La tigre e il dragone
Paese: Cina/Hong Kong/Taiwan/USA
Anno: 2000
Genere: Arti Marziali
Regia: Ang Lee
Interpreti: Chow Yun-Fat, Chang Chen, Zhang Ziyi, Michelle Yeoh, Lang Sihung, Cheng Pei Pei
Li Mu-Bai, prode guerriero in cerca di meritato riposo, depone la mitica spada "Destino" facendone dono al suo signore. Li, affida la spada all'amica Yu Shu-Lien di cui è segretamente innamorato e altrettanto segretamente corrisposto. Un misterioso guerriero, però, ruba la spada. Intanto la figlia del governatore si prepara a un matrimonio di interesse per garantirsi un futuro agiato, ma in realtà l'apparentemente fragile fanciulla ha ben altri progetti.
Chi ha poca dimestichezza con lo "wu xia pian" (il "fantasy" di cappa e spada orientale) potrà stupirsi o diffidare di un genere dove abbondano i motti e i moti di saggezza buddista, dove i protagonisti, cavalieri del Bene o del Male, svolazzano appesi a corde "invisibili", come se fosse la cosa più naturale del mondo. Gli appassionati di lunga data del cinema proveniente da Hong Kong apprezzeranno il tocco personale apportato dal neofita Lee (che aveva già dichiarato tutto il suo amore per il genere nella parte finale di PUSHING HANDS), taiwanese operante negli Stati Uniti che, nelle sue opere, ha sempre tentato di amalgamare gli opposti, lo yin e lo yang, in una visione non manichea dell’esistenza e del cinema. Agli spettacolari duelli aerei fra maestri delle arti marziali (coreografati da Yuen Wo-Ping) alterna uno studio sentimentale e psicologico dei personaggi che gioca con la specularità e la complementarità, fra guide esistenziali ed allievi corrotti dal lato oscuro, ansia di libertà e necessità di legami, con un'attenzione particolare (se non esclusiva) alle figure femminili, guerriere, reiette o promesse spose che reclamano la parità, il diritto di scelta (anche la malvagia "Volpe di giada" è una vittima, della discriminazione maschilista dei monaci e della disparità fra classi sociali). Il romanticismo si accende di rosso nello splendido scenario del deserto, dove una coppia si rincorre per domarsi, oppure vive un amore assopito, trattenuto, con i due guerrieri erranti che non osano dichiararsi l'uno all'altro. L'avventura è epica, "da sogno", alla ricerca della "tigre e del dragone" accucciati in ognuno di noi, disposta (vedi la figlia del governatore) a rinunciare all'amore in cambio d'una vita che insegue la leggenda ma trova il peso della solitudine e del "pugno chiuso". Sprofonda nel sogno anche il (bellissimo) finale fra le montagne, in volo sospeso verso la vita o la morte. (Niccolò Rangoni)