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Meat Grinder
Thailandia, 2009. Di Tiwa Moeithaisong. Con Mai Charoenpura, Duangta Tungkamanee, Rattanaballang Tohsawat. Genere: Horror. Durata: 103'
Boot è bellissima, ma ha un passato traumatico e una vita stressante. Lavora in un ristorante, mentre, sente sempre una voce della coscienza che le dice sempre cosa fare (quasi sempre ammazzare qualcuno). Ed è proprio questa vocina a suggerirle un'idea macabra e geniale: un nuovo ingrediente segreto per le ricette del proprio ristorante, capaci di farle fare il colpo grosso.
Film della maturazione di un regista thai da sempre appassionato agli horror, ma che prima d'ora non aveva mai offerto troppi scossoni (la pallida e innocua copia di "Ju-On" sotto il nome "The Sisters"), si rivela un film finalmente riuscito, peccato solo da un'eccessiva confusione nello svolgimento della trama, che però si risolve con l'arrivo del finale.
Questo è, tuttavia, una pecca sorvolabile in quello che è un vero e proprio torture-porn romantico, con schizzi di horror puro alla "The Ring" (la vocina mette i brividi) che non rinuncia alla bellezza di situazioni ad alta tensione e persino a momenti drammatici che strappano il cuore, così come non rinuncia nemmeno alla storia d'amore destinata a prendere pieghe più che folli.
Perchè, sostanzialmente, è di follia pura che parla questo film, in grado di raccontare poesia e disgusto nella stessa inquadratura.
"Meat Grinder" non è dunque la gratuita e futile macelleria del post-Hostel, ma è un film che parla della solitudine e del malessere interiore della serial killer più fragile e devastante mai vista sullo schermo (si finisce per simpatizzare per lei, da quanto faccia compassione). "Meat Grinder" è un horror d'autore che riprende un tema già abusato nel cinema horror orientale, sin dagli anni '80, ma lo rilegge in chiave completamente innovativa e, con uno stile che lo fa apparire un vero e proprio horror d'autore sulla scia di "Martyrs", sebbene non abbia ambizioni d'autore troppo forti.
Tutto il merito di una regia attenta, di una fotografia di colore e bianco e nero, di luci sfocate e ombre marcate, ma soprattutto dell'indimenticabile interpretazione di una splendida Mai Charoenpura con l'inferno negli occhi (e dire che è solo al suo terzo film).
Un film potente, crudo, spiazzante, che colpisce in una parte finale incantevole e malata allo stesso tempo, che trafigge il cuore.
Tiwa è maturato, eccome se è maturato, e sebbene "Meat Gridner" non sia un capolavoro, ma nemmeno un cult del genere, sa il fatto suo e, di certo, non passerà inosservato.
Straconsigliato a chi cerca un horror violento in grado di essere anche profondo, ma sconsigliato a chi non ha uno stomaco forte (tante le sequenze davvero insostenibili).
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