Per la festività del 25 aprile il Feff rinuncia al matineè-becchino del cinema coreano.
A kick from heaven dell'indonesiano Hanung Bramantyo è una commedia con sfondo calcistico ambientata in una Indonesia brulla e bellissima, dai paesaggi che ammaliano, tra villaggi poggiati su aridi altopiani; l'inizio che svela questo volto del paese è culturalmente e antropologicamente molto bello e alla fine risulta l'aspetto più interessante di un film in cui un ragazzino talentuoso calcisticamente vede aprire e chiudersi più volte la strada verso il successo tra polverosi ed improbabili campetti di villaggio e il miraggio della grande squadra di città. Resta del film la amletica alternativa tra calcio ed amore su cui si poggia tutto il nocciolo duro e una figura paterna cui basta un cavallo regalato per far crollare la sua granitica avversione verso la passione calcistica del figlio ed un allenatore della squadretta locale che sembra lo spettro di Gheddafi traslato sul grande schermo. Lavoro che magari non annoia, ma che alla fine dice poco e nulla e che soprattutto non fa niente per deviare da una strada che dopo 20 minuti era già inevitabilmente tracciata.
Segue, ed è una re-visione, Love del taiwanese Doze Niu, classica commedia romantica pluripartita con storie che si intrecciano e si rincorrono in cui al centro c'è l'amore del titolo, in tutte le sue forme (parentali, cameratesche e ovviamente canoniche); rivederlo mi ha lasciato forse una impressione migliore, perchè comunque il film è ben diretto, tecnicamente impeccabile e ben recitato e conferma la solidità del filone taiwanese che in questo FEFF , all'insegna del romanticismo curato, ci sta benissimo.
Finalmente nel pomeriggio un po' di sozzume con Songlap del malesyano, presente in sala,Effendee Mazlan: film duro, tragico e drammatico al punto giusto, forse un po' rozzo nella sua resa ma che non teme di affrontare un argomento drammatico e doloroso quale quello del traffico di neonati e dell'avvio alla prostituzione delle giovani ragazze madre. I protagonisti sono due fratelli che fanno parte di questa organizzazione che però nella melma putrida che li circonda, all'ombra delle Torri Petronas di Kuala Lampur, hanno ancora in fondo all'animo un briciolo di umanità e di coraggio. Le ambientazioni sono molto credibili e bene rendono il degrado sociale e morale in fondo al quale però resiste un piccolo spiraglio di luce. A mio avviso un grande film anche se con qualche difetto soprattutto tecnico.
I cartelli all'entrata annunciavano il tutto esaurito per il film cinese One mile above di Du Jiayi e tanta attesa è stata premiata: è un film bellissimo, coinvolgente, diretto in maniera magistrale che sa dare una cornice grandiosa ad un paesaggio che regala immagini che stordiscono. E' il racconto del viaggio in bicicletta che un giovane intraprende dallo Yunnan fino a Lhasa per rendere omaggio al fratello morto che tale avventura aveva programmato: tra salite e discese che lasciano senza fiato , incontri, incidenti, animali fantastici che su quelle montagne albergano da millenni nella fantasia e nella mitologia popolare, il ragazzo che proviene da Taiwan oltre a scoprire i limiti del sui fisico apre gli occhi sulla grandezza degli spazi sconfinati.
Sicuramente tra i film più belli visti a conferma, e lo dicono anche gli abituali compagni di merenda, che la cinematografia cinese sta diventando garanzia di qualità, sempre e comunque.
Il giapponese The woodsman and the rain di Ohita Sihuichi strategicamente piazzato in prima serata è lavoro che parte bene, anche perchè sostenuto dalla presenza di Koji Yakusho, attore simbolo di Kiyoshi Kurosawa, che interpreta un taglialegna che viene coinvolto nella lavorazione di un film sugli zombi girato nei boschi dove è solito lavorare. Nasce uno strano rapporto tra l'uomo poco loquace e il giovane regista del film, personaggio taciturno ed introverso, spesso quasi estraniato dal mondo, qualche momento divertente che nasce dal ruolo che il boscaiolo intraprende nella crew della produzione strappa il sorriso, ma poi dopo un po' il film inizia a ristagnare e anche quello di buono che c'è inizia a stancare. La riflessione sul cinema e sui rapporti interpersonali regge finchè il ritmo non cala ed il film si impantana nel fango dei prati dove si svolgono le riprese.
Ultimo film della serata il coreano My secret partner di Park Hun-soo, commedia che vorrebbe essere brillante a forte impatto erotico ma che non è niente delle due: una storia messa in piedi alla carlona in cui due coppie di amanti trovano solo nel sesso l'equilibrio sempre pronto a spezzarsi nella loro relazione quotidiana spesso conflittuale e sono proprio le scene di sesso soft la cosa migliore di tutto il film (ed è tutto dire...); dopo più di un ora di chiacchiere insulse , di amplessi arditi, di tette svolazzanti e di culi (maschili e femminili) generosamente ostentati, lascio la compagnia per il più comodo e confortevole letto, anche perchè domani alle 9 riprende l'opera di disseppellimento del cinema coreano con , udite udite, il primo dei due lavori presenti di Im Kwon Taek e non è possibile, per nessuna ragione, perderlo.
...continua.
Messaggio modificato da sobek il 26 April 2012 - 12:21 AM