Introduzione
Al Torino Film Festival 2011 hanno proiettato l'intera filmografia di Sion Sono.
Conoscendo discretamente bene ed apprezzando i suoi ultimi dieci anni da regista potevo mai perdermi la possibilità di vedere le sue prime introvabili opere sottotitolate in italiano?
Dopo l'excursus torinese è evidente quanto la carriera di Sion Sono si spezzi di netto in due tronconi separati: quello pre-suicide club e quello post-suicide club.
E' chiarissimo come questo sia il film della svolta economica ed artistica del nostro.
Un po' tutti gli appassionati conoscono la sua carriera dal 2002, ma prima? Quale percorso lo ha portato alla fama nel circuito dei festival internazionali?
Tre opere
Otoko no hanamichi - 1986
Il paradigma della velocità.
Come degno rappresentante del dio del caos, non ha trama. In tutta la prima parte l'operatore corre, sbanda e si rotola facendo sembrare The Blair Witch Project, al confronto, una natura morta.
Uomini che scappano, defecano in pubblico, si tagliano, mescolano il sangue, si buttano nei fossi, si sfidano e si azzuffano,
tutto condito da un costante fischio di pentola a pressione o acqua in ebollizione.
Una prima lettera del suo alfabeto: la velocità.
Poi rallenta, con una processione di studentesse che trascinano catini, pezzi di legno e un corpo, legato.
Tira il freno a mano e la sperimentazione si sposta su una nuova lettera: i giochi di luci ed ombre. Minuti interi di buio in sala mentre in sottofondo arrivano suoni di vita casereccia, pentole, borbottii, gente che sale le scale, mangia e parte.
Un accendino, una cantilena, una torcia elettrica impazzita e una radio accesa.
E' in assoluto il film più difficile che abbia mai visto e, sicuramente, il più difficile della sua filmografia.
Ma che viaggio che ho goduto. Subito dopo l'LSD viene Otoko no hanamichi.
Consigliato solo sul grande schermo, impossibile da vedere in casa.
The room - 1992
Sperimentale? Avanguardia? Elogio alla psicadelia? O semplicemente 5 inquadrature fisse che fanno arrivare i minuti a 90?
15 minuti solo di titoli di testa, un'immagine fissa su un cartello.
Sembra un disco a 45 giri messo su a 33, per questo se lo spettatore rimane sui 45 non potrà che detestarlo.
Se si riesce ad entrare in simbiosi, al contrario, il film non annoia, fa assaporare un po' dello sporco ruvido che Sion Sono sa cucinare molto, molto bene.
E alla fine tira tutti i fili e prova a far credere in un film compiuto.
Consigliato!
I Am Keiko - 1997
Complemento perfetto di Otoko no hanamichi, completa del tutto l'ipotetico Yin e yang della sua filmografia.
Un film sul passare del tempo che si vanta di durare esattamente 1 ora 1 minuto ed 1 secondo, che sembrano 3 ore.
Stiamo parlando di un film che inizia con 5 minuti di inquadratura fissa sul viso silenzioso della protagonista, e solo dopo le scende una lacrima.
Inquadratura sulla lancetta della sveglia e la ragazza inizia a contare i secondi, i minuti, poi li canticchia, poi dice di volerci raccontare le sue due prossime settimane di vita, fino al compimento del suo 22mo compleanno.
Il film crea immagini ed atmosfere, scandisce giorno per giorno: in uno inquadra le dita dei piedi che si allargano, in un altro i pesci rossi, o lei che guarda dalla finestra e in un altro lei che si contorce per produrre scrosci articolari.
Poi di nuovo il tormento di quella lancetta enorme, inquadrata in primo piano, e la cantilena del tempo che passa e l'avvicinarsi della morte. Scandisce i secondi: "Ciao, arrivederci, ciao, arrivederci." o "Buongiorno, buonanotte, buongiorno, buonanotte".
I giorni e le ore passano:
"oggi ho comprato un braccialetto,
oggi ho telefonato al mio amico,
il numero di telefono del mio amico è..."
Nella minuziosa descrizione delle sue due settimane, ci fa sentire ogni giorno la segreteria telefonica, sempre inesorabilmente vuota. E col messaggio audio sempre inesorabilmente diverso, personalizzato e stonatamente allegro.
La pellicola termina con parecchi minuti con lei che cammina sulla neve inquadrata di lato.
Parecchi.
A fine proiezione i (pochi) commenti sono sempre gli stessi, i soliti che si possono immaginare, e riguardano principalmente la noia:
"questo è un film di m@rda!"
Son d'accordo, l'errore è, semmai, quello di provare a valutarlo come tale, quando un film non è. Mancano troppi ingredienti per esserlo, la trama, ad esempio.
E' semplicemente una "forma d'arte diversa" da quella cinematografica.
Più simile alle installazioni video che tipicamente si osservano alla Biennale Arte di Venezia.
Questo è.
Se ci si aspetta un film o non si ha dimestichezza con la video arte meglio stare alla larga, per tutti gli altri:
consigliato!
Riflessioni personali che provano a sopravvalutare l'artista
Sono stato davvero impressionato dalla sua prima vita cinematografica.
Sono sicuramente visioni difficili e rappresentano uno scoglio insormontabile per i non appassionati.
Sembrano forme artistiche con caratteristiche diverse da quelle tipicamente cinematografiche.
Dopo l'esperienza di queste visioni mi sono fatto un paio di idee: sembra che in gioventù abbia voluto sperimentare analiticamente singoli argomenti contrapposti ai loro antagonisti come lentezza/velocità, gentilezza/orrore, pace/violenza, luce/ombra, amore/odio, apatia/rabbia.
Una volta sperimentato il suo alfabeto e teorizzato il suo linguaggio cinematografico ha utilizzato quegli elementi per per farne film compiuti.
La mia impressione quindi era di aver fatto un viaggio nella sua formazione. Una gavetta che, in più di un'occasione, è stata conseguita a spese dello spettatore, ma senza la quale nessuno avrebbe potuto godere dei suoi film più celebri, canonici e fruibili (penso ad esempio al capolavoro di Love Exposure e anche a Suicide club).
Per come la vedo io, chi cerca una produzione originale non può che fare tabula rasa e ripartire da zero, trovando il proprio modo di vedere le cose per arrivare a ritrovare sè stesso: traguardo che rappresenta senza dubbio l'unica forma possibile di originalità.
La radice della parola religione è "tornare a sé", per questo non mi stupisce il fatto che nei suoi film successivi tratti la religione come il cuoco tratta il prezzemolo.
Se sei un artista, o fai un percorso del genere o fai come tutti i maiali li fori che girano film "alla maniera di".
Sion sono è forse un maiale?
Continuava a girarmi in testa questa filosofia, non potevo restare col dubbio. Dovevo chiederglielo.
Cosa ha determinato il cambiamento di rotta, se c'è stato, da suicide club in poi? E i primi film sono davvero un percorso formativo metodico e preciso, quasi anti-artistico da quanto sembra scientifico ?
Stavo forse solo perseverando nel mio solito onanismo mentale?
L'intervista
Una volta finita la conferenza stampa domenicale, in qualche modo sono riuscito ad avere l'opportunità di fargli le mie domande. Avevo quei due sassi nella scarpa che solo lui poteva togliermi.
1) lordevol: Parlando della sua filmografia, volevo chiedere se c'è una differenza tra la prima parte e la seconda parte.
La prima parte pare essere composta da film difficili e meno compiuti. Da suicide Club in poi invece sembrano cambiare rotta e diventano meno sperimentali.
Che cosa ha determinato il cambiamento, se c'è stato?
Sion Sono: Senz'altro la prima parte della mia carriera è basata sulla sperimentazione, ho cominciato a fare cinema proprio per sperimentare. Poi da un certo punto in poi ho cambiato rotta, è vero, ma ho comunque sempre continuato a voler sperimentare. Anche i film, diciamo, più divertenti, che ho cercato di fare con humor, sono per me sempre degli esperimenti.
2) lordevol: C'era la precisa volontà, nella prima parte della sua carriera, di sperimentare un alfabeto che poi avrebbe usato nella seconda parte?
Sion Sono: Certamente c'è un legame tra la sperimentazione della prima parte e poi quello che è il mio cinema dal film che ha citato in poi.
Voglio aggiungere che nel momento in cui mi dovessi rendere conto che la sperimentazione dovesse essere giunta al termine, potrei anche decidere di cambiare tipo di espressione artistica.
3) lordevol: Considera le sue prime opere cinema oppure un altro tipo di forma d’arte, ad esempio le installazioni di video arte che si vedono ad esempio alla biennale arte di Venezia?
Sion Sono: Per film del primo periodo a che titoli si riferisce in particolare?
lordevol (sorpreso in completo caos mentale): Ad esempio The Room e, soprattutto, Otoko no Hanamichi.
Sion Sono: Quei film li ho girati in 8mm, ero uno studente, quindi non avevo chissà quali idee particolari. Pensavo solo a girare.
4) lordevol: Ad oggi li considera film o forma d’arte diversa?
Sion Sono: Non li considero né arte né cinema, li considero semplicemente dei miei prodotti artistici personali.
Per quel che riguarda The Room, in quel periodo ero influenzato moltissimo dai vecchi film di Sokurov, da Tarkovskj e da Angelopoulos.
Quello era un periodo in cui io facevo cinema influenzato da questi registi.
Da giovane guardavo tantissimo cinema di intrattenimento, un po’ come tutti, e quindi forse il mio modo di fare cinema allora era anche una forma di reazione a questo predominio del cinema di intrattenimento.
Cosa che adesso, però, non penso più.
Per esempio mi piaceva moltissimo Dario Argento però poi, quando ho cominciato a studiare cinema, l'ho messo da pare, tralasciato. Adesso mi piace nuovamente e lo considero di nuovo tantissimo.
Conclusioni
E dire che la regola la conosco: la spiegazione di un fenomeno, tra le tante possibili, è sempre quella meno complicata.
Uno si spertica in filosofie intricatissime e poi alla fine perde la testa e cade dal cielo quando si accorge che è tutto molto più semplice di quanto immagina.
E ci rimane male comunque, beninteso.
Grande fine settimana questo di novembre, Sion Sono mi guardava storto ma io gli voglio bene lo stesso.
Meraviglioso, infine, quando parla dei suoi film "umoristici", intendendo quelli con le scene splatter
Messaggio modificato da François Truffaut il 02 January 2012 - 08:29 PM