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TITOLO ORIGINALE Noksaek uija
PAESE Korea
ANNO 2005
REGIA Park Chul-soo
SCENEGGIATURA Park Chul-soo
ATTORI Suh Jung (Kim Mun-hee), Shim Ji-ho (Seo hyun), Oh Yun-hong (Su-jin), Jeon-han Kim (giornalista)
GENERE Erotico
DURATA 98 minuti
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TRAMA
Mun-hee, una donna sposata sui trent'anni, viene arrestata e condannata per aver avuto un rapporto sessuale con un minorenne, Hyun. Dopo aver passato qualche mese in prigione, Mun-hee incontra di nuovo Hyun, e i due finiscono insieme in un albergo. Dopo cinque giorni di sesso, Mun-hee improvvisamente dice addio a Hyun...
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COMMENTO
Al centro del film di uno dei veterani del cinema coreano (è attivo da quasi 30 anni) c’è una relazione tra una donna ultratrentenne e uno studente delle superiori. Park inizia in medias res: la donna è appena stata giudicata colpevole per aver fatto sesso con un minorenne e condannata a 100 ore di servizio sociale. Ma appena rilasciata, la donna ritrova proprio il ragazzo, che non ha nessuna intenzione di perderla.
Il soggetto sembra semplice e lineare, ancorché scottante, ma Green Chair prende una piega inaspettata. Da un lato, Park mostra sin da subito che quello che succede tra i due non è solo del sesso occasionale, ma una storia d’amore tra due persone che si sono trovate e stanno bene insieme, ma che devono consumare la loro relazione nella clandestinità. E per farlo, il regista adotta uno stile delicato nello scoprire i sentimenti, ma molto esplicito nelle immagini, con scene di sesso ai confini dell’hard. Quando la donna viene assalita dai dubbi, lo stile si fa ancora più rarefatto, e si introduce nelle psicologie e nelle motivazioni dei personaggi, per farci capire, dopo averci mostrato la loro bruciante passione, che cos’è che li ha spinti uno vicino all’altro. Ma non è finita, perché Park è pronto a sterzare ancora, e nell’ultima parte, che un sapore da cinema d’avanguardia, ed è ricoperta da una sottile e originale patina fantastica, scatta il dialogo con tutti gli altri personaggi che hanno visto la storia dei due dall’esterno.
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Il risultato è un film gentile e candido anche quando molto esplicito, toccante nel pudore estremo e nel rispetto che ha per le anime di cui racconta, senza cercare di scoprire le molle che ne muovono le azioni (e quindi evitando psicologismi facili o sensazionalismi stupidi), ma spingendo invece all’identificazione emotiva. Questo grazie anche a due attori straordinari: Seo Jeong, la conturbante e indimenticata protagonista femminile di Seom-L’isola di Kim Ki-duk, e il giovanissimo Shim Ji-ho riescono, con la forza vitale della loro intesa, a donare un cuore pulsante ad un film intenso e da non sottovalutare.
Tratto da cinemavvenire.it