Vai al contenuto

IP.Board Style© Fisana
 

[NEWS] THE ELEPHANT AND THE SEA, di Woo Ming Jin

...il cinema malese ancora al centro dell'attenzione...

8 risposte a questa discussione

#1 paolone_fr

    GeGno del Male

  • Disattivato
  • 6977 Messaggi:
  • Sesso:

Inviato 06 June 2008 - 11:07 AM

THE ELEPHANT AND THE SEA
Immagine inserita


...zitti zitti, in Malesia stanno crescendo alcuni registi giovani e indipendenti che mietono premi nei festival asiatici e non solo. Uno di questi, Woo Ming Jin, ha vinto un premio della giuria all'ultimo festival di Torino con The Elephant and the Sea, che uscirà in sala nel suo paese ad agosto 2008.

Fonte: TWITCH (con un bel trailer)

#2 polpa

    It’s Suntory Time!

  • Membro storico
  • 9225 Messaggi:
  • Location:Roma
  • Sesso:

Inviato 06 June 2008 - 01:03 PM

Locandina pucci assai. :em07:

#3 Siwolae

    Annyon

  • Membro storico
  • 16502 Messaggi:
  • Location:Suntory^^
  • Sesso:

  • I prefer: cinema

Inviato 06 June 2008 - 01:07 PM

Visualizza Messaggiopolpa, il Jun 6 2008, 02:03 PM, ha scritto:

Locandina pucci assai. :em07:
:em66:

#4 paolone_fr

    GeGno del Male

  • Disattivato
  • 6977 Messaggi:
  • Sesso:

Inviato 12 June 2008 - 10:58 AM

...di questo regista malese è in uscita un DVD contentente quattro corti, di cui uno che fu d'ispirazione proprio per The Elephant and The Sea...

Immagine inserita

#5 paolone_fr

    GeGno del Male

  • Disattivato
  • 6977 Messaggi:
  • Sesso:

Inviato 19 August 2008 - 11:23 AM

RECE

:em12:

#6 Nosferatu

    Operatore luci

  • Membro
  • 456 Messaggi:
  • Sesso:

  • I prefer: cinema

Inviato 31 October 2011 - 02:19 AM

THE ELEPHANT AND THE SEA
Regia: Woo Ming Jin
Sceneggiatura: Woo Ming Jin
Nazione: Malesia
Anno: 2007
Cast: Berg Lee, Chung Kok Keong, Ng Meng Hui, Cheong Wai Loon, Tan Chui Mui, Beatle Yap


Immagine inserita

Un isolato e sonnolento villaggio di pescatori della Malesia viene colpito da una misteriosa epidemia arrivata dal mare, che non solo attacca il principale mezzo di sostentamento locale (il pesce), ma sembra insinuarsi sottilmente nelle pieghe più nascoste dell'animo umano mettendone a nudo tutta la fragilità, enfatizzando un disagio sociale già presente, concretizzando la necessità di trovare negli altri quel calore umano che la natura o gli oggetti non possono darci, ma di cui abbiamo un disperato bisogno per sopravvivere.

Immagine inserita

Yun Ding è un giovane sfaccendato che passa le sue giornate in compagnia dell'amico Long Chai piazzando oggetti appuntiti per la strada e offrendo le proprie prestazioni agli ignari passanti che si ritrovano improvvisamente con le ruote forate. Ah Ngau è un uomo di mezza età, pescatore che passa intere giornate in mare aperto e che da esso riceve il necessario per sostenere se stesso e la propria moglie. Entrambi vengono colpiti duramente da questa misteriosa epidemia, della quale non ci è dato sapere praticamente nulla (poiché non è certo questo l'obbiettivo che il film si prepone), quando l'amico di uno e la moglie dell'altro muoiono improvvisamente. Il dolore, il peso dell'assenza, iniziano così a manifestarsi, non con le stereotipate e banali rappresentazioni del lutto alle quali certo cinema ci ha abituati, ma con un tormento interiore che le parole non possono descrivere, con un ristagno, una sorta di galleggiamento esistenziale, un torpore ben rappresentato dalle immagini e dai silenzi più che dalle parole, un decadente e degradante, se vogliamo, tentativo di dare un significato alle proprie azioni. E così Yun Ding prova a cercarsi un lavoro e si dimostra disposto a tutto, anche a "vendere" il corpo della sorella dell'amico defunto (che di lui è innamorata) per mantenerlo, mentre Ah Ngau crede di aver ritrovato nella carnalità del sesso gli stimoli necessari per tornare a vivere ma si rende presto e impietosamente conto che il suo è soltanto un palliativo sotto al quale si nasconde la necessità di affetto resa evidente dal suo attaccamento per una ragazza squillo.

Immagine inserita

Due uomini, due storie di solitudine e di lutto, che non si incrociano mai, ma che condividono lo stesso dolore fra il cielo e il mare della Malesia. Il mare, appunto, elemento primordiale che è datore di vita e di morte è il terzo protagonista di questo bel film di Woo Ming Jin del 2007. È in questa dicotomia che rappresenta la continua lotta fra uomo e natura, fra il desiderio di lasciarsi soccombere, di sprofondare (come del resto sembrano voler fare i due protagonisti ad un certo punto del racconto) e la necessità di riemergere ed affrontare il mal vivere cercando di dare un peso alla propria quotidianità che The Elephant and the Sea trova il suo senso più profondo di appagamento. Ed è grazie sopratutto all'uso intelligente della fotografia paesaggistica che contrappone in continuazione elementi disturbanti tanto nella forma quanto nel contenuto a immagini di una natura bellissima e spietata, dura ma riconciliatoria che l'eccellente risultato viene ottenuto.

Immagine inserita

Apprezzato dalla critica internazionale, vincitore di svariati premi presso i festival di tutto il mondo (fra i quali ricordiamo il premio speciale della giuria al 25° Torino Film Festival), The Elephant and the Sea è stato spesso accostato al cinema del ben più noto Tsai Ming Liang (anch'esso originario della Malesia), per le atmosfere sospese e l'assenza di dialoghi, per l'epidemia inspiegabile e misteriosa che forse ci ricorda quella del bellissimo The Hole, per la rappresentazione del sesso come strumento effimero di fuga da una realtà inaccettabile. Senz'altro i punti in comune ci sono, ma ciò non toglie che i meriti del film di Woo Ming Jin vadano al di la della semplice scopiazzatura, perché The Elephant and the Sea trova gli spunti per vivere di vita propria, lo fa con una forza sottile ma innegabile, e acquista un identità ben precisa nel porre la dualità di una natura (che nel cinema di Tsai Ming Liang non è mai stata un elemento così preponderante), quella bellissima, ancestrale, selvaggia e affascinante del paesaggio Malese, che mette a nudo le debolezze insite nell'uomo e nella società ma che infine diventa anche elemento catartico, purificatore (emblematico il contatto con il mare, quello puramente contemplativo di Ah Ngau e quello selvaggio, quasi sacrificale di Yun Ding) attraverso il quale, a volte, è necessario passare per ritrovare se stessi.



Articolo di Enrico 'Nosferatu' Rottigni


Messaggio modificato da Nosferatu il 31 October 2011 - 02:22 AM

Immagine inserita

«Sono venuti quelli dei Cahiers du cinéma, e mia figlia mi diceva che volevano sapere il tessuto connettivo tra quella targa che oscilla all'inizio del film Sei donne per l'assassino, dove c'è un temporale, e il telefono che casca quando la Bartok muore. Io non mi ricordavo neanche come finiva il film...»
(Mario Bava)

Tradotti per AsianWord:
A Summer at Grandpa's - Beautiful - Rice People - License to Live (con can tak)
Little Note - Night Train - Helpless

#7 ziadada

    Direttore della fotografia

  • Membro
  • 1710 Messaggi:
  • Sesso:

  • I prefer: cinema

Inviato 31 October 2011 - 10:17 AM

Visualizza MessaggioNosferatu, il 31 October 2011 - 02:19 AM, ha scritto:

emblematico il contatto con il mare, quello puramente contemplativo di Ah Ngau e quello selvaggio, quasi sacrificale di Yun Ding

Non mi avessi già convinto prima, bastavano queste due righe :Japan:
"So you believe in ghosts, do you sergeant?"
"I believe in God the Father, God the Son and the sidhe ridin' the wind."

#8 Cignoman

    Direttore del montaggio

  • Membro storico
  • 2847 Messaggi:
  • Location:Nowhere
  • Sesso:

  • I prefer: cinema

Inviato 31 October 2011 - 11:43 AM

:Japan:

Immagine inserita


#9 vasumitra

    Operatore luci

  • Membro
  • 330 Messaggi:
  • Location:bologna
  • Sesso:

  • I prefer: cinema

Inviato 02 November 2011 - 12:17 PM

ho un bellissimo ricordo di questo film, visto a torino, vi linko cosa ne ho scritto all'epoca
asilo sotto il mio passo tutto il giorno
i loro festini smorzati mentre la carne cade
erompendo senza paura né vento favorevole
le guantilope del senso e del nonsenso corrono
prese dai vermi per quel che sono


1935 samuel beckett

constant shallowness leads to evil

Immagine inserita





1 utente(i) stanno leggendo questa discussione

0 utenti, 1 ospiti, 0 utenti anonimi