MUALLAF (The Convert)
...una storia di riconciliazione e guarigione per Yasmin Ahmad...
Yasmin Ahmad è una regista malese già nota per i suoi spot commerciali (come questo qua, ad esempio), ed è un poco la pioniera della nuova generazione del cinema malese, capace di portare avanti una poetica ingenua e piacevole pur nella sua drammaticità (spesso anche autobiografica, come in SEPET, o in MUKHSIN).
MUALLAF, con titolo internazionale THE CONVERT, è la storia di due ragazze musulmane scappate di casa e dall'ombra di un padre ingombrante e del loro incontro con un insegnante di origini cristiane, incontro che cambierà la vita di tutti e tre. Le due ragazze, la maggiore che lavora la notte in un pub e la minore che cita dal Corano alla Bibbia e da S. Agostino a Laozi, vivono in un mondo tutto loro dove il centro è la fede, e questa loro semplice e solare spiritualità si riflette anche sulle giornate di chi le circonda, sia un'insegnante che non le capisce o sia una ragazzina in coma cui solo loro fanno visita.
Il film ha un tono leggero, anche quando si sposta sul passato drammatico dei personaggi, ed è proprio grazie al tocco della Ahmad che una storia che sembra scontata e banale prende la sua forza da una visione semplice e fanciullesca della vita e della religione.
La grandezza di questa piccola storia sta nel portare il sorriso, quello vero e aperto, lontano dalla risata grassa o dallo sghignazzo, in un mondo del cinema internazionale che ai festival è abituato a guardare film musoni e introversi per spettatori ingrigiti nemmeno troppo controvoglia.
Difficile però da capire lo spirito di Muallaf, perché va colto e non meditato, perché chi si ferma a parlare di incongruenze e di teologia dopo aver finito di vedereo, beh... senza offesa, ma il problema è suo, e non del film di Yasmin Ahmad, e a me un po' dispiace per loro.
Un raggio di sole, come c'è più bisogno che sia il cinema, quello vero. Io me lo godo.
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