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[RECE][SUB] Who's Camus, Anyway?

 foto nickmattel 16 Dec 2006

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Titolo originale: Kamyu Nante Shiranai
Anno: 2005
Regia: Yanagimachi Mitsuo
Nazione: Giappone
Genere: Drammatico

Durata: 115'


Cast:

Kashiwabara Shuuji, Yoshikawa Hinano, Maeda Ai, Nakaizumi Hideo, Tamayama Tetsuji,

Abe Shinnosuke, Kuroi Meisa, Isaki Mitsunori, Taguchi Tomorowo









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Messaggio modificato da Kiny0 il 18 October 2012 - 02:11 PM
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 foto lexes 16 Dec 2006

C'è chi non capisce perché, chi egoisticamente si vende, chi per amore si umilia, chi cerca risposte e un 'padre' che lecca le sue farite guardando al passato. Un microcosmo molto ricco, da prendere per quello che è, senza troppi approfondimenti: una voragine di situazioni che risucchiano e risputano in un'atmosfera a mano a mano sempre più torbida e tesa. E inevitabilmente il punto di rottura. E dopo? "Chi è Camus, comunque?" Ovvero: qual è il nocciolo della questione? Ovvero: "Perché la uccide?" Ovvero: il personaggio di Lo Straniero di Camus come la gioventù d'oggi che sperimenta, il film un sorriso d'approvazione a quest'ultima (anche nelle manifestazioni più estreme) e un invito a vivere pienamente la vita (a patto d'esser consapevoli che sul sang... latte versato c'è da piangere, eccome).
Voto: 8

p.s.
Il finale è grandissimo Cinema. Pura metafilmica. 20 minuti di apnea.
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 foto nickmattel 16 Dec 2006

Chi è Camus, ad ogni modo? Questa è la domanda principe che si nasconde dietro al pressante citazionismo letterario e cinematografico che sorregge quest'ultima fatica di Mitsuo Yanagimachi, il regista di Godspeed you Black Emperor, il film/documentario culto del 1975, che narrava la storia di una gang di motociclisti, violenta e ribelle, che scorrazzava per il Giappone ai tempi in cui in Europa e nel resto del mondo, imperversava il fenomeno del punk. Quest'ultimo film, a prima vista, potrebbe apparire meno estremo della sua opera prima, tutto ce lo lascerebbe pensare. I tempi e il contesto sono cambiati, nè i malumori, nè l'insofferenza sembrano avere quella forza eversiva che rappresentava l'inquietudine esistenziale della gioventù nipponica degli anni '70. La storia si ambienta ai giorni nostri, la location è quella di un campus universitario, i protagonisti sono dei comuni studenti, la cultura e la società appaiono ammansite, ragionevoli. Eppure, a distanza di 30 anni, le nuove ansie e i nuovi turbamenti, hanno, forse, radici più profonde e radicali. Seppur le convinzioni appaiono più deboli di quelle del passato, le passioni delle nuove generazioni si concentrano intorno ad esperienze meno definitive, senza più fanatismi. Gli studenti, qualsiasi sia l'indirizzo di studi scelto, convogliano le loro personali competenze per la realizzazione di un opera cinematografica, Ognuno partecipa come può all'insegna della collaborazione. Tutto il campus è impegnato a fare il cinema. Quest'accordo sostanziale in un progetto comune, questa sinergia che dall'inizio del film motiva gli amori, le sofferenze e gli sforzi di tutti i protagonisti e che apparentemente potrebbe apparire uno splendido e idilliaco soldalizio, nasconde delle terribili riflessioni. Le riflessioni più angoscianti che la filosofia della seconda metà del 1900 ha avuto il coraggio di portare a galla. E, tra mille citazioni esplicite e meno, e mille argomentazioni attorno al film preferito, oppure alla sequenza cinematografica più significativa, assistiamo alla raffigurazione del personaggio di Adele H, il film di F. Truffaut, piuttosto che a quella di Gustave Aschenbach, il protagonista del romanzo di T. Mann, La Morte a Venezia, e dell'ononimo film di Luchino Visconti. Ogni personaggio, può ricordare un eroe cinematografico, ogni studente sciorinare le sue preferenze e il suo gusto. Ognuno La sua visione chiara, del Cinema, la sua certezza. Ma quella domanda che ci riporta al titolo del film, non trova risposta. Si calcolano i tempi dei più bei piani sequenza, della storia, si contano i tagli dei film, si ricotruiscono i movimenti della macchina da presa, ma ciò che sfugge a tutti è la domanda sul senso stesso del film che stanno facendo e sul suo protagonista. Perchè Takeda, uccide? E' la domanda che, letteralmente, ossessiona tutti. Qual'è la ragione che si cela dietro a un atto così orrido e violento.
Camus diceva che gli atti umani sono sempre inadeguati sia rispetto alle possibilità che ai desideri, sia rispetto al contesto mondano entro il quale vengono compiuti. Tutto ciò può apparire Assurdo. Ed è proprio l'Assurdo di Camus a sorreggere e a strutturare questo film giapponese. Lì dove la sostanza stessa del cinema è fatta di ragione, previsione, progettazione, e collaborazione, lì dove il raziocinio, la logica e il dominio sulle cose e sugli eventi, richiede la massima concentrazione, arriverà Takeda con la sua estraneità e indifferenza al mondo, a ricordarci che non tutto ciò che ci appartiene è sempre giustificabile. E che per qualcuno la realtà potrebbe non avere alcun senso. E' in questo pensiero insopportabile, in questa estraneità alle passioni, ai doveri e a tutti gli obblighi morali che diventa doveroso chiedersi che è Camus, ad ogni modo?
Messaggio modificato da nickmattel il 16 December 2006 - 12:40 PM
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 foto elgrembiulon 16 Dec 2006

grazie!!! lo aspettavo!!! :em16:
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 foto mizushima76 16 Dec 2006

Wow! Grazie mille ragazzi! Siete splendidi :em16: :em15:
Leggerò i vostri commenti dopo aver visto il film. Ultimamente stanno uscendo delle rece imperdibili! Come si fa a trovare il tempo? .
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 foto polpa 16 Dec 2006

Finalmente vedrò un film di Yanagimachi (di cui ho un libro scrittot in occasione della retrospettiva bergamasca del '99). :em16:
E mi attira molto anche il suo primo film, quello citato da Nick, peccato non si trovino i sub (...vero?) :em15:
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 foto Dolcinganni 16 Dec 2006

Un film sull'Assurdo in tutte le sue manifestazioni. L'Assurdo per antonomasia, la categoria esistenzialista che domina la vita di un gruppo di studenti universitari alle prese con una (difficile) realizzazione cinematografica.
Le passioni cinefile di ognuno si mescolano alla vita quotidiana, ne obnubilano la razionalità, confondono i giudizi, frustrano le aspettative. Perchè nell'Assurdo niente è come sembra, ma forse, più semplicemente è come vorremmo che fosse. Così l'estremo atto finale sembra restituire una parvenza di concretezza alle vite dei protagonisti, ma fino a che punto?

Un plauso al perfetto citazionismo, a partire dallo splendido piano sequenza iniziale di 6 minuti e mezzo in pieno stile Altmaniano che, a sua volta (ne I protagonisti) citava Wells.

Bravi, grazie... :em16:

Voto: 8
Messaggio modificato da Dolcinganni il 16 December 2006 - 12:35 PM
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 foto elgrembiulon 16 Dec 2006

Visualizza Messaggiopolpa, il Dec 16 2006, 12:32 PM, ha scritto:

E mi attira molto anche il suo primo film, quello citato da Nick, peccato non si trovino i sub (...vero?) :em09:

si trova hardsubbato... :em10:
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