Tokyo Fist " mi ha proprio scioccata.
Mi scuso con tutti gli amanti di questo film

polpa
20 Aug 2005
Dissi:
Tokyo Fist è senz'altro radicato nel subconscio giapponese, molto più di quanto Fight Club lo sia in quello americano. Però c'è da dire che, seppure Fight Club possa essersi ispirato (perché non mi sentirei proprio di dire "rubato") a Tokyo Fist per lo spunto iniziale della lotta come espressione delle frustrazioni metropolitane (per farla banale), poi spicca il volo verso altri lidi, liberando una carica talmente anarchica ed estrema (e in questo non assomiglia a nessun film americano mai fatto prima o dopo) che mi domando ancora come i produttori non se ne siano accorti! Adoro quel film!
Cmq grande Tsukamoto!
@Monana: e fai bene a scusarti!!!
Tokyo Fist è senz'altro radicato nel subconscio giapponese, molto più di quanto Fight Club lo sia in quello americano. Però c'è da dire che, seppure Fight Club possa essersi ispirato (perché non mi sentirei proprio di dire "rubato") a Tokyo Fist per lo spunto iniziale della lotta come espressione delle frustrazioni metropolitane (per farla banale), poi spicca il volo verso altri lidi, liberando una carica talmente anarchica ed estrema (e in questo non assomiglia a nessun film americano mai fatto prima o dopo) che mi domando ancora come i produttori non se ne siano accorti! Adoro quel film!
Cmq grande Tsukamoto!
@Monana: e fai bene a scusarti!!!


Monana
20 Aug 2005
polpa, il Aug 20 2005, 12:13 PM, ha scritto:
@Monana: e fai bene a scusarti!!!

Blindevil
26 Mar 2010
"Lui , lei, l'altro in versione Tsukamoto. Il regista cyberpunk per eccellenza ci offre un'altra storia folle di amore e violenza, mai così brutalizzati come in questa occasione. Dal punto di vista fisico, con incidenze splatteristiche, è forse l'opera più estrema dal maestro giapponese, che qui in veste di protagonista se la da di santa ragione col fratello Kojii, in incontri di pugilato macabri e sanguinosi all'eccesso. La potenza della colonna sonora incalzante e la regia frenetica sputata in faccia senza pietà per lo spettatore, lo rendono forse la pellicola più difficile del regista, ma assolutamente meritevole di esser assaporata. Oltre ogni limite."