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[CINEMA] The Woman With Red Hair

Di Tatsumi Kumashiro

1 risposta a questa discussione

#1 battleroyale

    Kimkidukkiano Bjorkofilo

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Inviato 26 June 2010 - 02:05 PM

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The Woman With Red Hair

Giappone, 1979. Di Tatsumi Kumashiro. Con Junko Miyashita, Renji Ishibashi, Ako, Moeko Ezawa, Noboru Mitani, Miyako Yamaguchi, Hatsuo Yamaya, Kai Ato, Akira Takahashi. Genere: Drammatico/Erotico. Durata: 73'

Una giovane e bellissima autostoppista rossocrinita rimedia un passaggio da un modesto lavoratore che, attratto dalla sua bellezza, la porta in un appartamento abbastanza modesto. Lei gli confida che sta fuggendo dal marito e intraprende, con il suo nuovo conoscente, una torbida relazione amorosa. Le cose, però, precipitano quando il marito della ragazza si fa vivo...

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Ho visto questo film per due ragioni principali.
Innanzitutto, per la straordinaria bellezza della sensuale protagonista, interpretata da una favolosa Junko Miyashita, regina indiscussa del cinema pinku quanto un'ottima attrice (non a caso, vinse un premio come migliore attrice proprio per la sua performance in questo film) e secondo motivo, è considerato da molti come un capolavoro del genere. Con Wakamatsu nel cuore, sperando nel colpaccio, ne ho preso, dunque, visione, rimanendone un po' deluso.
"The Woman With Red Hair" non si discosta, infatti, molto, da altre mediocri produzioni della Nikkatsu, che propongono spesso storie intriganti ma che fanno un po' da contorno alle solite scene di sesso.
La trama, tratta da un romanzo rosa giapponese, viene rappresentata senza troppa inventiva. Il regista, eppur tra i più famosi del cinema giapponese anni '70, dirige senza troppa personalità, basandosi (giustamente) sulle curve della splendida protagonista.

Purtroppo, però, nonostante l'eccezionale performance della Miyashita, questo film non è francamente riuscito. La storia è piuttosto piatta e poco coinvolgente, narrata senza ritmo, tant'è che il regista sembra persino svogliato nel raccontarla.
Anche la fotografia non è, decisamente, buona: rozza, assente, con picchi assoluti solo nelle bellissime riprese monocromatiche in rosso, violentissime, come pugni allo stomaco.
Certo, non è tutto fumo: ci sono delle cose interessanti (oltre alla Miyashita :em41: :em41: ), come le ossessive metafore sul mondo animale (tutti animali riconducibili al vocabolario sessuale, come maiali, mucche ecc., come se lo sceneggiatore volesse sottolineare come i protagonisti siano talmente poco compatibili da basare la loro relazione sul sesso, e non su un amore pertanto impossibile) o sulla pioggia (Anticipando di oltre quindici anni [!!!] la mitica frase "Non potrà piovere per sempre" de "Il Corvo"), o ancora sui lavori degradanti, come una critica verso una società ingiusta e poco gratificante.

Questi elementi, però, restano piuttosto nell'ombra. Al regista interessa accattivare il pubblico con la carne, perdendosi in una storia solo abbozzata, senza personaggi approfonditi, senza giustificazioni su sesso e violenza (che invece offre Wakamatsu nei suoi capolavori), senza porsi alcun tono.
"The Woman With Red Hair" è semplicemente un castissimo (scene erotiche girate in ambienti notturni, impedendo di far notare la minima tetta) pinku senza alcuna inventiva, il solito porcile trasformato in film d'autore. Peccato, e c'è chi grida al capolavoro.

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Messaggio modificato da creep il 26 June 2010 - 08:52 PM

Sweet Like Harmony, Made Into Flesh... You dance by my side, children sublime!


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#2 Shimamura

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Inviato 27 June 2010 - 04:39 PM

Carissimo battle, non l'hai apprezzato in pieno per due ragioni,
1: Sei partito con Wakamatsu nel cuore, e sto film sta a Wakamatsu come Oshima a Tinto Brass...
2: Perché credevi di vedere un pinku-eiga, con tanto di sottile critica socio-politica che caratterizza i capolavori del genere..

ahimé, non è né l'uno né l'altro, ma solo uno dei primi esempi, oltre che uno dei maggiori successi di quella linea inaugurata dall Nikkatsu nota come Roman-porno.

Un incrocio tra una love story di serie B ed un pinku di serie C, né carne (tranne quella delle protagoniste, che ci viene offerta al lumicino) né pesce...

Visto così il film ottiene diversa valenza, in primo luogo perché storicamente pietra miliare del genere, e poi perché fonte importante di rinnovamento per il cinema nipponico. Grazie ai costi low budget, al cast di attori già noti (al contrario dei pinku le attrici dei roman erano già beniamine del pubblico) ed ad una trama molto commerciale, approffittando della sexesploitation degli anni 70, la nikkatsu cambiò la storia del cinema giapponese in maniera più concreta di quanto fecero i pinku, realizzati solo da compagnie low budget e destinati solo ad un pubblico più di nicchia...

Ecco perché, indipendentemente dal possa piacere o meno, il film è una delle pietre miliari del cinema (popolare e di consumo) giapponese.

Hear Me Talkin' to Ya




Subtitles for AsianWorld:
AsianCinema: Laura (Rolla, 1974), di Terayama Shuji; Day Dream (Hakujitsumu, 1964), di Takechi Tetsuji; Crossways (Jujiro, 1928), di Kinugasa Teinosuke; The Rebirth (Ai no yokan, 2007), di Kobayashi Masahiro; (/w trashit) Air Doll (Kuki ningyo, 2009), di Koreeda Hirokazu; Farewell to the Ark (Saraba hakobune, 1984), di Terayama Shuji; Violent Virgin (Shojo geba-geba, 1969), di Wakamatsu Koji; OneDay (You yii tian, 2010), di Hou Chi-Jan; Rain Dogs (Tay yang yue, 2006), di Ho Yuhang; Tokyo Olympiad (Tokyo Orimpikku, 1965), di Ichikawa Kon; Secrets Behind the Wall (Kabe no naka no himegoto, 1965) di Wakamatsu Koji; Black Snow (Kuroi yuki, 1965), di Takechi Tetsuji; A City of Sadness (Bēiqíng chéngshì, 1989), di Hou Hsiao-hsien; Silence Has no Wings (Tobenai chinmoku, 1966), di Kuroki Kazuo; Nanami: Inferno of First Love (Hatsukoi: Jigoku-hen, 1968) di Hani Susumu; The Man Who Left His Will on Film (Tokyo senso sengo hiwa, 1970), di Oshima Nagisa.
AltroCinema: Polytechnique (2009), di Denis Villeneuve ; Mishima, a Life in Four Chapters (1985), di Paul Schrader; Silent Souls (Ovsyanky, 2010), di Aleksei Fedorchenko; La petite vendeuse de soleil (1999), di Djibril Diop Mambéty; Touki Bouki (1973), di Djibril Diop Mambéty.
Focus: Art Theatre Guild of Japan
Recensioni per AsianWorld: Bakushu di Ozu Yasujiro (1951); Bashun di Ozu Yasujiro (1949); Narayama bushiko di Imamura Shohei (1983).





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