Samurai 2: Duel At Ichijôji Temple
Judgement
Lavori in corso
Haruka, Nosutarujii 100%
Creation of the Gods I: Kingdom of Storms 99%
Snowy Road 99%
Techno Brothers 99%
Goodbye for Tomorrow 99%
Casting Blossoms to the Sky 99%
Dreamy Eyes 99%
Seven Weeks 99%
Hanagatami 99%
In water 99%
Switching - Goodbye Me 99%
Chronicle of My Mother 50%
The Motive 50%
Three Women of the North 20%
Vision 20%
Satan's Slaves 2: Communion 20%
Nun-gil 20%
By the time it gets dark 10%
Last Sunrise 10%
Maniac Hero 5%
The Kodai Family 5%
In Our Time 5%
A Long Goodbye 1%
Hip Daddy 0%
Full River Red 0%
Lista completa
Ritual
Estratto Top 50
Rashomon
Sansho the Bailiff
Tales of Ugetsu
Goddess, The (China, 1934)
3-Iron
Yi Yi: A One and a Two
Crucified Lovers, The
Unvanquished, The
Raise the Red Lantern
Life of Oharu, The
Old Boy
Kihachiro Kawamoto Film Works
Brighter Summer Day, A
Yearning
Song of the Road
Twenty-Four Eyes
Pastoral - To Die in the Country
Loyal 47 Ronin, The
Scattered Clouds
Hong Kong Express
Angel's Egg
Nobody Knows
Spring, Summer, Fall, Winter...and Spring
Patriotism
Geisha, A
Visualizza la Top 50
My Beautiful Girl, Mari
Blue Kite, The
Epitaph
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I voti di François Truffaut
Raining in the Mountain | 8.0 | Mistico e ambiguo. E' il film che ha segnato il declino del regista. Impeccabile nella forma, graffiante nella sostanza. | Lady Snowblood | 8.5 | Un cult che ha fatto scuola per come contamina istanze differenti. | Intimate Confessions of a Chinese Courtesan | 8.0 | Sottotesto omoerotico che fa da sfondo ad una grande storia di vendetta. Imperbibile! | Touch of Zen, A | 8.5 | Imprescindibile per gli amanti del wuxiapian. | Infernal Affairs | 7.0 | | Initial D | 7.0 | Gradevole. | Legend of the Mountain | 6.5 | King Hu in versione fantasy convince poco, ma lo stile è impeccabile. | Bittersweet Life, A | 7.5 | Lezioso, citazionista, nichilista, ma sotto sotto poco pregrante.. | Taste of Tea, The | 7.5 | Delizioso. | Neighbour No. 13, The | 5.0 | | Casshern | 5.5 | Pomposo, confuso, ma suggestivo. | Everlasting Regret | 9.0 | Semplicemente ipnotico. | Hero (Hong Kong/China, 2002) | 7.5 | Vuoto, ma fascinoso. | House Of Flying Daggers, The | 9.0 | Un wuxia tinto di melò che fa palpitare il cuore. | Three Times | 8.0 | Formidabile. Per due motivi: il primo riguarda l'eleganza del tocco di Hou Hsiao-hsien, il secondo la bellezza celestiale di Qi Shu. Bastano per consigliare la pellicola? Eccome! | Election | 8.0 | Efficace sguardo entomologico sulla mafia hongkoghese. To soprende per il suo stile compiuto e misurato. Più che un film, una galleria di spendide immagini. | Isabella | 7.5 | Un pò troppo irrisoluto, ma personaggi e messa in scena regalano più di una gioia. | | 8.0 | Commedia giovanilistica che ritrae alti e bassi dell'adolescenza. Un gioiellino. | Blossom Again | 5.5 | Poco convincente. Il film è giocato sulle traiettore degli sguardi dei protagonisti, ma non sa sviscerarne le pulsioni. Freddo. | President's Last Bang, The | 7.0 | Curioso e anarchico film a sfondo storico, con un contorno di grottesco niente male. | Tale of Cinema | 7.5 | Un film che sa di Nouvelle Vague. Straziante nei temi, leggero nel tocco. | Welcome to Dongmakgol | 7.0 | Blockbuster ben realizzato, anche se un pò retorico. | City of Violence, The | 7.0 | Sincretico ed estroso. Un buon action movie tutto botte da orbi e duelli all'arma bianca, con qualche strizzatina d'occhio a Quentin Tarantino e Walter Hill. | Nobody Knows | 8.0 | Uno dei più bei film che parlano dell'infanzia negata. Tra epifanie e traumi. | Hana and Alice | 7.0 | Ha tanti difetti (zuccheroso, prolisso, poco incisivo ecc.), ma sa raccontare la "sua" storia con grande aderenza psicologica ed emotiva ai personaggi. Da vedere, lasciandosi trasportare dalle emozioni dei personaggi. | World, The | 7.0 | Sociologico. | Café Lumière | 7.0 | Hou filma l'invisibile in un omaggio al cinema del grande Ozu Yasujiro. Da non sottovalutare. | Spider Lilies | 4.5 | Un (melo)drammone esistenziale su un amore lesbo, con un contorno di erotismo voyeuristico, atmosfere sospese, sentimentalismo pop, che parte bene e poi si impantana in ghirigori metaforici toccando sempre le stesse corde. Stile ridondante. Brava la Leong | Courthouse on the Horseback | 8.5 | Una "commedia" profonda, sincera e semplice che mostra l’altra faccia della Cina del boom economico, con uno stile piano che a poco a poco rivela ai nostri occhi un mosaico di episodi gravidi di umanità. Notevole esordio alla regia. Chapeau. | Loyal 47 Ronin, The | 8.0 | | Flowers of Shanghai | 8.5 | Un film che racconta l'impossibilità di raggiungere la pienezza del sentimento amoroso, attraverso un microcosmo d'epoca regolato dalle logiche dell'interesse particolare e del denaro, e quindi cinicamente scevro delle ragioni dell'amore. Estatico. | Exiled | 9.0 | Sangue, pallottole e codice d'onore: la celebrazione dell'epica gangster secondo Johnnie To. Capolavoro. | Floating Landscape | 6.5 | Troppo spargimento di melassa in questo dramma amoroso sull'elaborazione del lutto ( e non solo), ma alcuni momenti toccanti palpitano di autenticità e riescono a riscattare il film da un esito mediocre. | Election 2: Harmony Is A Virtue | 8.0 | Parabola sull'avidità e l'ebrezza del potere, dai toni cupi e sinistri. Sullo sfondo i meccanismi della mafia di hk e la loro evoluzione. Rispetto al primo Election, To cambia registro e si lascia andare ad uno sguardo più dall'interno. Grande affresco. | Hero Never Dies, A | 7.5 | Il primo gangster-movie di Johnnie To in cui si manifesta la sua poetica dell'elegia degli (anti)eroi del crimine, quello dove poggiano le basi di The Mission ed Exiled. Da vedere. | Heroic Trio, The | 7.0 | Trae il suo fascino da un eccellente sincretismo. | PTU - Police Tactical Unit | 8.0 | Notturno e magnetico. | Running Out of Time | 6.0 | Abbastanza avvincente, ma troppo convenzionale nelle soluzioni narrative e di regia: tra i film meno personali di Johnnie To. | Fulltime Killer | 6.5 | Commerciale, citazionista, moderatamente coinvolgente. | Breaking News | 6.5 | Il piano-sequenza iniziale vale da solo la visione del film. Il resto langue. | Made in Hong Kong | 8.0 | Una girandola di esistenze sprecate in un'educazione alla vita filmata con uno strazio e una compassione mai stucchevoli. Film duro, risoluto e un pizzico crepuscolare, con una forte dose di realismo che ricorda la prima New Wave. | Hong Kong Express | 8.5 | | Woman Is the Future of Man | 7.5 | Salti temporali, rovesci improvvisi, disgressioni continue, spunti extratestuali, tanto fuori campo: Hong Sang-soo pratica l'arte di un cinema perennemente in fieri, senza un baricentro. E' bello perdersi nelle sue spire. | Host, The | 7.0 | Il classico riscatto di una famiglia di loser (chi più, chi meno) in un film che unisce più generi (e più sfumature: spettacolari, politiche, catastrofiche, sociologiche). Piacevolmente sincretico, con qualche concessione ai cliché di Hollywood. | Xiao Wu, Artisan Pickpocket | 7.5 | Un dolente e sordido panorama umano di vuoto, ma anche l'immagine di un mondo che cambia, dove l'aggregato urbano sa di desolazione e abbandono. E' un film a suo modo struggente, sicuramente prezioso, con un protagonista che è un campione di coerenza. | Kuroneko | 7.0 | Film che mescola in modo intelligente gli ingredienti per fare una grande pellicola: superba la fotografia, appassionante lo script, sofisticato l'uso degli scenari, efficace la regia. Ma Shindô riesce solo in parte ad ottenere una sintesi finale compiuta | Suzhou River | 7.0 | Precarietà, mutevolezza, finitezza dei sentimenti in un film che trova nel suo approccio stilistico in presa diretta la sua carta vincente. Quello che manca è la sceneggiatura: molte dinamiche sembrano tagliate con l'accetta. Ye merita comunque un plauso. | Su-Ki-Da | 7.5 | Poco accomodante nel delineare i personaggi e i loro destini nello scorrere lento del tempo del qui e ora, con un pessimismo di fondo sull'impossibilità di trovare una sorta di pacificazione con il tempo perduto e le sue ferite. Peccato per il finale. | Geisha House, The | 7.5 | Bella la prima parte graffiante, grottesca e briosa. Meno rilevante il secondo segmento, dove Fukasaku si lascia prendere la mano da una sorta di omaggio allo spirito di abnegazione delle geishe. Un film piacevole e ben fatto, anche se discontinuo. | Haze | 7.0 | Piatto e farraginoso sul piano narrativo, ma angosciante a livello visivo. Ad ogni modo, Tsukamoto conferma per l'ennesima volta di essere uno dei pochi autori capaci di raccontare e modellare il perturbante in modo davvero penetrante. | Postmen in the Mountains | 7.5 | Temi alti (l'educazione alla vita, i rapporti padre-figlio, l'eredità paterna, l'esistenza che imbocca il viale del tramonto) raccontati con la giusta sensibilità e avvedutezza in una cornice che mozza il fiato. 1 h e 1/2 di buoni sentimenti. | Pastoral - To Die in the Country | 7.0 | Un amarcord surreale e metacinematografico, post-8 1/2 e pre-lynchiano. | My Girl and I | 4.0 | Un mélo strappalacrime venato di sottile (auto)ironia, purtroppo lacunoso nella sceneggiatura e pigro nella regia (carelli e primi piani a go-go: il senso estetico latita). Eppure qualche spunto buono c'è, ma si perde in un mare magnum di melensaggine. | Juliet In Love | 6.0 | Film piuttosto dignitoso, girato senza fronzoli e valorizzato dalle interpretazioni dei due bravissimi protagonisti. Ha il merito di non essere il classico drammone strappalacrime furbo e ruffiano. Non è poco. | Lovers, The | 8.0 | Quando la sensibilità e l'estro straordinari di un grande regista trasformano in oro le formule più trite e ritrite del cinema. | Holiday Dreaming | 6.0 | 6, per ora (devo rivederlo). | Happy Together | 9.0 | | As Tears Go By | 7.5 | | Ashes of Time | 8.5 | | Days of Being Wild | 8.0 | | Memories of Murder | 7.5 | Una detective story che ha il pregio di disattendere le aspettative del pubblico, di oltrepassare la linea d’ombra: Bong Joon-ho intrattiene, ma soprattutto pone il suo sguardo al servizio del ritratto di un transito d’epoca. Pre-zodiachiano. | Christmas in August | 7.0 | La cruda parabola calante di una esistenza: HJH segue il breve frammento di vita a disposizione di un uomo che vaga alla frontiera tra l’essere e il nulla, firmando così, senza troppi compiacimenti morbosi, un emozionante "cancer movie". | Spring in a Small Town | 9.0 | Un capo d'opera candido, con una tecnica ed una narrazione modernissime per raccontare il tema dell'amore frustrato. | After This Our Exile | 8.0 | Nello scintillio della ricerca formale di Tam (la sintassi della messa in scena ha del prodigioso) spicca l'autenticità sottile ed emozionante di un dramma familiare su un'educazione alla vita che passa attraverso esperienze atroci. | Woman on the Beach | 7.5 | Si segue con epidermica simpatia e curiosità la leggerezza di tocco con cui Hong scruta – per l’ennesima volta – l’intimità di individui alle prese con situazioni semplici che provocano complicazioni cervellotiche e/o giochi intellettuali. | I'm a Cyborg, But That's OK | 6.5 | Park Chan-wook si conferma un fantasista della macchina da presa. Il suo è un film fatto di visioni, più che di dinamiche. Tanto smagliante nella forma quanto fragile nel contenuto. | Protégé | 6.5 | Yee tenta un azzardo, apprezzabile ma non del tutto riuscito: sposa i meccanismi del poliziesco con un sottotesto umanistico-sociologico. Il tema scelto avrebbe meritato una maggiore radicalità, sia di scrittura che di regia. Tutto sommato, un buon film. | This Charming Girl | 7.0 | Con uno sguardo da spietato realista, Lee imbastisce la cronaca dettagliata della solitudine coatta di una donna in bilico tra la difficoltà di rimuovere i traumi del passato e l’anelito di felicità. Cinema ridotto al grado zero, ma mai vuoto di senso. | Memories of Matsuko | 6.5 | Se la sceneggiatura ricalca temi triti e ritriti (il destino che si accanisce sui più deboli), l'impaginazione di Nakashima percorre sentieri visivi inusuali e accattivanti: le vicende non convincono, ma le immagini si fanno apprezzare. 6,5/7 | Ceremony, The | 7.5 | Storia e privato si intrecciano nella messa in scena di una grande implosione. Che investe una famiglia patriarcale, un pezzo della società giapponese del dopoguerra, un uomo che non riesce a realizzarsi. Due ore di sano cinema d'autore. | Old Garden, The | 6.0 | Poteva essere un bel ritratto politico-storico del recente passato della Corea del Sud, ma si è preferito non affondare il bisturi. Dal regista mi aspettavo qualcosa di più coraggioso e incisivo. Ciò non toglie che il film sia riuscito ad emozionarmi. | Funeral Parade of Roses | 8.0 | Pura avanguardia, derivativa dalla Nouvelle Vague, all’insegna di uno sguardo che sposa egregiamente un testo delicato (l’alterità dell’universo del travestitismo) ad un mappatura di immagini iconoclaste (che fondono filmico e pro-filmico). Filmone. | Embryo Hunts in Secret, The | 7.0 | Un bel frullatone di moti d'animo dai contenuti estremi in un teatrino del sadismo tra le mura domestiche. Allegorico, a tratti acuto, a tratti ingenuo, ma sempre graffiante. Wakamatsu ci vende un po' di aria fritta, ma sa nasconderlo bene. | Sanjuro | 7.0 | Un intrattenimento condito di finezza di tocco e sagacia intellettuale. Ne viene fuori un apologo umanista sulla dirittura morale al di là delle (false) apparenze. Efficace, anche se un po' semplicistico. Un buon Kurosawa. | Scene at the Sea, A | 7.5 | La fenomenologia di un corpo "pesante" - tanto gravido del silenzio congenito - che si rigenera nella "leggerezza" del gesto atletico del surf con cui si libra sulle onde. E’ pura poesia quella del buon Kitano.Con qualche insistenza di troppo, ma pazienza | No Mercy for the Rude | 5.5 | La solita solfa del killer-filosofo con un suo credo ben definito, tutto proteso a trovare una nuova consapevolezza, più il solito sentimentalismo in salsa fatalista di certo cinema coreano: tutto già visto e senza nerbo. 5/5,5 | Heavenly Forest | 3.5 | Metri di pellicola sprecata. | Most Distant Course, The | 8.0 | Un esempio riuscito di messinscena che sa filmare e cristallizzare l’invisibile delle emozioni, usufruendo del potere mimetizzante di immagini e suoni propri di un cinema che lascia respiro per una riflessione extra-narrativa. Bell’esordio. | Triangle | 7.0 | Un film-contenitore, a suo modo sperimentale, che va preso per quello che è: un divertissement, con una struttura scombinata e tuttavia appassionante, dove ognuno dei tre cineasti dà l’idea di voler lasciare ben impresso il suo marchio d’autore. Gustoso. | Beyond the Years | 8.5 | Non una semplice opera derivativa di Seoponjae, ma uno straordinario mélo su un'amore irrealizzato, retto su un'idea di sentimentalismo in cui la passione amorosa tenta di risorgere dalle ceneri del tempo. Impianto figurativo di rara finezza. | Final Victory | 7.0 | Un ottimo film di intrattenimento che trova la sua forza nel mescolare i generi (mélo, action e finanche musicale), finendo così per dare vita a situazioni sempre imprevedibili. E pazienza per alcune semplificazioni nelle dinamiche dei personaggi. | From Beijing with Love | 7.0 | Riuscitissima semiparodia di James Bond, ricca di trovate (le citazioni in chiave ironica di Hong Kong Express e Days of Being Wild) e situazioni altamente godibili: un'ora e mezza di intrattenimento intelligente. | Summer Time Machine Blues | 5.5 | Una commedia un po' sottotono, con una sceneggiatura volutamente (?) senza capo né coda: le idee latitano, i personaggi sono poco empatici, e la regia è abbastanza inconcludente. Tuttavia ci si diverte, ma solo per brevissimi istanti. | Fires on the Plain | 8.0 | Un film antimilitarista che sembra non esserlo smaccatamente. Ichikawa si preoccupa soprattutto di pantografare le dinamiche dell'animo umano a contatto con l'orrore di una sconfitta fuori campo, più grande dei personaggi, dagli effetti devastanti. | Dangerous Encounters: 1st Kind | 7.5 | Tsui è riuscito là dove molti registi di HK spesso falliscono: ha saputo sposare l'urgenza di uno sguardo sulla realtà a una trama prettamente di genere. Intrattiene e riflette. Non lascia messaggi nella bottiglia da decifrare: le immagini parlano da sole | Yamato | 4.5 | Un polpettone di genere bellico in puro stile hollywoodiano che non ci risparmia nulla della retorica del sacrificio per l'amor patrio. La lacrima facile nello spettatore debole di cuore è il suo scopo. Cinema monolitico, aggravato da un finale melenso. | Big Heat, The | 7.0 | Un classico poliziesco che mostra come è dura la vita del poliziotto probo ad Hong Kong. Poca fiction spicciola e molto realismo di sostanza: qui la violenza della giungla metropolitana si manifesta in tutta la sua crudezza. Più Tsui Hark che Johnnie To. | Platform | 8.5 | Un tassello della Cina, quella di Deng Xiaoping, tra retaggi del maoismo ed aperture alla modernizzazione. L'ennesima epopea di un'umanità alla deriva ad opera di Jia: forse nessuno è più rigoroso di lui nel raccontare la realtà cinese. Melanconico. | Sunflower (South Korea, 2006) | 4.5 | Prima parte abbastanza interessante. Seconda parte melensa e prevedibile. La somma delle due parti vorrebbe essere una storia di violenza che si confronta con temi difficili, ma non riesce a produrre senso perché manca di credibilità. Furbo e pasticciato. | Red Angel | 7.5 | Un de profundis sugli effetti dell'orrore della guerra sull'animo umano che finiscono per produrre abiezione, attraverso lo sguardo di una puttana santa, angelo salvifico che concede anima e corpo ai dannati dell'inferno dei campi di battaglia. Intenso. | Sword, The | 7.5 | E' una parabola confuciana su un uomo di spada che brama la gloria, il prestigio, la fama, per poi arrivare a scoprire che non valgono nulla. Un wuxiapian che può reggere il confronto con quelli di illustri maestri del genere. Esordio di grana fine. | Invisible Waves | 5.5 | Un'opera-ossimoro: da una parte ricama una trama che parte come una sorta di thriller e finisce come una specie di noir, dall'altra si compiace di una messinscena che annula qualsiasi tensione narrativa di genere. Un po' inconcludente e contradditorio. | Vertical Ray of the Sun | 7.0 | Un'istantanea sui rapporti di coppia all'interno di un gruppo di congiunti alle prese con le intermittenze del cuore, raccontate sempre con una leggerezza di tocco che suscita empatia. Un bel film, molto gradevole, impreziosito da bravi attori. | Center Stage | 8.0 | Film totale, in cui Kwan dimostra una capacità eccezionale di intessere atmosfere eloquenti di un sentimento, di un'epoca, di un istante preciso, capaci di far rivivere veramente il passato nel presente di una finzione alla ricerca del tempo perduto. | My Heart Is That Eternal Rose | 8.0 | Storia di un amore irrealizzato tra pistole fumanti, al servizio di uno sguardo decentrato sul crimine, duro, risoluto e realistico. L'apice della cifra stilistica di Tam, nonché una delle sintesi massime del cinema della New Wave hongkonghese. | Mahjong | 7.5 | Viaggio alienante nel tessuto urbano di un non-luogo, un'anonima ed esterofila Taipei di fine anni Novanta, in pieno boom economico, popolata da un'umanità variopinta desolante. Non mi ha convinto solo il moralismo pedante e marcato dei minuti finali. | Time to Live and the Time to Die, The | 9.0 | Uno dei film più belli ed intensi di HHH, forse quello più accessibile e meno respingente. Un capolavoro che ci parla di un'educazione alla vita intrecciando Storia e privato sullo sfondo della Taiwan degli Anni '50 e '60. Il Tempo è il vero protagonista. | Valiant Ones, The | 7.5 | Considerato uno dei lavori minori di Hu. Invece è uno dei suoi film migliori. Non un capolavoro, ma un'opera di straordinario nitore umanistico, in cui si ravvisa un pessimismo nei confronti del Bene di matrice kurosawiana(vedi gli echi dei Sette samurai) | Mourning Forest, The | 9.5 | L'elaborazione del lutto secondo Naomi Kawase, poetessa metafisica più che narratrice. Cinema profondamente panteistico, a metà tra Malick e Bresson, animato da una penetrante tensione spirituale e morale. Un capolavoro non per tutti. Finale memorabile. | | 0.0 | | Loving You | 7.5 | Primo lungometraggio a carattere personale che mette in gioco con più convinzione la statura di autore di To. Un film-cerniera nella sua filmografia che scardina gli schemi di tanto cinema d’azione tradizionale, con una rielaborazione dei codici di genere | Help Me Eros | 7.0 | C'è tanta umana sofferenza, ma sembra che l'intensità delle sensazioni non arrivi sempre ad una densità vera. E' l’unico limite di un film che per il resto rivela un talento registico - debitore del cinema di Tsai Ming-liang - da tenere d'occhio. | Mad Detective | 8.0 | To ha il coraggio di estenuarsi nell'inestricabile labirinto dell'ambiguità dell'animo umano, evocato con un'attenzione ai personaggi ed una pulizia di tratto tanto che mi verrebbe voglia di parlare di thriller neo-umanista. Spiazzante. | Moe no suzaku | 8.0 | Film d'immediatezza rara. | Sky Crawlers, The | 9.0 | Il pessimismo umanistico di MO sotto le mentite spoglie della fantascienza (?) in un complicato esercizio filosofico che non pare avere freni in termini di delicatezza e potenza poetica ed immaginifica. Riflessi della nostra anima tra i fotogrammi. | Even If You Walk and Walk | 8.0 | Famigliarismo post-Ozu, spietato ma poetico: Kore-eda, raccontando in modo mirabile le tensioni visibili ed invisibili di una famiglia lacerata da un lutto tremendo, mette a nudo le ipocrisie e le contraddizioni dei rapporti familiari. | Dream | 4.5 | Film tra i più brutti di Kim, frutto di una elucubrazione furba e apparentemente profonda. Sogni facili, come se il suo cinema non riuscisse più a tenere il passo delle sue idee: come se si fosse tramutato nella caricatura di se stesso. Aria fritta. | Good, the Bad, the Weird, The | 7.0 | Cinema bric-à-brac che va bene oggi, dove ognuno può trovarci di tutto. Con un occhio ad Oriente e l'altro ad Occidente, Kim prosege il suo viaggio nei generi all'insegna della contaminazione di storie, scenari, caratteri. Si dilunga un po' troppo, però. | Haunted Apartments, The | 5.5 | Il regista non sale mai in cattedra, l'inventiva latita, la narrazione saccheggia il repertorio di mezzo cinema dell'orrore senza dargli nuovo smalto, le interpretazioni lasciano a desiderare: insomma, un horror con la sordina. Finale bello ma inutile. | Ip Man | 5.0 | Sarà colpa dei cinesi, ma è un blockbusterone di grana grossa. Belle le coreografie, fastidioso l'eccesso di retorica nazionalista che sostiene l'intera architettura del film. Il risultato è un ibrido indigesto tra gongfupian e biopic storico. | CJ7 | 6.0 | Ennesima parabola morale à la Chow. Pochi i momenti davvero esilaranti. | Syndromes and a Century | 8.0 | Film in surplace sul rapporto tra spazio e tempo in cui si determina la vita degli individui. E' uno dei film cinematograficamente più puri, perché racconta l'invisibile (gli umori, le sindromi, il tempo...) con il solo potere delle immagini. Bello. | Blind Shaft | 7.5 | L'ennesima brutta storia di una Cina in cui il denaro è diventato la misura di ogni rapporto. Gran bel film, per consapevolezza e concretezza. | Sparrow | 8.0 | Lezione sui tempi e i modi del cinema. | Street of Shame | 7.0 | Dramma dei bassifondi di grande spessore umanistico, dove le meretrici, strette tra un destino malevolo e una società che le rigetta ipocritamente ma allo stesso tempo se ne serve, diventano il fulcro di una disamina della società giapponese dell'epoca. | Go, Go Second Time Virgin | 7.0 | Due ossessioni di Wakamatsu (l'orrore per la nascita e l'assillo della sessualità) in un ritratto di una gioventù nichilista, annoiata, 'vuota'. Troppo compiaciuto nella sua morbosità, ma interessante per la sua lezione formale iconoclasta. | Departures | 7.0 | Il dramma della dipartita come un lascito dei morti ai vivi. Ben confezionato, con molti (troppi) sentimenti edificanti e qualche spunto interessante. Film di grana grossa, ma efficace per un vasto pubblico. Oscar esagerato. | Tokyo Sonata | 8.5 | Un lucido e granitico requiem per il declino di una famiglia della classe media, di una generazione (quella dei padri), di un Paese smarrito (il Giappone), attraverso la parabola di un gruppo di congiunti che cercano di superare un momento di difficoltà. | Accident | 8.0 | Più misurato del solito, Soi Cheang gioca il film sul contrasto tra la precisione geometrica esercitata dal suo sguardo e dagli incastri narrativi e l'ingovernabilità del caso. Un'opera di pensiero, di poesia ma anche, in senso elevato, di spettacolo. | If You Are the One | 5.0 | Un centone sull'amore che accumula scenari da cartolina, dialoghi che sembrano presi dagli aforismi dei Baci Perugina e tempi morti: più uno spot sul benessere della nuova Cina che un viaggio nei sentimenti. Lo spunto dei blind date era interessante. | Chaser, The | 7.0 | Solido film di genere, con qualche lacuna di troppo (tutta la parte centrale che gira quasi a vuoto) e con i soliti difetti di certo cinema coreano (lo scarso senso della misura nella caratterizzazione - purtroppo fumettistica - dei personaggi). | One Fine Spring Day | 7.0 | E' un mélo dallo stile asciutto e introspettivo, in cui la natura, con i suoi paesaggi e i suoi 'suoni', gioca un ruolo fondamentale, quello di espletare la meraviglia e la melanconicità insite nell'altalena dei sentimenti. Per palati fini. | Sad Vacation | 7.5 | Dissidi familiari e solitudini urbane. Il cinema di Aoyama sembra non avere limiti: è un moto perpetuo che (ri)mescola generi e stilemi consolidati, e ha una forza visiva che a tratti riempie gli occhi. | It's Only Talk | 8.0 | Solitudini alla deriva: bello e senza infingimenti. | Achilles and the Tortoise | 7.0 | Un individuo tortura la sua vocazione per superarsi nell'arte che ama più di tutto: film che riporta il cinema di Kitano ai livelli dei suoi lavori più riusciti, ma i capolavori degli Anni '90 sono ancora lontanissimi. Poetico, ma un po' irrisoluto. | | 6.5 | Guilala, ovvero il castigo per le colpe dell'uomo. A volte divertente, altre volte soltanto trash: comunque godibilissimo. | Naked Kitchen, The | 4.5 | Banalissimo e stucchevole ménage à trois, dove la confusione di sentimenti è solo il risultato di una confusione di idee: tutto viene lasciato in sospeso perché si pensa che giocare con le emozioni dia i suoi frutti (che poi, a conti fatti, sono marci). | Lover | 5.5 | L'attimo fuggente del qui e ora in una rivisitazione di Prima dell'alba di Linklater, alla maniera di certo cinema coreano, quindi con troppo cuore e scarsa misura. La sceneggiatura aveva molte cartucce nel suo schioppo, ma la regia spara a salve. | Dog in a Sidecar | 7.0 | Promosso: scandaglia il mondo interiore con un ben calibrato gioco di sottrazione. E' uno di quei film che dice molto con poco. | Case of Itaewon Homicide, The | 5.5 | Un ibrido non perfettamente riuscito tra film d'inchiesta e thriller legale. Pregi: una certa ambiguità che ben si concilia con l'assunto (i limiti dell'esercizio della legge). Difetti: la scarsa personalità con cui vengono messi in scena gli eventi. | Mother (South Korea, 2009) | 7.5 | Solido thriller d'autore e convincente indagine umanistica, inferiore però a Memories of a Murder. | Stranger Within a Woman, The | 7.0 | Un film apprezzabile, magari non strabiliante ma comunque autentico, implacabile nel crescendo dell'implosione della vita privata dei personaggi, messi a dura prova dai cambiamenti di costume in atto in un'epoca di grandi trasformazioni. | Fish Story | 7.0 | Film in formato mosaico in cui ogni tassello è un'istantanea di un'epoca: comun denominatore l'idea che tutto ciò che l'uomo produce nel campo delle arti possa avere un'influenza sui destini dei singoli e del mondo. Tortuoso ma tutto sommato godibile. | My Name Is Fame | 6.5 | Luci e ombre: un 'backstage' senza particolari slanci sul fare cinema dal di dentro, ma anche 'manifesto' dell'attore e di Lau Ching-Wan. Il film è lui: utentico e generoso. Peccato per qualche melansaggine di troppo e per il doppiaggio da cani di Huo. | Customer Is Always Right, The | 7.0 | Una sorta di Uomo che non c'era di coeniana memoria catapultato nel mainstream coreano. E' un esercizio al diapason in cui la regia leziosa ma anonima va a traino della scrittura cinematografica e della performance attoriale. L'insieme è avvincente. | Welcome Back, Mr. McDonald | 6.0 | Una farsa incompiuta sui compromessi nel mondo dello show business in cui c'è poco da ridere (in tutti i sensi). | Oki's Movie | 7.5 | C'è tutto quello che ci si aspetterebbe da un film di Hong Sang-soo, ma con in più la voglia manifesta di lasciarsi andare all'ispirazione del momento che lo rende meno prevedibile e più poetico del solito. | Rule Number One | 6.0 | Discreta parabola orrorifica popolata di presenze fantasmatiche che si conclude con un finale spiazzante. Peccato che il tema di fondo (le apparenze ingannano) sembra sfruttato solo per portare avanti le dinamiche di genere. | Nymph | 7.0 | Un percorso spirituale, una crescita interiore, attraverso il contatto con la Natura (la foresta, uno spazio di luci ed ombre in cui perdersi o ritrovarsi). Bello: per immaginifici. | Blind Mountain | 8.0 | Li Yang dipana con rigore la sua denuncia senza scadere in ricatti emotivi-emozionali. Sicuramente tra i film più belli tra quelli della Sesta Generazione. Sconvolgente. | Cape No. 7 | 5.5 | Cinema popolare, da non sottovalutare per il non facile equilibrio tra i molteplici elementi che lo compongono. Ci sono gli ingredienti giusti per un paio d'ore coinvolgenti, ma nel complesso il film sembra una macchina di commozioni a comando. | Grandmother | 9.0 | Volti sofferenti, acqua dappertutto, ambienti fatiscenti: sullo schermo scorre un inferno dei vivi, un panorama apocalittico, una fenomenologia della sopravvivenza nei luoghi dimenticati da Dio. Cinema che è realtà e verità ventiquattro volte al secondo. | Nanayo | 8.5 | | Embracing | 8.0 | | Night and Day | 6.5 | | Kaleidoscope | 7.5 | | OneDay | 8.0 | "Nessun sogno è mai soltanto un sogno". | Hear Me | 7.0 | | Yang Yang | 7.5 | | Miao Miao | 7.0 | | Housemaid, The (2010) | 6.0 | | Borrower Arrietty, The | 6.5 | Molto miyazakiano, sia nel disegno che nella storia, ma non ha la magia, lo spessore e la forza emotiva dei lavori del regista giapponese. Merita comunque una visione. | Brand New Life, A | 7.5 | Uno stile disinvolto tipicamente francese che va al cuore delle cose ed una sensibilità tutta asiatica nello scavo psicologico creano un mix emozionante che fa di questo film un ritratto intimo ed autentico di un'infanzia da reinventare giorno per giorno. | Comrades, Almost a Love Story | 7.0 | Bel melò. Il suo punto di forza è il contesto in cui matura la storia d'amore, il modo in cui fa incombere sui personaggi l'ombra lunga di una condizione errante che sembra condannare alla precarietà (familiare, economica, sentimentale) chi emigra. | Voice of a Murderer | 5.5 | Thriller furbissimo e ricattatorio che sfrutta l'effetto emotivo (a cominciare dalle interpretazioni) di una commozione indotta attraverso piccoli espedienti. Va bene che siamo di fronte a uno di quei fatti di cronaca sconvolgenti, ma non tutto è lecito. | Outrage | 6.0 | Yakuza-movie nella media del genere, ma da Kitano mi aspettavo qualcosa di più originale. | Buddha Mountain | 7.0 | Il racconto ambizioso (forse troppo...) di un'educazione alla vita, con alcune cadute di tono ma anche tanti momenti di bel cinema. | Hanamizuki | 4.5 | Scontato e anemico melodramma su due cuori che si rincorrono nel fiore degli anni, pieno di situazioni costruite a tavolino solo per il gusto di instillare nello spettatore emozioni a comando. Furbo. | Warm Water Under A Red Bridge | 7.0 | Imamura ci porta con la sua solita stravaganza ad un'ideale sorgente dei piaceri della vita, dell'amore, delle passioni, laddove di può trovare l'antidoto per uscire dalle secche di un'esistenza basata sul materialismo. Un inno benefico all'edonismo. | I Wish | 5.5 | Debole variazione sul tema dell'infanzia ribelle che non accetta il destino che le è stato 'assegnato' dagli adulti. Un Kore-eda minore che tuttavia non nega allo spettatore alcuni sprazzi di pura poesia. | Poetry | 8.0 | La poesia come ricerca (e preservazione) della bellezza contro le barbarie del mondo moderno, in un dramma incandescente che sa unire un altissimo stile e una emozionante pietas. Lee Chang-dong si conferma un acuto e profondo osservatore degli individui. | Child's Eye | 5.5 | Un horror nella media del genere, forse un po' troppo incostante nel suo sviluppo 'terrorifico'. Di certo i Pang hanno fatto di meglio. | Au revoir Taipei | 7.5 | Arvin Chen conduce un gioco ad incastri (la storia intreccia molteplici sotto-trame), dimostrando ottime qualità affabulatorie nel modo in cui maneggia i vari codici narrativi (grottesco, sentimentale, comico, noir) nonchà© non comuni doti registiche. | Night Train | 7.0 | Uno sguardo dentro la fragilità dell'uomo sulla falsariga di tanto cinema di Jia Zhang-Ke. Intenso anche se un po' manieristico. | 24 City | 8.0 | Jia mette in parallelo le due armi micidiali del suo cinema, il documentario e la fiction, portando a estremo compimento la cristallizzazione di un percorso autoriale in cui la simbiosi tra finzione e realtà ha partorito dolenti istantanee della Cina. | Samurai Rebellion | 8.0 | Scritto e diretto divinamente, con una tensione che aumenta ogni minuti che passa. | Suicide Club (Suicide circle) | 6.5 | Sion Sono colpisce duro sui nervi scoperti del Giappone. Non tutto viene messo ben a fuoco, il finale è un po' sciatto, ma il regista sa regalare momenti di ottimo cinema. Insomma, i soliti pregi e difetti di Sono. | Noriko's Dinner Table | 7.5 | Il disagio dell'adolescenza, il passaggio all'età adulta e altre turbini familiari come solo Sion Sono sa raccontare. | Strange Circus | 7.0 | Troppe giravolte, troppa carne al fuoco, ma la storia colpisce duro e le immagini sono una gioia e un dolore per gli occhi. | Hazard | 5.5 | Uno dei film più deboli della filmografia di Sion Sono, con pochi sprazzi poetici e tanto ribellismo d'accatto. | Exte: Hair Extensions | 7.0 | Incursione nel j-horror in puro distillato Sion Sono. Un po' impalpabile nelle sue varie componenti, ma resta comunque un buon film. | Key of Life | 7.0 | Una commedia con risvolti esistenziali che non pecca di nulla: ottima regia, bravi interpreti e una storia credibile piena di incastri narrativi funzionali all'intrattenimento del pubblico. Bisogna accettarlo per quello che è. | City of Sadness, A | 9.0 | Hou si erge a testimone di un'epoca, con l'aria di chi ha vissuto indirettamente il riflesso delle vicende narrate sullo schermo. Che inanella una serie di tableaux vivant di alto impianto figurativo e di estrema aderenza alla realtà. Magnifico affresco. | Tag | 7.0 | Un film meno scemo di quello che sembra, perfettamente calato nella dimensione sionsonista, cioè un cinema anarchico, caotico, feticista che smonta e rimonta continuamente i suoi pezzi. Godibile per i sionsonisti ma anche per gli amanti dell'horror. | Behemoth | 9.0 | Zhao Liang rivolta come un calzino il genere documentario portandolo a vette altissime, in un limbo tra estasi visiva per la bellezza delle immagini e sgomento per la crudezza della realtà portata sullo schermo. | Virgin Psychics, The | 7.0 | Un film che funziona, sia come commedia oscena, sia come sci-fi demenziale: sotto la patina di pinku eiga si nasconde un lavoro delirante e caotico in cui Sion Sono scava nell'avidità e nella malizia del desiderio sessuale. Non solo per maschi arrapati. | Shinjuku Swan | 5.0 | Spiace ammetterlo da estimatore del regista, ma è uno dei lavori più fiacchi e commerciali di Sion Sono: non c'è traccia del suo gusto anarchico per il racconto e le immagini, e il ritratto di Shinjuku e del suo microcosmo è appena abbozzato. | Brighter Summer Day, A | 9.0 | Una delle punte massime del cinema di Edward Yang e della New Wave Taiwanese. Un film che coniuga superbamente il senso di sradicamento del singolo con il contesto di un Paese senza identità , sospeso tra l'influenza occidentale e il retaggio giapponese. | Outlaws, The | 6.5 | Solido film di genere poliziesco come gli americani non sanno più fare. Manca un piccico di originalità , comunque godibile. | Survival Family | 7.0 | Storia ben calibrata su una nuova consapevolezza famigliare. |
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